La Stampa, 12 novembre 2022
Intervista a David Piperno, fratello di Alessia
«Quando sono andati a prenderla non sapeva che sarebbe stata liberata, pensava che l’avrebbero trasferita in un’altra prigione, meno dura. Quando l’ha capito è scoppiata a piangere. Non so lo aspettava. È stanca e provata, ma non ha subito violenze di nessun tipo anche se qualche volta è stata bendata. Mia sorella è una ragazza forte, coraggiosa, non credo che abbia avuto paura per lei, semmai si è sempre preoccupata per noi, per mamma e per papà, immaginava la loro angoscia e soffriva per questo». David Piperno 25 anni, cinque in meno di Alessia, non sta nella pelle per la gioia di riavere a casa la sorella Alessia, la travel blogger romana arrestata il 28 ottobre in Iran e rinchiusa nel carcere di Evin, con le detenute politiche, all’inizio sospettata di terrorismo.
Alle 15, 30 in punta tira su la saracinesca della libreria di famiglia, a Colli Portuensi. «È stato bellissimo svegliarsi con Alessia a casa, siamo una famiglia semplice, siamo ancora tutti scombussolati dall’essere finiti nel ciclone dei media e non vediamo l’ora di tornare alla normalità ma vogliamo ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini e l’ambasciatore italiano che in queste settimane ci ha confortato e dato notizie di mia sorella. Una persona piena di umanità, a dimostrazione che non siamo solo spaghetti».
A proposito di spaghetti, come avete festeggiato giovedì sera Alessia? La mamma Emanuela le ha cucinato il suo piatto preferito?
«Con un piatto di pasta all’arrabbiata, non c’è stato tempo di pensare alla cena. Non faremo niente di speciale neanche stasera (ieri, ndr) perché nessuno di noi è andato a fare la spesa. Anche perché la nostra casa è stata “assediata” dalle telecamere. E comunque l’importate è essere di nuovo tutti a casa. Anche se siamo tutti stanchi perché abbiamo fatto le ore piccole. Alessia ha dormito nel lettone con mamma e papà, come da bambina».
Chi vi ha dato la notizia che Alessia sarebbe tornata a casa?
«Giorgia Meloni ha chiamato mamma cinque minuti prima che la notizia fosse diffusa».
Quali sono parole con le quali l’avete accolta?
«Ci siamo abbracciati tutti e quattro e siamo scoppiati a piangere. L’emozione e la gioia ci hanno travolti. Non abbiamo spiccicato parola».
E dopo, che vi ha raccontato Alessia?
«Che era in cella con altre sei compagne: vivere in una cella con sei detenute è stato dura a almeno si è sentita meno sola. Le sue compagne di prigionia sono cambiate in questi quaranta giorni diverse volte e spesso è stato difficile comunicare per via della lingua. Alessia parla inglese, francese, spagnolo e un po’ di tedesco, ma solo alcune delle detenute sapevano l’inglese».
Anche lei è un poliglotta?
David scoppia in una fragorosa risata. «Io so a malapena l’italiano».
E la passione per i viaggi è di famiglia?
«No, è una passione di Alessia, nata dall’amore per la natura. Alessia, come sa chi a segue, è sempre alla ricerca di cose particolari, se dovesse venire a Roma certamente la prima cosa che andrebbe a vedere non sarebbe il Colosseo».
Sua sorella all’inizio è stata scambiata per un’attivista politica. Si è appassionata alla lotta delle donne iraniane?
«Deve chiederlo a lei. Alessia è una giramondo, non è un’attivista. E comunque con papà e mamma abbiamo deciso di non parlare delle cose che ci ha detto, lo farà lei, se e quando ne avrà voglia. Ora penso che voglia soprattutto riposare perché anche se non ha subito violenze, la pressione psicologica è stata tanta».
Sono tantissimi i Paesi che ha visitato, spesso andando anche in zone non tranquille, in mete sconsigliate dalla Farnesina.
«Può essere, ma Alessia non è una che si mette nei guai. I suoi viaggi sono studiati, organizzati e programmati con saggezza. Non è una sprovveduta né una che cerca guai».
Vi ha già annunciato che presto riprenderà a viaggiare e a raccontare le sue storie?
«Certamente lo farà, ma ora speriamo che si fermi per qualche mese a Roma. Dobbiamo recuperare il tempo che ci è stato rubato». —