la Repubblica, 12 novembre 2022
Vasco s’è dato al buddismo
Chi l’avrebbe mai potuto immaginare che proprio Vasco, il più sfrenato indomabile dei rocker, quello di “siamo noi che andiamo a letto la mattina presto e ci svegliamo con il mal di testa” potesse diventare un saggio, luminoso testimone di serenità, due occhi azzurri che oggi sembrano un mare di pacificazione e per di più senza rinnegare nulla del passato, semplicemente crescendo, imparando a combattere e vincere i propri demoni. Come lui stesso ci ha raccontato in una lunga intensa conversazione andata in onda ieri sera su Radio 2 insieme a Ema Stokholma, davanti a un gruppo di fan devoti ed esaltati: «I demoni sono quelli che abbiamo tutti dentro, che ci possiedono. Bisogna cercare di guardarli in faccia, riconoscerli e poi lasciarli andare, come dicono i buddisti».
Ma allora è vero che negli ultimi anni Vasco segue pratiche buddiste?
«Ma sì, ne faccio di tutti i colori io, ora sto facendo pratica di consapevolezza, mi interessa, sto leggendo libri sull’argomento, già anni fa avevo cominciato a fare delle prove prima dei concerti, mi mettevo giù sdraiato per respirare e liberare la mente, ma mi venivano un sacco di pensieri e pensavo di aver sbagliato tutto, poi ho scoperto che in realtà non bisogna mettersi per forza con le gambe incrociate, per terra, scomodissimo, va bene anche sulla sedia, e allora mi è piaciuto, invece ora ho capito: arriva un pensiero e lo accetti, lo guardi e lo lasci andare, ho capito che lo posso fare anche io, senza esagerare, un’ora non ce la faccio, magari però dieci minuti sì, i discorsi che sono alla base di queste pratiche buddiste sono giustissimi.
Gran parte dei problemi che abbiamo ce li creiamo da soli».
Ci sono nuove date annunciate per l’anno prossimo, a partire dal 6 di giugno, a Bologna, Roma,Palermo, infine Salerno, città alla quale è legato un ricordo speciale, vero?
«Sì, ci sono andato per il servizio militare, ma solo per un giorno. In realtà sono partito perché avevo finito i rinvii per motivi di studio, ma stavo cominciando la mia avventura, avevo fatto un disco, facevo il deejay, insomma capivo che stavo perdendo il treno. Allora, quando sono arrivato in caserma, mi ricordo che vedevo scritte tutte quelle frasi sui muri tipo “combattere”, ero preoccupato, la mattina dopo ho marcato visita e mihanno mandato a Napoli, e mi sono innamorato della città immediatamente. Ci sono stato quattro giorni poi hanno deciso che non ero adatto alla vita militare».
Al concerto del Modena park davanti a 220.000 spettatori è uscito dicendo le prime parole di “Colpa d’Alfredo”. Oggi sarebbe possibile proporre una canzone simile?
«Era molto poco politically correct, c’è di tutto. Oggi se uno scrivesse una canzone come quella lo arrestano, ma quella era la vera febbre del sabato sera, genuina,non costruita con John Travolta, lui bellissimo che fa una gara di ballo; in discoteca non si andava per fare delle gare di ballo, ci si andava per un altro motivo, tutto quello che c’è nella canzone è vero, anche il “negro” è vero, che poi non era un nero, era solo uno che era il più bello in circolazione, si chiama Santino Sottile, era una metafora, ovvero quello che c’ha la macchina più grossa. Quell’inizio di Modena park è stato fortissimo, ci pensavo da un anno, volevo arrivarci vivo sano lucido e allegro e tutte queste cose insieme non era poi così facile,e volevo uscire sul palco da solo, come fossi nudo, ma è stato tutto perfetto, ci mettevano un sacco di ansie per l’organizzazione, in questi casi basta un cretino che fa una cosa sbagliata... Invece non c’è stato neanche un cretino, poi era un cerchio che si chiudeva perché a Modena avevo iniziato da piccolo, avevo vinto un concerto di voci nuove. Poi facevo canzoni per gioco, facevo schifo, in paese a Zocca io ero quello con la chitarra e suonavo Battisti, poi a tradimento infilavo una mia canzone, e le facevo pure tristi. Insomma, alla fine era nata la voce “scappa scappa che arriva Vasco con la chitarra”».
Poi è arrivato un successo talmente grande che forse può anche essere difficile da gestire?
«È un piacere enorme ma ho qualche problema con questa celebrità totale, nel senso che è molto difficile avere una vita sociale, non posso fare niente, se esco di casa mi riconoscono tutti, per questo ognitanto vado all’estero, così dopo una settimana torno a essere quello che sono, al naturale. Ma sia chiaro, non abito là, io abito qua in Italia…».
Cosa ha pensato dei Måneskin?
«Quando li ho visti a Sanremo sono rimasto… mi sono piaciuti un casino, “siamo fuori di testa ma diversi da loro”, sono belli bravi, mi è sembrato come se fosse unaSiamo solo noi di oggi».
Possiamo immaginarli come gli eredi giovani della storia di Vasco?
«Io ne sarei onorato…».