Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  novembre 09 Mercoledì calendario

I REPUBBLICANI COME UN DISCO ROTTO: GIÀ MINACCIANO RICORSI E ACCUSE DI FRODI ELETTORALI SULLE MIDTERM, ANCHE SE STANNO VINCENDO. TRUMP: “STA ACCADENDO LA STESSA COSA CHE SUCCESSE NEL 2020?” - RUDY GIULIANI: “SE NON AVREMO I RISULTATI IN 8 ORE, INTERROGATEVI SUL PERCHÉ. IO LO FARÒ” – L’OBIETTIVO È FAR APPARIRE IL SISTEMA ELETTORALE INAFFIDABILE E ALZARE LA TENSIONE. OBIETTIVO RIUSCITO: CI SONO STATE PIÙ DI MILLE DENUNCE TRA AGGRESSIONI E MINACCE AGLI SCRUTATORI. NEL CONTEMPO, ARRIVERANNO IN CONGRESSO UNA MAREA DI PARLAMENTARI NEGAZIONISTI, CHE IMPANTANERANNO BIDEN PER DUE ANNI A SUON DI INCHIESTE -

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera” «La Francia ha avuto i risultati delle elezioni in 8 ore. Se in America non li avremo in 8 ore, interrogatevi sul perché. Io lo farò». Rudy Giuliani, che due anni fa fece di tutto per far passare la tesi di una vittoria fraudolenta di Joe Biden, venendo smentito ovunque dai certificatori del voto e dai giudici (spesso repubblicani), lancia un’altra offensiva: per trasformare le midterm in elezioni-spazzatura usa lo stesso registro di insinuazioni e accuse.

Gli replica, ritenendolo in malafede, il supervisore della contea di Maricopa, la maggiore dell’Arizona, Bill Gates (omonimo del fondatore di Microsoft), anche lui repubblicano: «Non avremo i risultati finali in poche ore. Negli Stati in bilico ci vorranno giorni. Solo chi non sa come funziona il nostro sistema, chi non conosce le regole, può pensare che uno scrutinio prolungato sia di per sé sospetto». Parole che non scoraggiano i trumpiani: hanno già presentato 100 denunce nei tribunali rispetto alle 70 della vigilia del voto 2020, e stanno riproponendo, rafforzata, la stessa strategia del discredito sperimentata due anni fa.

Tre gli obiettivi: 1) Far apparire il sistema elettorale inaffidabile, anche in caso di vittoria repubblicana. 2) Portare in Congresso molti parlamentari «negazionisti» pronti a lanciare inchieste a raffica per mettere alle corde Biden, per loro presidente grazie a una frode, con tanti saluti alla governabilità (per questo è ridicola la tesi di Elon Musk per il quale un Congresso a guida repubblicana sarebbe una medicina contro gli estremismi tanto di destra quanto di sinistra). 3) Prepararsi a manipolare il risultato delle presidenziali 2024 qualora l’esito delle urne fosse infausto.

Due anni fa governatori e segretari di Stato anche repubblicani rifiutarono di alterare l’esito delle urne (gli 11.780 voti che Trump cercava in Georgia per prevalere su Biden). Non deve più succedere: oggi 15 candidati governatori e 11 aspiranti segretari di Stato repubblicani sono stati reclutati tra i «negazionisti».

Una trama per nulla nascosta: avendo convinto la maggioranza dei conservatori che «Dio è con noi e ci ha dato una missione» e che i democratici sono il male assoluto, non c’è bisogno di andare troppo per il sottile. Jim Marchant, che oggi può diventare segretario di Stato del Nevada (il funzionario che certificherà il voto del 2024) promette che «quando la nostra coalizione di segretari verrà eletta nei vari Stati, aggiusteremo l’America e Trump tornerà presidente».

2 - MIDTERM, DONALD TRUMP: "STA ACCADENDO DI NUOVO", UN'ACCUSA TERRIFICANTE Da www.liberoquotidiano.it

C’è grande attesa per i risultati ufficiali delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, le cosiddette midterm, con cui si testa la popolarità del presidente Joe Biden e del suo partito e con cui si rinnovano, soprattutto, la Camera e un terzo del Senato, oltre che diversi governatori di Stato.

 Eppure, a distanza di poche ore dalla chiusura dei seggi elettorali (la Camera passa ai repubblicani, ancora in bilico il Senato) l’ex presidente Donald Trump agita già i primi sospetti di brogli, così come fece due anni fa quando sosteneva - e continuano a sostenerlo tuttora - che le elezioni fossero state truccate e quindi la vittoria di Joe Biden non legittima.

"Sta accadendo la stessa cosa che successe nel 2020 con i brogli elettorali?", ha chiesto Trump ai suoi seguaci sulla piattaforma Truth. "Stanno dicendo che circa il 20% delle cosiddette macchine elettorali nella contea di Maricopa non stanno contando i voti che sono stati inseriti, solo in aree repubblicane? Wow! Kari Lake, Blake Masters e tutti gli altri sono grandemente danneggiati da questo disastro. Non lasciamo che questo accada, di nuovo!!!". Il riferimento di Trump è ad alcuni problemi tecnici che si sono verificati nelle contee di Maricopa e Detroit, ovvero in due degli Stati chiave considerati in bilico tra democratici e repubblicani, Arizona e Michigan.

Così l'ex presidente invita gli elettori dei governatori da lui sostenuti a protestare. "Il voto per procura a Detroit - prosegue - non va per nulla. La gente si presenta per votare e si sente rispondere “spiacenti, avete già votato”. Contestate, contestate, contestate". Intanto, alcune organizzazioni indipendenti confermano l'esistenza di problemi tecnici nelle due aree. Nella contea di Maricopa circa il 20% dei 223 seggi stanno registrando un problema con le macchine responsabili della lettura delle schede elettorali. Situazione analoga anche a Detroit.



3 - MINACCE AGLI SCRUTATORI E TENSIONE AI SEGGI IL VOTO SEGNATO DALL'ODIO Estratto dell’articolo di Anna Lombardi per “la Repubblica”

[…] Nelle ultime settimane - segnate pure dall'attacco con martello contro Paul Pelosi, marito della Speaker della Camera Nancy ad opera di un negazionista del voto - ci sono state oltre mille denunce in 16 stati diversi. In cima, quelli dove i risultati contano di più: Arizona, Georgia, Pennsylvania.

Nel mirino funzionari, presidenti di seggio, semplici scrutatori. Fotografati e insultati sui social, indirizzi e targhe delle auto, resi pubblici per intimidirli e i loro nomi pubblicati pure su deliranti blog complottisti, dove li si accusa di essere agenti del "deep state", lo "stato nello stato" di cui Donald Trump sarebbe il nemico numero uno.

Coi casi più clamorosi registrati nella contea di Maricopa, Arizona, quella che nel 2020 assegnò la vittoria cruciale a Joe Biden, assicurandogli la Casa Bianca, il cui voto fu lungamente contestato dagli uomini di Trump. Qui le prime provocazioni sono iniziate ad agosto: quando durante le primarie miliziani circondarono armati gli uffici elettorali. Da allora le minacce non sono mai cessate: e molti lavoratori a contratto hanno preferito cambiare mestiere. […]