Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 10 Giovedì calendario

Trump

Washington Donald Trump non l’ha presa bene. Nella notte elettorale il suo umore è peggiorato di ora in ora, man mano che la vagheggiata «onda rossa» dei conservatori evaporava dal tabellone dei risultati. Certo, alla fine i repubblicani potrebbero spuntarla alla Camera dei Deputati e sono ancora in corsa per il controllo del Senato. Ma non è lo scenario che Trump aveva immaginato, non è l’«umiliazione» dei democratici e di Joe Biden evocata nei suoi comizi. Alla fine, racconta Maggie Haberman, giornalista del «New York Times», l’ex presidente, furioso, avrebbe alzato la voce con i suoi collaboratori, arrabbiandosi particolarmente per la sconfitta di Mehmet Oz, candidato in Pennsylvania per il Senato. Il Dr. Oz, già star televisiva, è stato battuto nettamente dal vice governatore John Fetterman, in una delle competizioni copertina del midterm . Trump aveva scelto di appoggiare in modo robusto Oz, ma, twitta ancora Haberman, avrebbe scaricato la colpa della disfatta su tutti coloro che «l’avrebbero consigliato male», compresa sua moglie. «Non è stata una delle sue decisioni migliori», avrebbe detto Trump riferendosi alle pressioni di Melania. Un particolare, però, che lascia un po’ perplessi. Negli ultimi mesi l’ex First Lady ha tenuto un profilo molto basso, comparendo raramente negli eventi trumpiani.
Nella notte da psicodramma, tra urla e recriminazioni, ci sarebbe stato il tempo per un momento di riflessione politica. Il cerchio ristretto avrebbe suggerito al leader di rinviare la formalizzazione della candidatura alla Casa Bianca. Meglio far passare qualche settimana per togliersi di dosso l’etichetta di grande sconfitto. Trump, però, non si è fatto convincere. Ieri mattina, intorno alle 11 ora americana, ha inviato una mail personalizzata ai suoi supporter: «Sto per annunciare qualcosa di enorme a Mar-a-Lago e voglio che ci sia anche tu». Segue un ritratto di «The Donald» sorridente. Sullo sfondo un biglietto di invito, tipo partecipazione di nozze, e il mare azzurro della Florida. Pare tutto confermato, quindi.
Verso il 2024
Sto per annunciare
qualcosa di enorme
a Mar-a-Lago
e voglio che ci sia
anche tu...
Donald Trump
L’email mandata ai sostenitori ieri alle 11
L’ex presidente non cambia tabella di marcia e strategia. L’obiettivo è tornare al centro della scena politica e soprattutto mediatica. Forse anche su Twitter, se il nuovo proprietario, l’imprevedibile Elon Musk, cancellerà la squalifica scattata l’8 gennaio 2021, due giorni dopo l’assalto a Capitol Hill.
Lo scenario, però, è più complicato. Innanzitutto dalle urne emerge un rivale insidioso, come il Governatore della Florida Ron DeSantis. Questo significa che le primarie repubblicane potrebbero diventare una gara vera, aspra e dall’esito non scontato. Trump, invece, pensava di poter passeggiare verso la nomination, risparmiando le risorse finanziare da concentrare nella sfida finale con Biden o chi per lui. «L’esule di Mar-a-Lago» dovrà misurarsi anche con l’establishment repubblicano di Washington. Stando ai primi calcoli, alla Camera ci potrebbero essere più «trumpiani», ma il gruppo maggioritario resterebbe quello dei conservatori tradizionali. La leadership dei senatori, poi, rimarrebbe nelle mani dell’inossidabile Mitch McConnell, da ultimo in pessimi rapporti con Trump. Bisognerà, quindi, vedere fino a che punto i repubblicani faranno da sponda a una lunga campagna elettorale aggressiva e distruttiva. Il mondo conservatore sta già lavorando a una linea alternativa, su due direttrici. Nel Congresso: negoziato legge per legge con Biden. Nel Paese: costruzione di un blocco unitario intorno a DeSantis per sbarrare la strada a Trump. Prima però i vertici e, soprattutto i finanziatori del partito, dovranno convincere tutti gli altri, da Mike Pence a Marco Rubio, a fare un passo indietro. Naturalmente in cambio di incarichi nell’Amministrazione, in caso di vittoria.