Corriere della Sera, 11 novembre 2022
Centomila soldati russi morti o feriti
La «non guerra» di Putin costa al popolo russo 15 vittime all’ora, più di 35 al giorno, oltre 10 mila al mese.
Ai primi di agosto il Pentagono stimava che erano già morti o feriti in Ucraina circa 80 mila soldati russi. Ora il capo dello stato maggiore congiunto americano, Mark Milley, aggiorna la cifra a 100 mila. Tra chi si difende le cose non vanno meglio anche perché alle vittime in divisa bisogna aggiungere almeno 40 mila civili. Tutti ucraini, ovviamente. Se anche l’invasione si fermasse domani, sarebbe già una delle guerre più dolorose degli ultimi cinquant’anni.
Le perdite in battaglia sono un’informazione strategica e a maggio il presidente Zelensky la usò per convincere chi non voleva dargli le armi per difendersi. «Cento ucraini vengono uccisi ogni giorno sul fronte est» disse creando sgomento. Il mese dopo Zelensky scendeva a «60-100 soldati uccisi ogni giorno con altri 500 feriti». A luglio, «30 morti al giorno con 250 feriti». In quei mesi la media delle vittime militari ucraine sarebbe quindi stata sopra le 20 mila al mese. A quel ritmo ci si mette poco ad arrivare ai 100 mila stimati dagli Usa. Ma se gli ucraini hanno poca scelta dovendo difendersi, è lo sprezzo russo per la vita dei propri soldati a lasciare interdetti.
La carrozza a tre cavalli del truffatore che galoppa follemente nel finale delle «Anime Morte» di Gogol’ dice già tutto. «Corre la tròika, corre! E non corri forse anche tu Russia?» «Gli altri popoli e gli altri imperi si fanno da parte, guardandola male». Dalla tattica della terra bruciata alle offensive da milioni di morti, la storia imperiale zarista e sovietica è una continua affermazione della superiorità della patria, anzi della Madre Russia, rispetto all’individuo. Il soldato è condannato a servire l’idea, a sacrificarsi come un numero, non una persona. Per questo hanno stupito le giustificazioni russe di mercoledì sul ritiro dalla città di Kherson: «Dobbiamo preservare la vita dei nostri soldati» ha detto il ministro della Difesa Shoigu. Se non è la prima volta è comunque un’eccezione rispetto alla condotta generale dell’invasione.
«Lungo il fronte – ha dichiarato lunedì il presidente Zelensky – le nostre forze sono in difesa attiva. Donetsk rimane l’epicentro della più grande follia degli invasori: muoiono a centinaia ogni giorno. La terra davanti alle postazioni ucraine è disseminata dei loro corpi».
In quell’area la linea di contatto è ferma dal 24 febbraio, primo giorno di guerra. I russi non sono riusciti a sfondare verso Kramatorsk e l’artiglieria di Kiev ha ancora nel proprio raggio d’azione il capoluogo di Donetsk conquistato dai filorussi nel 2014. È lì, verso la cittadina di Bakhmut, che 30 mila soldati di Putin attaccano ogni giorno, da mesi. La zona è «appaltata» ai mercenari della Wagner e il fondatore Yevgeniy Prigozhin non esita a lanciare avanti la tròika del suo «capitale umano» per dimostrare al Cremlino di essere un condottiero migliore dei generali con le stellette. I morti guadagnano medaglia e diploma. A nord, verso Luhansk, i russi hanno fermato la riconquista ucraina di settembre con un muro di bombe. La Wagner ha aggiunto fossati e ostacoli di cemento. Ancora più a Nord il terreno perduto dai russi attorno a Kharkiv resta sotto attacco missilistico di Mosca, ma non ci sono tentativi di avanzata. Lungo il fronte di Zaporizhzhia l’artiglieria lavora a distanza. Si cerca di sopravvivere nelle trincee e nessuno tenta sortite. Le piogge d’autunno renderanno i campi impraticabili almeno sino al gelo di gennaio e febbraio.
Sui mille chilometri di fronte, il lato più dinamico è oggi Kherson. Dopo l’annuncio del ritiro russo dalla città, ieri le avanguardie ucraine hanno trovato liberi una dozzina di villaggi. Kherson città resta a 10 chilometri, una trappola o un dono? Anche senza conquiste e ritirate la guerra però uccide. «In sei mesi al fronte – ha raccontato al Corriere un chirurgo sulla prima linea – ho curato 4 mila soldati e solo 5 erano feriti d’arma da fuoco. Gli altri vittime delle bombe». Sull’Ucraina ne cadono a tonnellate ogni giorno. È con quelle che si fa macelleria di umani.