Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 11 Venerdì calendario

Le accuse di Noemi Bocchi al marito

Di fatto abbandonata da un giorno all’altro con i figli di pochi anni, poi aggredita in casa dopo la separazione. La storia del matrimonio tra Noemi Bocchi, 34 anni, attuale compagna di Francesco Totti, capitano per quasi vent’anni della Roma, e il marito Mauro Caucci, 35 anni, è oggi un processo penale nel quale l’uomo è accusato di maltrattamenti in famiglia.
Le tappe della vicenda sono ripercorse nella denuncia depositata dalla donna nel settembre del 2019, nove anni dopo il matrimonio celebrato a Tivoli, dove Caucci, nato a Roma, vive già da molti anni. Noemi, all’epoca, ha 24 anni: «Caucci ha preteso da subito che interrompessi gli studi e mi ha impedito di intraprendere qualsiasi attività lavorativa. Disse che mi sarei dovuta occupare della famiglia e che in ogni caso il mio reddito sarebbe stato irrilevante rispetto al budget del menage familiare». Caucci, team manager della squadra di calcio locale, appartiene a una facoltosa famiglia che da quasi un secolo commercia marmo in Italia e all’estero ed è proprietaria di alcune cave a Guidonia (a pochi chilometri da Tivoli) e Carrara. Il matrimonio inizialmente procede senza problemi. Tra il 2011 e il 2014 Bocchi ha due figli, una femmina e un maschio.
Qualcosa però si rompe nel 2017. Bocchi riconduce tutto a un grave lutto che colpisce l’imprenditore, che dopo quell’evento «ha cominciato ad allontanarsi da me e dai figli, portando in casa un clima di totale assenza di rapporto e dialogo, dicendo che ormai la sua vita non aveva più senso». Poi, un giorno di novembre di quell’anno, Caucci esce di casa «improvvisamente, lasciandomi da sola con i nostri figli». È il punto di non ritorno: «Come è immaginabile io avrei preferito mantenere un rapporto quanto più civile con mio marito», scrive ancora Bocchi nella denuncia. Ma «dopo mesi infruttuosi poiché non mi dava alcun contributo» lei deposita un ricorso per separazione giudiziale. «Mio marito ha cominciato a farmi mille pressioni per accettare le sue condizioni, promettendomi che non mi avrebbe fatto mancare nulla, come nulla sarebbe mancato ai nostri figli» e così, nell’aprile del 2019, arrivano a un accordo consensuale in base al quale Caucci dovrà versare 1250 euro al mese per ciascun figlio (cosa che poi non sempre avverrà).
Non passa però neanche una settimana quando lui, la notte del 1° maggio, la chiama con insistenza al telefono. A casa si è fermato a dormire un amico che lei invita ad andare via, temendo le reazioni dell’ex. Caucci arriva e comincia a citofonare in continuazione, nonostante lei lo preghi di andar via perché i figli stanno dormendo. Lui la minaccia di «non staccarsi dal citofono». Una volta entrato, le mette le mani al collo, la strattona (l’uomo pesa 116 chili). Bocchi si rifugia in bagno, Caucci minaccia allora di buttar giù la porta; poi la aggredisce e all’alba va via. Qualche giorno dopo le chiede un incontro, sostiene di non ricordare niente, ma quando lei lo incalza prova a convincerla, chiede perdono. È tutto inutile. Bocchi, forte di un referto medico che attesta le ferite che l’ex le ha causato, lo denuncia. «Quello che ho subito è gravissimo», dice.
Davanti al giudice al quale è stato rinviato, Caucci deve difendersi anche, come si legge nel capo di imputazione, «dall’aver violato gli obblighi di assistenza morale e materiale legati alla potestà genitoriale, serbando una condotta contraria alla morale delle famiglie, in particolare disinteressandosi, dopo essersi allontanato dal domicilio familiare, dei figli minori».