ItaliaOggi, 11 novembre 2022
Paolo Panerai ricorda il figlio Luca, tra punteggiatura e cavalli
Si può scrivere in Orsi &Tori della perdita di un Figlio?
Scrissi di mio Padre quando morì, perché nella morte c’è tutto, anche economia e finanza. Chiedendo scusa ai lettori, scriverò quindi della morte di Luca, mio figlio, consigliere d’amministrazione e vicedirettore del magazine Class.
Possono un padre e un figlio condividere la direzione di un giornale o di un altro media? Non è facile, perché il prodotto di un media, non di pure notizie ma di analisi, di idee, di interviste, impone una dialettica fra chi vi lavora. E fra padre e figlio non sempre le scelte sono le stesse. Ma non è un problema raro anche nelle aziende di tutti gli altri settori. Per essere produttivi, occorre che padre e figlio accettino la fase dialettica come ordinaria e molto utile.
Io ho studiato giurisprudenza con il professor Victor Uckmar; Luca filosofia prima a Milano con Giulio Giorello, titolare della cattedra di Filosofia della scienza,
laureandosi poi con il massimo dei voti a Siena con il professor Alberto Olivetti, ordinario di estetica. Il diritto, l’economia e la finanza io, l’estetica Luca. Due mondi lontani anni luce. E infatti le discussioni sono state all’ordine del giorno. Alla fine ho accettato io l’idea, apparentemente temeraria di Luca: scrivere articoli senza virgole e punti. Class, diventato «il magazine del futuro che esiste», ha articoli scritti senza virgole e punti, ma con una tecnica che determinando il ritmo delle parole e l’interruzione delle righe ha efficacia superiore ai testi con punteggiatura.
È come se in un’industria manifatturiera, una delle centinaia di migliaia di pmi, dove molto spesso i figli lavorano accanto al padre fondatore, uno dei figli introducesse un nuovo processo di produzione. Non è raro che all’inizio il padre si opponga. Ma la forza di qualsiasi azienda è di rinnovarsi in continuamente, specialmente nell’era del digitale. E chi meglio di un figlio più giovane di una trentina d’anni del padre, può contribuire in maniera decisiva all’innovazione? Non è un passaggio facile, specialmente per quegli imprenditori affermatesi prima del boom del digitale. Ma il segreto delle aziende vincenti è sempre la capacità dei padri e dei figli di trovare alla fine, magari con discussioni anche profonde, una sintesi e una decisione comune.
Luca, insieme al suo miglior amico e compagno di scuola Marco Alverà, portò agli inizi del secolo in Class una partecipazione in Netesi, una start up fornitrice di servizi e prodotti a banda larga adsl, dal web hosting al VoIP. Marco lavorava a Goldman Sachs e Luca nella sede inglese di Global Finance, la case editrice americana di Class editori. Netesi fu venduta a Telecom e Class editori, cedendo la sua partecipazione fece un ottimo profitto, ma soprattutto accelerò il processo di digitalizzazione. Marco Alverà si era laureato alla London School of Economics, quindi un finanziere e un filosofo che condividono insieme una società tecnologica. Su quello slancio determinato dal successo di Netesi, Marco andò a fare l’assistente di Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni per poi diventare capo Eni in Russia, e quindi amministratore delegato di Snam, con la consacrazione di profeta dell’idrogeno e ora ad e socio di Tree energy solution (Tes), leader in Germania proprio nell’ idrogeno.
Luca ha fondato Radio Classica, che gli ha permesso di valorizzare la sua passione per la tromba e il pianoforte; quindi, la grande avventura della Radio Satellitare con gli americani.
Non è passata settimana che Luca e Marco non si siano sentiti a telefono almeno per un’ora. E successo anche tre giorni prima che il cuore tradisse Luca, per quella «pervietà fora e ovale congenita», in pratica un foro che si crea quando ancora nella placenta le due parti del cuore si uniscono. Doveva operarlo prossimamente il professor Antonio Bartorelli, l’emodinamista più stimato in Europa…
Ecco, il caso di Luca e Marco, compagni di banco al liceo, è un ottimo esempio per le pmi, perché i figli possano portare in azienda compagni e amici che hanno fatto esperienze internazionali, specialmente nel campo tecnologico.
Ma poi Luca, che non si offenderà se ricordo la sua voglia di cambiare anche rapidamente, è approdato alla sua seconda passione, l’equitazione. Così è diventato imprenditore in proprio con il primo canale televisivo interamente dedicato ai cavalli, Class Horse Tv. E con i cavalli ha condiviso anche la casa, a Zerbolò in provincia di Pavia, per ritornare in Class editori appunto come innovatore del magazine Class. Il processo di rinnovamento non era ancora concluso quando il cuore lo ha tradito.
Sarei un ipocrita se non ricordassi che sia pure con questi risultati raggiunti, le discussioni analitiche con i figli sono più impegnative che con semplici manager, anche se bravissimi. Gioca sempre quel rapporto fra padre e figlio, che dura dalla nascita e che ha poi nel padre il capo azienda. Una fatica non indifferente, ma anche una grande soddisfazione quando le scelte battagliate danno buoni risultati. Sicuramente l’esperienza è utilissima per chi punta a passare la mano al figlio. Non era necessariamente il mio programma, essendo Class editori quotata in borsa; quindi, tenuta a una governance dove la parentela non deve contare. E forse anche a Luca piacevano più i prodotti e le sfide sui prodotti piuttosto che la gestione complessiva dell’azienda. Ma in ogni caso non c’è stato il tempo per verificarlo.
In ricordo di Luca e della sua voglia di innovare anche il linguaggio, la «Associazione Class editori per l’informazione libera e indipendente» lancerà il Premio per «L’innovatore del linguaggio dei media» con anche una Borsa di studio per giovani e innovativi aspiranti giornalisti.
Credo che l’esempio di padre e figlio in azienda a Class editori, possa essere di aiuto a molti padri e figli che abbondano nelle piccole e medie aziende italiane. E specialmente in questa fase in cui il contributo delle generazioni digitali può essere fondamentale per qualsiasi azienda che non voglia perdere terreno, ma anzi voglia guadagnarne.
Ciao Luca. Non sai quanto e da quanti sei rimpianto. Quanto la tua repentina dipartita abbia colpito, anche lassù in alto, la persona che più ha fatto bene all’Italia negli ultimi 50 anni. Ma per favore, non cercare di convincere anche gli Angeli a cancellare la punteggiatura.