Avvenire, 13 novembre 2022
In morte di Mehran Karimi Nasseri
Tra i terminal 1 e 2 dell’Aeroporto internazionale Charles de Gaulle, a nord di Parigi, fanno la spola ogni giorno le navette che trasferiscono migliaia di passeggeri. Ma la piccola tratta era divenuta pure, in un certo senso, un riassunto della vita del più noto “inquilino” dello scalo gigante: il rifugiato politico iraniano Mehran Karimi Nasseri, la cui storia aveva ispirato al regista americano Steven Spielberg il film «The Terminal», interpretato nel 2004 da Tom Hanks, con una trasposizione della storia a New York.
Dopo aver incrociato gli sguardi di un’intera porzione d’umanità in transito, si è chiusa ieri mattina, poco prima di mezzogiorno, la vita di «Sir Alfred», come veniva familiarmente chiamato. Una vita divenuta un simbolo dei destini dei rifugiati del pianeta. Come ha comunicato lo stesso aeroporto, Nasseri si è spento a 77 anni di morte naturale, al terminal 2F, dove giungono anche tanti passeggeri in provenienza dall’Italia. Da qualche settimana, era tornato a vivere nello scalo, dopo aver speso gran parte dei soldi incassati per il film. Non proprio tutti, poiché portava ancora addosso diverse migliaia di euro in contanti. Dal novembre 1988, aveva vissuto per 18 anni al terminal 1. Poi, nella scia del film statunitense, sarebbe stato accolto
in una casa d’accoglienza a Parigi, prima di tornare allo scalo di Roissy, ma questa volta al terminal 2. Come per non rinnegare quello che per lui non era più un «non luogo» di passaggio, ma una sorta di dimora, dove parlare pure della propria storia.
Il dissidente era nato nella provincia iraniana del Khuzestan e la sua vita era stata segnata da un lungo girovagare alla ricerca della madre, con diverse tappe europee, come Berlino, Amsterdam, Bruxelles e Londra. Dopo essere stato espulso da diversi Paesi, aveva ottenuto lo status di rifugiato e un permesso di soggiorno proprio in Francia, guadagnandovi poi, anno dopo anno, crescente notorietà.