Corriere della Sera, 12 novembre 2022
Quando Cadorna introdusse la decimazione
Caro Aldo,
nella ricorrenza del 4 novembre, a distanza di più d’un secolo, sarebbe giusto ricordare anche i 750 disertori per i quali la pena capitale fu effettivamente eseguita. Hanno disobbedito, ma hanno pagato di persona. Sono stati giustiziati perché per istinto o formazione culturale hanno rifiutato il mostro della guerra. Non hanno anch’essi, a loro modo, dato un esempio di civismo, di umanità che muore per l’ideale?
Domenico Mattia Testa
Caro Domenico Mattia,
su 4028 condanne a morte 729 furono eseguite. Ma le esecuzioni sommarie furono molte di più. Il loro numero preciso non si conoscerà mai. Nel codice militare non si faceva cenno alla decimazione; è Cadorna a introdurla con una direttiva del novembre 1916. Non pretende che venga fucilato un soldato ribelle ogni dieci, come ai tempi dei legionari romani; ma insiste perché la scelta dei condannati sia assolutamente casuale, e prescinda dalle responsabilità individuali. Così i nomi vengono estratti da un elmetto o da uno zaino.
Nel marzo 1917 un reggimento della brigata Ravenna protesta per una licenza promessa più volte e sempre negata. Viene sparato qualche colpo in aria, ma l’ordine è ristabilito con facilità. Il comandante della divisione si porta sul posto con i carabinieri. Non trova nessuno: il reggimento è già in marcia verso il fronte. Vengono scovati due fanti che dormono nelle baracche: l’ordine è di fucilarli. Uno piange disperato: «Ma perché, cosa ho fatto che mi volete fucilare? Ho sette figli!». I carabinieri, impietositi, esitano. Il comandante della divisione grida: «Fate finire questo cicaleccio! Siano fucilati e subito; gli ordini sono ordini». Il castigo è solo agli inizi. Venti soldati vengono estratti a sorte, e cinque sono scelti per essere fucilati. Il plotone d’esecuzione trema, occorrono sei salve per uccidere tutti. Il comando di divisione valuta che non sia abbastanza: altri vengono mandati sotto processo. Tra loro un caporale che si è presentato volontario nel 1915 e ha già combattuto in Libia. Condannato a morte con altri commilitoni, rifiuta di farsi bendare e dice al plotone d’esecuzione: «Mirate giusto, mirate al petto, e servite sempre il vostro Paese. Viva l’Italia!». Il comandante di brigata, indignato, commenta che «bisognava promuoverlo, non fucilarlo». Ma il comandante del corpo d’armata vuole a sua volta guadagnarsi qualche merito agli occhi di Cadorna, e ordina di fucilare altri diciotto uomini. La brigata è terrorizzata. In tutto ha visto fucilare 29 commilitoni per una protesta subito rientrata senza violenze.