La Stampa, 12 novembre 2022
Sam Bankman-Fried, il mago di Oz che ha fatto crollare il bitcoin
Ha costruito un impero da 32 miliardi di dollari conquistando le copertine di Forbes e Fortune, ha collaborato con la supermodella brasiliana Gisele Bundchen, ed è stato persino definito “il nuovo Warren Buffett”. È stato il secondo principale finanziatore individuale della causa democratica, con donazioni totali alle elezioni di Metà Mandato di 39,8 milioni di dollari, secondo solo a George Soros. Ha avuto anche il tempo di realizzare un nuovo scintillante edificio per ospitare Ftx, la sua società di scambio di criptovalute, e acquistare i diritti per un’arena sportiva. La sua ambizione era racchiusa nella promessa, un giorno, di rilevare Goldman Sachs. Non è andata così. È un epilogo drammaticamente triste quello di Sam Bankman-Fried, il 30enne considerato il “mago di Oz” delle valute digitali. Ieri Ftx ha presentato istanza di protezione fallimentare (Chapter 11) dopo che non è stata in grado di soddisfare il fiume di prelievi da parte dei clienti, uno scossone per il mondo cripto.
Bankman-Fried, che una settimana fa era tra le figure più reputate nel settore delle criptovalute, con una fortuna di 24 miliardi di dollari e stretti legami con Washington, Wall Street e Hollywood, si è anche dimesso da ad. A traghettare la società nelle torbide acque della procedura fallimentare è John R Ray, specialista in ristrutturazione che ha supervisionato i casi di fallimento di Enron e Nortel Networks.
In poco più di tre anni, Ftx si era assicurata una valutazione di 32 miliardi di dollari e aveva corteggiato un elenco di investitori di eccellenza, tra cui Paradigm, SoftBank, Sequoia Capital e Temasek di Singapore. Il tentacolare impero commerciale gestito da un gruppo affiatato di soci di lunga data vicini a Bankman-Fried, molti dei quali vivevano insieme in un attico di Nassau, Bahamas, conta ora circa centomila creditori. Il Chapter 11 segna anche il tramonto di “Sbf”, così è conosciuto nel settore il rampante criptoimprenditore. Competente e dal volto buono si era venduto come interlocutore affidabile in un’industria che solleva non pochi dubbi e diffidenze. Le difficoltà di Ftx sono emerse agli inizi di novembre, quando Coinbase pubblica un rapporto in cui indica che Alameda Research – società controllata da Banked-Fried – aveva gonfiato il bilancio con miliardi di dollari di token digitali non liquidi emessi da Ftx. Una rivelazione che spinge Binance, la maggiore piattaforma di trading di criptovalute al mondo, a scaricare i token aprendo la strada a una pioggia di richieste da parte dei clienti Ftx per riavere indietro i propri soldi. Alle prese con una crisi di liquidità e un buco da otto miliardi di dollari, Ftx raggiunge un’accordo con la stessa Binance accorsa in aiuto. L’intesa però non regge, per Ftx scatta la corsa spasmodica alla raccolta fondi ma ormai è troppo tardi: dopo essersi scusato pubblicamente Sbf getta la spugna. «Mi dispiace davvero che sia finita così». Dopo l’annuncio del fallimento Bitcoin, benchmark di settore, è sceso al nuovo minimo di due anni, 16.492 punti. Il timore è che lo scossone Ftx si trasformi in un terremoto per il comparto cripto, con una crisi simile a quella del 2008 con fallimenti a catena. «Potrebbe esserci un effetto contagio», avverte il Ceo di Binance, Changpeng Zhao, che tuttavia non rinuncia al suo consueto ottimismo: il settore recupererà con il «mercato che guarirà da solo».