La Stampa, 9 novembre 2022
Il pasticcio Superbonus
Il caos sul Superbonus non ha fine. La misura al 110%, pensata per favorire l’efficientamento energetico degli immobili, è in attesa di una ristrutturazione da parte del Governo Meloni. Nel frattempo arrivano nuovi segnali che rendono ancora più incerte le prospettive per un mercato già in forte difficoltà. La novità è arrivata da Poste Italiane, uno dei maggiori operatori nell’acquisto dei crediti legati a questo super-incentivo. Sul proprio sito ha annunciato la sospensione dell’acquisto di nuove cessioni. «Il servizio di acquisto di crediti d’imposta ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 e s.m.i., è sospeso per l’apertura di nuove pratiche» è il messaggio per la clientela che stava cercando strade per poter accedere al Superbonus (e ad altri crediti d’imposta). Le porte restano aperte per le richieste già opportunamente avviate. «È possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione per quelle da completare».
Cosa sta succedendo? L’idea è che Poste sia in attesa di chiarimenti normativi. In realtà Poste aveva già chiuso un anno fa, nel dicembre del 2021. Subito dopo anche Cdp aveva girato i rubinetti. Allora lo stop di Poste riguardava soltanto le imprese. Adesso il blocco è arrivato anche per i privati che hanno crediti di minore entità, tra i 100.000 e i 150.000 euro. È il caso, per esempio, dei tanti condomini in attesa di procedere con le ristrutturazioni.
Il passo di Poste è un segnale negativo che rischia di pesare ulteriormente su un circuito che stava cercando di ripartire dopo i chiarimenti recenti dell’Agenzia che avrebbero dovuto «ammorbidire» i processi. Poste era uno dei pochi sportelli ancora attivi su questo fronte tra quelli del mondo bancario. UniCredit, che in questi mesi ha continuato a gestire caso per caso le pratiche esistenti, «sta valutando le soluzioni più idonee per arrivare quanto prima alla riapertura della possibilità di acquisto di nuovi crediti fiscali». Intesa Sanpaolo, all’opposto, di recente ha concluso accordi con Autotorino e con Sideralba per quasi 400milioni complessivi con l’obiettivo di ampliare la propria capacità fiscale. E fa sapere che sta procedendo con il Superbonus con particolare riguardo alle richieste caricate da tempo e a fronte di lavori già avviati.
Il caos in corso sta creando enormi difficoltà a migliaia di imprese che si ritrovano con i cassetti fiscali pieni di crediti legati al Superbonus che però non possono esigere perché nessuno li compra. Il risultato è che non riescono più a pagare fornitori e lavoratori, con grande incertezza per un comparto che, nei mesi scorsi, ha rappresentato un motore per la crescita del Paese.
In questo contesto, i costruttori denunciano «una speculazione pazzesca» sul Superbonus e sui bonus edilizi. «Stiamo chiedendo da tempo lo sblocco di Cdp e Poste e di tutte le partecipate pubbliche, per dare un segnale di fiducia e per rimettere in moto il mercato» ha detto ieri la presidente di Ance, Federica Brancaccio, commentando la sospensione dell’acquisto dei crediti. Brancaccio denuncia come chi ancora acquista lo stia facendo a percentuali bassissime, sfruttando la «disperazione delle imprese»: se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora si arriva anche all’85%. «Chi compra specula» ha detto Brancaccio che ha aggiunto che senza un segnale «si faranno saltare migliaia di imprese». L’Ance chiede nell’immediato «un input del governo» e poi la convocazione di un tavolo con l’Abi, l’associazione delle banche, e le associazioni di categoria per trovare le soluzioni possibili.
La sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, assicura che il tema è sul tavolo e che a breve arriverà una proposta per «semplificare e razionalizzare» la misura. Una delle opzioni per aumentare la capacità fiscale delle banche potrebbe essere quella suggerita da Federico Freni, sottosegretario all’Economia anche nel governo Draghi: allungare da 5 a 7 anni il periodo per "scontare" il credito. In alternativa, senza allungare la durata temporale, si potrebbero applicare dei coefficienti di compensazione che consentano alle banche di ricominciare a comprare.