La Stampa, 10 novembre 2022
Intervista a Rafa Nadal
Il problema più grosso, per intervistare Rafa Nadal, può essere quello di trovare un posto per chiacchierare in pace, dentro la caotica pancia di un grande stadio. Come al solito, a risolvere il problema ci pensa lui, il campeon. «Ecco - dice spostando un paio di divanetti con le sue mani - possiamo sederci qui». Praticità, rapidità, iniziativa. Nadal al cento per cento.
Rafa, lei è il tennista, l’uomo che ha vinto più Slam nella storia, 22. Ha passato 209 settimane al n.1, conquistato quattro volte la Coppa Davis, 92 tornei e due ori olimpici. Le mancano solo le Finals: quanto vuole vincerle?
«Le Finals sono sicuramente un torneo importante, che per ora non ho avuto la possibilità di vincere. È la mia prima volta a Torino, il desiderio è grande, e sarebbe bello riuscirci in una situazione nuova. Ma sono abituato a pensare un giorno per l’altro, con la speranza di chiudere l’anno con buone sensazioni».
Ha ancora la chance di finire il 2022 da numero 1: a 36 anni e mezzo sarebbe un altro record.
«Voglio essere chiaro: non lotto più per il numero 1. L’ho fatto nel passato, sono riuscito ad arrivarci alcune volte e ne sono molto, molto orgoglioso. In questo periodo della mia carriera non punto però al numero 1, piuttosto a restare competitivo ad alto livello».
Federer si è appena ritirato: vedremo mai altre rivalità come la vostra?
«Non lo so, servono molte circostanze favorevoli. Noi siamo riusciti ad essere rivali in maniera molto positiva, sportiva, bella anche sul piano umano, qualcosa di speciale. Sono sicuro che ci saranno altre rivalità del genere. Ma dovranno passare molti anni…».
Sinner e Alcaraz saranno i prossimi?
«Sono due grandi tennisti, ma è presto per paragonarli a me e Federer. Le premesse sono buone, ma devono vincere ancora tanto. E non è giusto mettere loro pressione già da adesso».
È stato l’idolo di Alcaraz: gli dà ancora consigli o ormai è un avversario da temere?
«Chi sono io per dare consigli al numero 1 del mondo? Se Carlos ha qualcosa da chiedermi come collega, sono sempre disponibile. Ma ha un team che lo aiuta benissimo».
L’addio di Federer a Londra è stato commovente. In futuro vedremo lei e Roger in campo per una esibizione al Bernabeu?
«Chi lo sa. Di certo quando saranno finiti i lavori sarà uno stadio incredibile. Giocare lì sarebbe una grande emozione».
C’è chi sostiene che il suo futuro è da presidente del Real Madrid.
«Difficile. Sono un grande appassionato di calcio, ma non so se possiedo le capacità per fare il presidente, o se avrò l’opportunità o la voglia di provarci».
Che cosa si aspetta dal 2023, nel tennis e nella vita?
«Voglio continuare a giocare a tennis. Non so quanto durerà il sogno che è la mia carriera. Il 2022 è stato un anno buono ed emozionante, con grandi risultati, a livello personale difficile ma molto bello alla fine. Non so leggere nel futuro. Il piano è sempre lo stesso: essere felice, sentirmi realizzato quando gioco a tennis. Almeno fino a quando la fatica e il dolore fisico non supereranno la gioia e l’emozione di scendere in campo».
Con lei e Alcaraz in cima al ranking, la Spagna è sempre più caput tennis. Come lo spiega?
«Credo sia una questione di esperienza, conoscenza e passione per lo sport. Ci sono paesi con molto più potenziale economico del nostro, che organizzano uno Slam o un Masters 1000. L’Italia ha Roma, può investire in propaganda, ed ecco che nascono Berrettini, Sinner, Musetti. Lo stesso vale per il Canada con Auger-Aliassime e Shapovalov. Il denaro è importante per crescere i giovani, ma non è tutto. Per questo alla Spagna va riconosciuto un merito speciale».
Berrettini, Musetti e Sinner: vinceranno uno Slam?
«Sinner è stato a un punto dal farcela: il matchpoint con Alcaraz nei quarti degli Us Open. Se ci fosse riuscito, sono convinto che il favorito sarebbe stato lui. Ma lo sport è fatto così. Matteo purtroppo ha sofferto molti infortuni, Musetti ha fatto un passo avanti importante nella seconda parte della stagione. Credo che uno di loro vincerà uno Slam, ma non so se sarà l’anno prossimo»
Musetti gioca il rovescio a una mano: un vantaggio o uno svantaggio?
«Non credo sia uno svantaggio: non lo è stato per Federer e Wawrinka. Per vincere gli Slam bisogna essere molto forti, sia se giochi a una mano sia se giochi a due».
Federer ha promesso che rimarrà nel tennis. Vale anche per lei?
«Il mio futuro sarà sicuramente dentro lo sport. Ci sono altre cose nella mia vita, ma io amo lo sport. Ho una accademia di tennis importante, che sta crescendo, e altri motivi per rimanere nell’ambiente».
Anche come coach?
«Non dico di no, ma per il momento sono ancora un tennista. Ora ho un figlio, ed è un cambiamento importante, devo capire come influirà sulla mia vita privata e professionale. Quando smetterò, sarà un altro cambiamento. Vedremo quali saranno le mie ambizioni e le mie motivazioni».
Come va con i pannolini, li cambia lei a Rafa junior? Il suo amico Casper Ruud dice che non sta dormendo molto ultimamente…
«I pannolini li cambio, come no. E se dormo poco non importa, perché sono felice. La vita è fatta di cambiamenti, la cosa importante è sapersi adattare».