La Stampa, 8 novembre 2022
Nuovo cinema Sangiuliano
«Basta con i fondi dati solo ai film di sinistra. Chiederò alla Rai di fare una fiction sulla vita di Indro Montanelli e su quella di Oriana Fallaci». Ciak, si giri: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si veste da regista e chiede a viale Mazzini di cambiare soggetto, allargare l’inquadratura e dedicare delle serie tv a due personaggi molto cari alla destra. Dimenticando che già sette anni fa la Rai mandò in onda una serie sulla giornalista fiorentina, L’Oriana. Pd e Sinistra Italiana non ci stanno: «Vuole fare il Minculpop», insorgono.
In un’intervista al Giornale, Sangiuliano se la prende con «l’egemonia gramsciana della cultura». È ora di cambiare trama e sceneggiatura, aggiunge ai microfoni di Radio Capital: «La Rai ha fatto una fiction sul "sindaco dei migranti" Mimmo Lucano, ma non su Oriana Fallaci, Indro Montanelli o Luigi Pirandello. Questo la dice lunga». La memoria, però, inganna. «Gennaro Sangiuliano dice che la Rai deve fare una fiction su Oriana Fallaci senza sapere (anche) che la Rai ha già fatto una fiction su Oriana Fallaci. La cultura in buone mani», ironizza su Twitter Luca Bizzarri, attore e fino a un mese fa presidente della fondazione Palazzo Ducale di Genova. Si tratta della miniserie L’Oriana, andata in onda nel febbraio 2015: due puntate con protagonisti Vittoria Puccini e Vinicio Marchioni, non un grande successo di critica né di ascolti.
Sangiuliano solleva anche il problema dei soldi, crediti che in questi anni il ministero della Cultura ha fatto arrivare a troppe pellicole «di sinistra». Per il ministro, ex direttore del Tg2, «l’erogazione di questi fondi è stata assolutamente unilaterale: si finanziavano film che fossero coerenti con una certa narrazione culturale della società italiana, della nazione e del mondo. Io, invece, voglio una cultura plurale. Bisogna rompere la cappa. Tutti devono avere pari dignità di esprimersi: non voglio sostituire a un’egemonia di sinistra un’egemonia di destra con un’operazione sostitutiva, ma voglio aggiungere». A onor del vero la maggior parte dei benefici fiscali previsti dalla legge Franceschini del 2016 viene riconosciuta in modo automatico ai produttori di film, senza alcuna valutazione del ministero. Si tratta di oltre il 92 per cento dell’intero Fondo cinema, quasi 2 miliardi di euro in 7 anni. Il resto va alle cosiddette opere difficili o per i giovani autori.
Francesco Verducci, senatore del Pd, parla di «inquietante invasione di campo. Il governo non dice alla Rai cosa deve fare. La Rai ha la sua autonomia e indipendenza. Sangiuliano viene dalla Rai, dovrebbe saperlo». Per Mauro Berruto, deputato e responsabile Sport della segreteria del Pd, è una «dichiarazione agghiacciante: come si fa a parlare di cultura di destra o di sinistra? Sembra il Minculpop. Ma non mi sorprende, in queste prime battute la destra ha fatto la destra: il tetto al contante, i rave, i migranti trattati come barbari. Polpette date in pasto a chi aveva la bava alla bocca in campagna elettorale. Un bel biglietto da visita». Al segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni il nuovo palinsesto non piace affatto: «Siamo già molto oltre il limite della decenza, queste cose le faceva il Minculpop ai tempi del fascismo. Ci sarebbe da ridere se non fosse grave. E poi L’Oriana ce la siamo già sorbita. . .». Ma L’Indro o Il Luigi ancora no.