La Stampa, 12 novembre 2022
La linea unica del governo
È inutile chiedersi, come hanno incominciato a fare in molti da ieri dopo la traumatica rottura tra Francia e Italia, perché Meloni nel giro di pochi giorni si sia fatta attrarre dalla “linea Salvini”, mettendo in gioco tutti i successi diplomatici con cui aveva esordito come presidente del consiglio: il primo colloquio con Macron a Roma, che il presidente francese volle concederle anche se non era previsto in agenda; i tre appuntamenti con le maggiori autorità europee, le presidenti dell’Europarlamento Metsola, della Commissione Von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo Michel, tutti conclusi con piena soddisfazione degli interlocutori e promesse di collaborazione; il nuovo incontro di lunedì scorso con Macron durante la Cop27, da cui forse è scaturito l’equivoco che ha portato alla rottura.
È inutile chiederselo perché non ha senso parlare di una “linea Salvini”, ma sarebbe meglio riconoscere che la leader di Fratelli d’Italia approdata alla guida del governo e il suo vicepresidente, nonché segretario della Lega, hanno ormai una linea unica, che passo dopo passo diventa sempre più radicale. È come se ognuno dei due scrutasse l’altro nello specchietto retrovisore, pronto a qualsiasi manovra, anche azzardata, pur di impedire il sorpasso all’alleato-avversario. Si spiegano così tutti gli atti del governo appena insediato che hanno contraddetto l’impostazione conservatrice ma realista del discorso con cui Meloni aveva esordito da premier alla Camera: l’inutile provvedimento sui rave party, che ha subito mostrato le sue debolezze e dovrà sostanzialmente essere riscritto in Parlamento; la norma sull’ergastolo “ostativo” che ha messo in imbarazzo il ministro di giustizia Nordio che lo aveva definito incostituzionale. Fino ad arrivare alla tragicommedia delle navi Ong, respinte, poi accettate su sollecitazione dell’Europa, ma non liberate del loro “carico residuo”, com’è stato definito il gruppo di migranti lasciati a bordo perché considerati “non fragili”, e solo in un secondo momento fatti scendere. Anche se è evidente un di più di propaganda a uso interno nella reazione francese dell’Eliseo, la presidente del Consiglio non può non sapere che per questa strada l’isolamento in Europa non le sarà imposto. Se lo sarà andato a cercare.