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 2022  novembre 12 Sabato calendario

I numeri dei migranti

Roma Abbassare i toni e puntare l’attenzione sui numeri. È questo il cambio di strategia del governo dopo lo scontro durissimo con la Francia per lo sbarco dei migranti dalle navi delle Ong. Una linea che il titolare della Farnesina Antonio Tajani ribadirà lunedì al consiglio degli Affari Esteri di Bruxelles ribadendo la necessità che «ognuno faccia la propria parte». E il Viminale fa propria con il segnale distensivo del ministro Matteo Piantedosi al collega Gérald Darmanin: «Il rafforzamento dei controlli alla frontiera italo-francese per limitare i movimenti secondari dall’Italia alla Francia, annunciato in queste ore, avverrebbe su uno scenario che già si avvantaggia della consolidata esperienza dei pattugliamenti misti, a cui concorre anche la polizia, che ha dato ottimi risultati per contrastare il passaggio illegale dei migranti tra i due Paesi e a cui intendiamo continuare a dare il nostro contributo».
Dopo le accuse pesantissime di «comportamento disumano» nei confronti del nostro Paese, si prova a ricucire lo strappo.
Le dichiarazioni trionfanti degli ultimi giorni provenienti da diversi esponenti di Lega e Forza Italia dopo la decisione della Ocean Viking di fare rotta verso la Francia, avevano ottenuto l’effetto di scatenare la reazione furiosa di Parigi. Con il rischio sin troppo evidente di compattare il fronte internazionale e causare un isolamento in cui il nostro Paese potrebbe trovarsi in Europa non soltanto sui migranti, ma anche sugli altri dossier che dovranno essere esaminati, primo fra tutti quello economico. Un rischio che Palazzo Chigi sa bene di non poter correre. Ecco perché a Bruxelles Tajani porterà i numeri del ministero dell’Interno che fotografano la situazione reale. E ribadirà come gli accordi che la Francia minaccia di voler stracciare in realtà non sono mai stati rispettati dai membri della Ue.
Piantedosi
«Il rafforzamento dei controlli alla frontiera italo-francese? Già concorre la polizia»
Negli ultimi quattro anni su 203.309 migranti giunti nel nostro Paese, 26.327 erano a bordo delle navi delle Ong. Durante il 2022 ci sono stati 90.297 arrivi, di cui 10.980 tramite le Organizzazioni non governative. Nel 2021 erano stati 9.933 a fronte di 67.477 sbarcati, stessa media nel 2019 con 1.998 presi dalle Ong a fronte degli 11.471 totali. Ebbene, il patto siglato a Malta il 23 settembre 2019 tra i partner europei per il ricollocamento degli stranieri ha portato al trasferimento fuori dai nostri confini di appena 1.273 persone. Tra loro, 561 sono andate in Francia, 396 in Germania, 132 in Portogallo, 73 in Irlanda, 32 in Spagna. È vero che la crisi afghana e quella ucraina hanno costretto molti Stati a provvedere ad altre esigenze, ma è pur vero che sono proprio i numeri a dimostrare come la collaborazione più volte promessa non è in realtà mai arrivata. Tanto che negli ultimi giorni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e papa Francesco hanno ritenuto di dover rivolgere un appello accorato alla Ue «affinché si facciano scelte condivise e ci sia solidarietà». La nota di Berlino che ribadisce di voler «continuare a fare la nostra parte fino a quando l’Italia garantirà l’accoglienza» sembra andare in questa direzione, sia pur ponendo condizioni ben precise. Del resto il tema relativo all’accoglienza dei migranti ha sempre diviso gli Stati della Ue, nonostante le buone intenzioni manifestate dopo i naufragi e le tragedie con centinaia di morti che hanno segnato gli ultimi dieci anni.
Durante il vertice straordinario dei ministri dell’Interno a Bruxelles Piantedosi ribadirà che «per le Ong dobbiamo trovare una soluzione unitaria per rafforzare i meccanismi di gestione e di solidarietà così scongiurando che tutto il peso dei crescenti flussi migratori via mare possa ricadere esclusivamente sui Paesi di primo ingresso». La revisione del trattato di Dublino, tentata da anni ma sempre fallita, potrebbe tornare sul tavolo. Martedì scorso a chi gli chiedeva se fosse soddisfatto per la Ocean Viking in navigazione verso la Francia, Piantedosi aveva risposto: «Non sono né soddisfatto né insoddisfatto. Mi premeva affermare il principio giuridico che abbiamo sollevato in Europa». E adesso ribadisce: «In quel caso la posizione del Viminale e di tutto il governo è stata sempre quella di responsabilizzare i Paesi di bandiera e mai è stato affermato che la nave dovesse attraccare in porti francesi o di altro Paese europeo diverso da quello di appartenenza della nave». Un altro segnale per siglare la pace.