La Terza Guerra Mondiale Luca Ciarrocca maggio 2022 Chiarelettere editore srl 368 pagine, 12 novembre 2022
La difesa missilistica dell’Europa e l’Italia: capacità e cooperazione
La difesa missilistica italiana, così come quella dei principali paesi europei, oggi non è in grado di contrastare i nuovi missili ipersonici di Russia e Cina. Nel caso in cui le nuove armi fossero utilizzate contro bersagli italiani, saremmo subito colpiti e annientati. Siamo talmente indietro rispetto alla rapidissima accelerazione dei sistemi bellici, che questo, con molti altri, sembrerebbe un valido argomento per chi sostiene la tesi (provocatoria, certo, ma realistica) dell’uscita dell’Italia da ogni impegno militare in seguito a una razionale scelta di neutralità, soprattutto tenendo conto delle testate atomiche americane custodite a Ghedi e Aviano. Davanti all’eventualità di mettersi al passo con la tecnologia e i grandi investimenti che la nuova frontiera dei missili ipersonici richiede per le future guerre, sarebbe molto più saggio dire: «Non conviene nemmeno pensarci».
E invece ci pensiamo eccome. I missili e i sistemi antimissile fanno parte delle strategie militari dell’Italia, anzi sono una delle priorità. Questa tendenza è emersa chiaramente nel corso di un webinar (il 7 aprile 2021, si era in piena pandemia e ogni incontro avveniva su Zoom) per la presentazione dello studio La difesa missilistica dell’Europa e l’Italia: capacità e cooperazione dell’Istituto affari internazionali (Iai), uno dei principali think tank europei, presieduto dall’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci.6
Il webinar organizzato dallo Iai veniva presentato così:
La difesa missilistica dell’Europa si trova ad affrontare una forte accelerazione tecnologica dei sistemi d’arma, compresi quelli ipersonici, nel quadro di un rinnovato confronto geopolitico tra potenze globali e regionali. Per i paesi europei, l’integrazione degli assetti nazionali nell’architettura Nato e la cooperazione nel quadro Ue per lo sviluppo congiunto di nuove capacità rappresentano la strada da percorrere. Una strada che presenta sia sfide che opportunità per l’Italia dal punto di vista militare e industriale.
Partecipava un panel di esperti del settore: oltre agli autori della ricerca, Alessandro Marrone e Karolina Muti, c’erano Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, la più importante azienda italiana del settore difesa; il managing director di Mbda Italia, Lorenzo Mariani (Mbda nasce dalla fusione di Matra, Bae, Dynamics e Alenia ed è il principale consorzio europeo costruttore di missili e tecnologie per la difesa); Guido Crosetto, presidente dell’Aiad (Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza; Crosetto è il cofondatore con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, ex senatore ed ex sottosegretario alla Difesa nel governo Berlusconi IV); il capo di stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, invece, ha mandato un messaggio video. Moderava Flavia Giacobbe, direttrice di «Airpress» e Formiche.net.
«Solo la Nato può fornire la cornice e la capacità per la difesa missilistica dell’Europa e quindi dell’Italia, ma è nella Ue che Roma e i principali partner europei possono trovare la quadra tra sovranità operativa e tecnologica da un lato e aggregazione di investimenti ed economie di scala dall’altro» ha detto Marrone, curatore senior dello studio. «L’Italia» ha aggiunto «dovrebbe sviluppare la prossima generazione dei sistemi di difesa missilistica a partire dal progetto Twister [Timely Warning and Interception with Space-based Theater Surveillance, Allarme e intercettazione tempestivi con sorveglianza spaziale dei teatri di operazione] in ambito Pesco [Permanent Structured Cooperation], ovvero la cooperazione strutturata permanente in materia di difesa tra Unione europea e il sistema Nato.» Ma lasciamo parlare direttamente i protagonisti del dibattito sui missili ipersonici. Nuda cronaca, si cerca solo di riportare quanto è stato oggettivamente detto durante il webinar. Ancora il curatore dello studio Iai, Alessandro Marrone:
L’importanza della difesa missilistica per l’Italia si declina in tre accezioni. Importanza per la sicurezza del territorio nazionale, per i contingenti italiani in missione all’estero (trentasette in venticinque paesi), per il sistema di alleanze di cui facciamo parte e più in generale per la difesa degli interessi nazionali in un quadro strategico segnato da un multi-polarismo sempre più aggressivo. Tuttavia, per una serie di motivi, la difesa missilistica non è sempre stata una priorità per il paese a livello politico-strategico, con effetti negativi sullo stato delle relative capacità delle forze armate. (…) L’impegno dell’Italia nelle missioni all’estero comporta impellenti requisiti di protezione delle forze a livello di teatro, come nel caso iracheno e libico. Ciò non deve farci dimenticare però che oggi la minaccia sta gravando sulla parte alta dello spettro e che la nuova frontiera tecnologica è rappresentata dai missili ipersonici.
Il generale Vecciarelli:
La proliferazione missilistica non si ferma a Russia e Cina. In Arabia Saudita con lanci di sistemi missilistici dallo Yemen, in Nagorno Karabakh, ma anche i lanci dall’Iran così come la Corea del Nord ha di recente effettuato dei test balistici verso il Giappone. Stiamo vivendo una fase che vede la proliferazione missilistica avanzare anche con le ambizioni di entità non statuali. Investire nell’arsenale missilistico dà un grande ritorno sotto il profilo dell’efficacia rispetto al costo e impone a chi si deve difendere un coinvolgimento operativo e finanziario assolutamente rilevante. Dovendo effettuare una programmazione bilanciata con le risorse del paese, il problema diventa rimanere flessibili affrontando dinamiche multidominio, dove la digitalizzazione ricopre un ruolo importante. La Difesa ha recentemente aderito a uno sviluppo ulteriore del Samp/T con quella che si chiama la nuova generazione di questi sistemi missilistici, che sarà estesa dagli iniziali assetti previsti per l’esercito e per la marina anche all’aeronautica. Quindi una comunità di sistemi che ci porrà nelle migliori condizioni di difendere il territorio. Allo stesso tempo abbiamo pensato, specialmente per i reparti nelle varie missioni, di dotarci di sistemi di missili Cruise, in modo da disporre nel medio-lungo periodo di adeguate contromisure per garantire la sicurezza del nostro personale. Ci stiamo impegnando per realizzare una space situational awareness, perché è dallo spazio che arriveranno queste minacce. Così da poter dare il nostro contributo alla deterrenza dell’Alleanza, aderendo anche a programmi come il Twister della Pesco. Twister svilupperà entro il 2030 un intercettore europeo endo-atmosferico multiruolo. Cioè capace di rispondere tanto a obiettivi convenzionali, come aerei da caccia di prossima genera- zione, quanto a minacce provenienti da missili balistici di manovra con distanze intermedie, missili da crociera ipersonici o supersonici, alianti ipersonici. Ma vorremmo anche iniziare a fare la nostra parte e questo potrà essere fatto nel Tempest, ovvero il progetto di sistema di combattimento aereo del futuro di iniziativa britannica a cui hanno aderito l’Italia e la Svezia. Laddove una grande quantità di energia sarà a disposizione di questo sistema di sesta generazione, non escludo si possa pensare anche all’impiego di energia diretta all’avvistamento nella fase di lancio di missili di ultima generazione.
Accennando all’esigenza di dialogo e di cooperazione tra difesa e industria nazionale – secondo il generale Vecciarelli, l’Italia è ben posizionata nel contesto e ha le capacità di entrare nei pro- grammi di cooperazione europea e Nato –, il capo di stato maggiore della Difesa ha lasciato la parola ad Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo, l’azienda leader in Italia nel settore difesa con ricavi di circa 14 miliardi di euro (bilancio 2021):
Oggi i minaccianti sono avvantaggiati rispetto ai minacciati. Per le tecnologie coinvolte e la complessità delle minacce serve la stratifica- zione a più dimensioni nella quale l’integrazione e l’interoperabilità sono fondamentali. Leonardo vuole essere un player nel settore. Il limite è in parte tecnologico, siamo pronti a cooperare anche con partner non europei. E il limite è anche finanziario, ci può essere l’opportunità di muoversi dall’origine su basi europee come il pro- gramma Twister per evitare duplicazioni. A livello Ue, è fondamen- tale che progetti come il Twister siano finanziati nel medio e lungo periodo. A livello industriale, lo sviluppo dei sistemi non può essere che a livello europeo e Nato.
Guido Crosetto, presidente dell’Aiad, l’associazione di Confin- dustria che riunisce e rappresenta le imprese del settore difesa:
Finora siamo stati avvantaggiati in questo settore, abbiamo persone e filiera con know-how. Per partecipare abbiamo Mbda, il principale strumento in Europa e il secondo nel mondo, quindi siamo avvan- taggiati in qualsiasi possibile cooperazione, sapendo però quanto è importante la certezza delle risorse e la continuità degli investimenti, come emerge dallo studio Iai. Normalmente le risorse destinate alla missilistica rappresentano circa il 3-4 per cento del bilancio finale della Difesa. La certezza delle risorse è dunque un fattore essenziale. Pertanto, per non sprecare il patrimonio industriale, è necessario far seguire scelte specifiche e chiare, per costruire una tecnologia di nicchia.
Lorenzo Mariani, managing director di Mbda Italia:
Russia e Cina si stanno muovendo molto sull’ipersonico. La risposta è di sistema, che coinvolge la componente radar, quella comando e controllo e l’intercettore, la parte che interessa Mbda. Ma un sistema di contrasto alla minaccia ipersonica richiede necessariamente uno sforzo europeo. Questa è una sfida importante, che dovrà essere assistita da costanza nei finanziamenti. Nel 2020-21 gli Stati Uniti hanno speso 3 miliardi di dollari nelle tecnologie ipersoniche, se anche la componente difesa fosse solo il 20 per cento stiamo parlando di numeri che per l’Europa sono ancora lontanissimi. Il problema degli investimenti quindi esiste. A proposito del consolidamento europeo, Mbda è coinvolta nella componente intercettore del Twister, pro- getto a cui collaborano Francia, Germania, Italia e Spagna: quattro su cinque nazioni di Mbda, meno il Regno Unito. La competenza maturata dall’Uk nell’ambito di Mbda e dei programmi Meteor e Aster dovrebbe essere però una componente irrinunciabile: non si tratta tanto di decidere se Londra debba partecipare al Twister, semmai come possa essere inclusa nello sviluppo di un sistema per contrastare la minaccia ipersonica dei nemici.
Infine, dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, uno dei big in ascesa del Partito democratico, è giunto il tocco finale, politico e atlantista, all’incontro sulla difesa missilistica organizzato dall’Isti- tuto affari internazionali:
La sicurezza nazionale del nostro paese è saldamente tutelata nel quadro dell’Alleanza atlantica. La difesa missilistica aerea integrata dell’Alleanza costituisce la forma più efficace di deterrenza e difesa per l’Europa. La Nato sotto questo profilo sta adattando la propria postura anche a seguito dello sviluppo delle capacità missilistiche di cui si sarebbe dotata per esempio la Russia, nel campo dei missili a raggio intermedio. La presenza di sistemi americani in Europa e in Turchia da un lato, e il comando militare integrato dall’altro, cementano il legame transatlantico e in questo contesto i paesi europei collaborano con gli Usa per rispondere alla sfida tecnologica posta dalla nuova generazione di sistemi missilistici. Nel quadro della cooperazione europea i vari paesi devono fare di più per sviluppare insieme le capacità militari da integrare nella deterrenza e nella difesa collettiva e dell’Alleanza atlantica. Lo sviluppo di capacità militari ambiziose e robuste richiede una cooperazione, perché nessuno stato europeo può svilupparle da solo: costruendo insieme queste capacità si rafforza la difesa europea in una logica di piena collaborazione nell’Alleanza atlantica.
Secondo Marrone e Muti, la difesa missilistica dell’Europa è strutturalmente legata all’architettura Nato di deterrenza e difesa, con gli Stati Uniti che – missili ipersonici a parte, in cui sono indietro, come già detto, rispetto a Russia e Cina – restano il lea- der mondiale quanto a sviluppo e dispiegamento di capacità di difesa missilistica, inclusi i sistemi Aegis che rappresentano la chiave di volta della difesa aerea e missilistica integrata Nato a protezione del Vecchio continente. Si è parlato più volte, nel corso del webinar organizzato dallo Iai, del progetto Twister (do- vrebbe diventare operativo entro il 2030), quello su cui i paesi europei stanno cooperando di più in ambito Ue per lo sviluppo della difesa missilistica (o eventualmente dell’attacco). Si legge nello studio dell’Istituto affari internazionali:
In questo contesto è rilevante il progetto Twister, sviluppato nell’ambito della Pesco, che intende creare un intercettore endo-atmosferico in grado di ingaggiare sia i missili balistici a raggio medio e intermedio, sia i sistemi ipersonici. L’Italia, che è esposta alle minacce missilistiche provenienti da Medio Oriente e Nord Africa e par- tecipa alla deterrenza nucleare alleata, ha un interesse primario ad ammodernare le sue capacità militari tramite la Pesco, a mantenerle
pienamente integrate in ambito Nato e a coinvolgere l’industria nazionale in programmi di acquisizione all’avanguardia.