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 2022  novembre 10 Giovedì calendario

Biografia di Galla Placida

Una delle date fondamentali della storia è quella della caduta dell’Impero romano d’Occidente. Quel 476 d.C. nel quale il generale barbaro e germanico Odoacre depone il giovane Romolo Augustolo, ultimo imperatore d’Occidente. Odoacre si proclama re d’Italia e manda a Costantinopoli le insegne imperiali. Un gesto poco notato, ma considerato dagli storici lo spartiacque fra età antica e Medioevo. Costantinopoli – l’antica Bisanzio – rimane la capitale di quell’impero d’Oriente che sarebbe sopravvissuto un altro millennio. Ma al fatale 476 non si arriva certo per caso né in un attimo: alle sue spalle ci sono decenni densi di avvenimenti che oggi sembrano inestricabili.
LA DECADENZA
Dal III secolo l’Impero romano si era indebolito, sino a che la decadenza si era fatta insanabile. La crisi militare, i problemi politici, economici e sociali, l’avvento del cristianesimo, l’ampiezza di un territorio ormai impossibile da tenere, la pressione dei popoli ai confini, e in modo particolare dei Germani (un magma ancora indistinto di popolazioni dell’Europa centro-settentrionale, fra cui c’erano i Visigoti, gli Ostrogoti, i Burgundi, i Vandali, gli Anglo Sassoni, i Franchi): tutto contribuiva ad accelerare la fine dell’egemonia di Roma. Dalle invasioni barbariche sarebbero nati i regni romano-germanici, ma la fusione fra due universi tanto distanti era tutt’altro che facile.
IL PERSONAGGIO
Poiché sono gli uomini e le donne a fare la Storia, e non gli accadimenti, ci sono diverse figure che possono essere una chiave interpretativa di quei difficili tempi. In particolare quella di Galla Placidia, che è stata al medesimo tempo regina visigota e imperatrice romana, e incarna la sintesi fra i due mondi. Molti sono i monumenti che, ancor oggi, la ricordano direttamente o indirettamente. A Ravenna c’è il Mausoleo di Galla Placidia, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Sarebbe stato fatto erigere da lei fra il 417 e il 421: contiene tre sarcofagi, uno dei quali sarebbe di Galla, gli altri di figure importanti del tempo. Secondo diverse versioni, invece, la regina riposerebbe a Roma, nella cappella di santa Petronilla, nella vecchia basilica di San Pietro. Qualunque sia la verità, sono testimonianze importanti di quella che è stata una grande mecenate e committente artistica.
LA MANUS DEI
Molte sono inoltre le chiese fatte costruire da lei, fra cui quelle di San Giovanni Evangelista, di Santa Croce e del Santo Sepolcro a Ravenna, a riprova di una fede cristiana senza crepe. Restano, inoltre, parecchie monete romane, che sono state emesse nelle diverse fasi di potere di questa donna straordinaria. Oltre all’effige di Galla, c’è spesso la croce, o la corona retta dalla manus Dei. La grandezza di Galla Placidia sta non solo nel fatto che riuscì a barcamenarsi in una fase di grave crisi e continue violenze, nella quale le donne non contavano se non in quanto merce di scambio per matrimoni e fattrici per le gravidanze. Si dimostra soprattutto nella fermezza con cui resse per una fase – dal 423 al 450 – l’Impero d’Occidente in nome del figlio Valentiniano III, e nell’autorevolezza con cui sostenne il cristianesimo.
LA FAMIGLIA
Nata a Costantinopoli intorno al 388/392 d.C., nipote, figlia (di Teodosio I), sorella, moglie e madre di imperatori, viene subito chiamata nobilissima, titolo che le garantisce una dignità uguale ai fratelli. Pare, fra l’altro, che suo padre, prima di morire nel 395 l’abbia affidata al vescovo di Milano Ambrogio. Dopo alterne vicende, nel 410 si consuma il sacco di Roma ad opera di Alarico e dei suoi Visigoti. Quando i barbari abbandonano la Città Eterna, conducono Galla Placidia come ostaggio. Lei è costretta a un lungo peregrinare, poi Alarico muore e il suo posto viene preso da Ataulfo. Questi, nel 414 circa, la sposa: un gesto che deve servire a far riconoscere i Visigoti e i loro diritti da parte dell’imperatore Onorio, fratello di Galla. Le cose, però non filano così lisce: l’erede della coppia muore in fasce e nel 415 si spegne anche Ataulfo.
L’UMILIAZIONE
Dopo una fase nuovamente drammatica – la donna viene obbligata persino a camminare di fronte al cavallo del nuovo sovrano per chilometri – arriva la liberazione. Galla torna a Roma con il fratello Onorio, poi a Ravenna, e nel 417 viene fatta sposare con il console Flavio Costanzo, comandante in capo dell’esercito imperiale. Dalle nozze nascono due figli, Onoria e Valentiniano. Galla è regina dei visigoti, poi diviene augusta (imperatrice), perché nel 421 Costanzo diventa per volere di Onorio co-imperatore. Morto lui, e nel 423 Onorio senza eredi, la sovrana riesce a imporre il giovanissimo figlio Valentiniano non solo re dei Visigoti, ma imperatore. È lei, però, a esercitare la reggenza dell’Impero d’Occidente in nome del rampollo per dodici anni, dimostrando abilità, tempra e determinazione. Come ha scritto lo storico Roberto Roveda, se lo Stato romano sopravvisse nei territori occidentali fino alla II metà del V secolo, fu merito di questa regina. Non male, in una fase che di certo non tutelava le donne per legge.