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 2022  novembre 08 Martedì calendario

Chi è Flavia Carlini

Se non sai chi è sei vecchio. O vecchia. Se invece lo sai è perché ti è apparsa sul telefono parlando di Giorgia Meloni, dei diritti civili o di altri argomenti che comunque hanno a che fare con la politica e il sociale. Si chiama Flavia Carlini, ha 26 anni, e tradisce la sua origine napoletana solo quando pronuncia poche parole. Per il resto non sembra avere inflessioni dialettali e la sua esposizione è veloce, chiara, precisa, qualità che le hanno permesso di crescere in modo esponenziale su Instagram e su TikTok: prima della campagna elettorale aveva poche migliaia di follower, adesso ne ha circa 300mila tra Instagram e TikTok e alcuni suoi video hanno raggiunto le 2 milioni di views. Da settembre è ospite fissa a Non è l’Arena, il programma su La7 condotto da Massimo Giletti, sta per uscire il suo podcast per Chora Media e sicuramente, tra poco, pubblicherà un libro. Il target? La fantomatica, inafferrabile generazione Z. Flavia, insomma, è the next big thing dell’informazione italiana. I suoi detrattori le rimproverano di non essere abbastanza preparata su determinati argomenti, di mettere in scena solo ed esclusivamente dei monologhi e di non accettare né le critiche né un confronto dialettico. Ora però è qui davanti a me, distesa su un divanetto. Addosso ha una giacca di pelle e la sicurezza che la contraddistingue nonostante l’età e che per molti viene scambiata per supponenza e presunzione. «In realtà mi preparo in modo maniacale e so quello che dico. Semplificazione non vuol dire superficialità ma accessibilità». Questa è la prima intervista che rilascia. E durante tutta l’intervista per ogni parola che la prevede si preoccupa di citare sia la desinenza maschile sia quella femminile.
Premessa: tutte le domande che ti farò le avrei fatte anche se fosti stata un uomo.
«Ok».
Chi sei?
«Fondamentalmente sono una che si è rotta un po’ le palle del sistema che ci circonda tutte e tutti e che quindi sta provando in qualche modo a cambiare l’idea di come il mondo viene percepito, perché a partire dall’idea di come il mondo viene percepito si può cambiare il mondo stesso».
Più terra terra?
«Una che fa casino, una che apre gli occhi».
Ti hanno definito influencer o tiktoker. Quanto ti dà fastidio questa cosa?
«Non è quello che faccio. Diciamo che la differenza è che magari per gli influencer o per le influencer i social sono l’obiettivo, mentre per me non sono altro che un mezzo per arrivare».
Una delle critiche che ti viene rivolta è che tu sei palesemente di sinistra.
«È un’accusa? Per me no. Io mi reputo di sinistra in quanto non mi viene in mente un ideale di sinistra a cui non aderisco, ma oggi c’è sicuramente una sinistra molto liberale che a me non piace. Se i diritti vengono attribuiti alla sinistra e non alla destra, mi sembra più un problema della destra».
In realtà anche la destra parla di diritti. Però ne parla in un modo che tu non apprezzi.
«Nel senso che non vuole far progredire l’Italia? Questo non è parlare di diritti».
Partiamo dal presupposto che possono essere migliorati ma che non siamo un Paese dove i diritti non ci sono.
«Dipende cosa intendi per diritti. Se intendi poter uscire di casa senza che ti sparino, certo: non viviamo più negli anni Venti».
Cosa intendi?
«Il problema è che con la Meloni ci sono tutta una serie di cose che ci possiamo scordare, anche il DDL Zan. Non penso, per esempio, che il governo voglia modificare o cancellare la legge 194, e l’ho chiarito già in molti miei video. Ma questo perché la 194 è profondamente imperfetta e alla destra sta molto bene che resti così. Quando alle manifestazioni si dice di non toccarla è un errore. La 194 va toccata, perché per come è fatta e per come viene applicata non tutela veramente il diritto all’aborto. Perché se poi in Liguria mi mettono gli sportelli antiabortisti negli ospedali e fanno sentire in colpa le donne che devono abortire, che poi per una questione psicologica si sentono mentalmente costrette a tenere un bambino, tu non hai detto che non le fai abortire, ma comunque hai fatto cambiare loro idea. La legge non vieta l’esistenza negli ospedali di questi sportelli, ma tu stai limitando il diritto puro d’aborto. Un diritto deve essere puro, se no non è un diritto».
Tu come pensi di poter influire sulla natalità di questo Paese, dato che anche i più neutrali dei sociologi individuano nel 2070 la data in cui nasceranno gli ultimi italiani?
«Mi è venuto da ridere perché quando mi hai detto come penso di influire sulla natalità ho pensato: in nessun modo, perché io i figli non li voglio».
Il problema c’è, però.
«Ma la gente non vuole fare figli perché pensa di non poterli mantenere. Perché le donne pensano di dove scegliere tra figli e carriera, perché dei genitori, soprattutto padri, pensano di non potersi godere la famiglia, perché c’è instabilità, perché i contratti a tempo indeterminato sono un miraggio, perché c’è stress. C’è tutta una società che non funziona».
E proprio per questo, forse, questa società ha deciso che a governare deve essere la Meloni. Tre cose che dovrebbe fare subito…
«Ritirarsi».
No, così non vale.
«Ci sono delle impellenze che dovrà affrontare per forza, come l’ondata Covid, la questione ucraina, le bollette».
Hai detto che dovrebbe ritirarsi. Perché invece non speri che in Italia finalmente ci sia un’alternanza di governi ogni cinque anni?
«Perché l’impostazione governativa di Giorgia Meloni per me è pericolosa. Spero faccia cose buone, ma se devo scegliere tra sperare che vada avanti e sperare che si ritiri, scelgo la cosa meno pericolosa».
Sei stata accusata pure di essere veggente.
«Non si tratta di esser veggenti, ma di guardare allo storico, alle impostazioni mentali delle persone. Si tratta di essere informati nei fatti. Vedi cosa hanno fatto nelle loro regioni».
Sì, ma governare una regione è diverso dal governare un Paese.
«Faccio un esempio personale. Io prima ricevevo degli insulti non gravi. Come ti spieghi che da quando ha vinto Fratelli d’Italia le persone con profili pubblici, non fake, si sono esposte tranquillamente per insultarmi e minacciarmi di morte? Il problema non è Giorgia Meloni in quanto tale. Il problema sono le persone più estreme che si sentono rappresentate dalla destra più estrema che c’è. E ho paura che questa porzione di popolo si senta legittimata a uscire allo scoperto e a fare cose che prima non faceva. C’è una legittimazione sovrastrutturale che mi spaventa. Mi spaventa il cartellone transfobico in mezzo alla strada, mi spaventa che ci siano più aggressioni transfobiche o omofobiche».
Però seguendo questo ragionamento, la destra non dovrebbe neanche presentarsi alle elezioni.
«Ma c’è destra e destra. Per esempio la destra di Berlusconi era una destra economica, capitalista, liberale che non ha mai detto che non ci devono essere diritti per gli omosessuali».
Ma quindi tu preferiresti un governo di Berlusconi piuttosto che…
«Non mi mettere in bocca parole che non dirò mai. Berlusconi, la P2, scherziamo? Però sto dicendo che non è vero che non voglio nessuna destra alle elezioni, ma che c’è destra e destra. La destra di Berlusconi ha rovinato il Paese eh, chiariamoci. Ma non ha toccato i diritti civili».
Condividendo i tuoi video a dei giornalisti, alcuni mi hanno mandato una serie di domande. La più cattiva è arrivata da un giornalista di indiscussa area destra: «Ma lei non è la stessa che ha avuto un problema con la pillola? E adesso fa quella sui diritti a favore di quelli che vogliono dare la pillola in ambulatorio e mandare a casa subito le donne…».
«Questa domanda è ridicola. I diritti della società si devono basare sulla mia storia individuale? È chiaro che io mi batto per i diritti di tutte le persone, mica solo per i miei. Io mi batto per i diritti di tutte le persone, mi batto affinché la sanità sia all’altezza delle cose che propone. Non è che perché io stavo per morire con la pillola allora tutti quanti non devono avere la pillola. Si vede che questo è di destra».
La gente si preoccupa molto di te. Ti chiede come stai e tu rispondi che sei stressata. La tua salute precaria che cosa ti ha dato?
«Tanto. Non parlerei con te e con tutte le persone che vedo ogni giorno se non avessi avuto tutti i problemi che ho, perché mi hanno dato la capacità di capire che c’è qualcosa che non va nella società, nelle persone, nell’empatia, nelle relazioni umane. Se non avessi avuto queste – perché ne ho tante – malattie non sarei stata la persone che sono. E sinceramente la persona che sono ora è la cosa che più speravo di diventare da piccola. Io sono cambiata moltissimo quando stavo per morire a 18 anni per una trombosi. E poi tutte le malattie che ho avuto man mano si prendevano una parte di me e me ne restituivano un altro pezzettino. Tutto molto faticoso, stressante, debilitante, però senza non sarei stata così».
Ti va di parlare della tua endometriosi?
«Ho sempre saputo di averla, ma tutti mi dicevano che esageravo. Sui social se ne parlava sempre di più e dopo un anno e mezzo ho capito che si doveva andare da un ginecologo o una ginecologa specializzati in endometriosi. Nove mesi di lista di attesa e finalmente ho avuto la diagnosi. Capisci quanto tempo è passato da quando ho iniziato a soffrirne a quando ho avuto una risposta? È stato un trauma non vedersi riconoscere il dolore che provi quotidianamente. Ed è anche un trauma rendersi conto che le tue parole non bastavano perché nel momento in cui hai un foglio scritto in cui qualcun altro riconosce che hai l’endometriosi, le persone hanno improvvisamente quella premura che non hanno mai avuto prima».
Perché prima hai detto che non vuoi figli? È legato alla tua malattia?
«No, è legato a come sono come persona. Adesso non sento un istinto materno. Sto molto bene con me stessa e non sento di volere un’ingerenza esterna, perché un figlio è un’ingerenza alquanto importante. Io sto molto bene da sola».
Sai che questa espressione può attirare molte critiche.
«Che sto bene da sola?».
No: che un figlio è un’ingerenza.
«Ma se non ti cambia la vita un figlio, cosa te la dovrebbe cambiare? Come può attirare critiche una mia percezione personale? Vuol dire criticare le persone per come vivono la loro vita? Ben venga, capiamo chi abbiamo di fronte. Io non mi metto a giudicare le persone per come vogliono vivere la loro vita».
Perché non hai dichiarato per chi hai votato?
«Perché non è giusto influenzare centomila persone sulla base di mie personali considerazioni che magari sono sbagliate, perché nessuno sta dicendo che ho la verità in tasca. È stato un atto di giustizia civica».
Di sicuro non hai votato il PD da quello che dici.
«No. Riformare il Pd usando le stesse persone di prima mi sembra l’operazione di restyling dei cereali, quando cambi la scatola ma dentro i cereali restano gli stessi».
Hai votato il Movimento 5 stelle?
«Non lo dico».
Be’, sei totalmente a favore del reddito di cittadinanza…
«Sì. In Italia viene visto come se fosse l’avanguardia, quando in altri Paesi esiste da anni. Sicuramente va rivisto in vari aspetti. Innanzitutto ci sono famiglie e persone che non hanno accesso al reddito nonostante ne avrebbero diritto. O meglio, ne avrebbero diritto non secondo la normativa vigente, ma per le loro condizioni di vita. Penso a chi ha case di proprietà, a chi ha famiglie numerose. E poi ci sono dei controlli da fare».
Da dove arriva questa passione per la politica? C’è stato qualcuno che ti ha trasmesso l’interesse?
«No. I miei non sono particolarmente interessati alla politica. Mia madre è architetto e mio padre è partner di una società di consulenza. Ci sono arrivata attraverso i miei traumi, ho capito sulla mia pelle cosa vuol dire che il personale è politico, che le decisioni della politica influiscono sulla tua vita».
E tu che studi hai fatto?
«Cooperazione internazionale e sviluppo alla triennale e alla magistrale. Poi ho fatto un master breve in neuroprogettazione».
Ti sei licenziata dal posto fisso…
«Può sembrare una scelta eroica, ma è una scelta indotta dalla necessità fisica – perché stavo male con endometriosi e altre patologie che ho e non riuscivo a sostenere l’orario di lavoro che avevo, perché non ci sono tutele; ed è stata una scelta di frustrazione e di disperazione. Ero stanca di stare dietro alla scrivania. Ma io ho potuto licenziarmi perché avevo dei risparmi, perché i miei genitori mi supportavano, perché passavo delle giornate intere in ospedale».
Chi segui per aggiornarti?
«Leggo una cifra. Non sono d’accordissimo con tutto quello che dice, ma mi piace molto la rassegna stampa mattutina di Francesco Costa.. Mi piacciono i podcast di approfondimento. Per esempio Qui si fa l’Italia. Poi seguo gli attivisti e le attiviste delle bolle informative. Per esempio Cecilia Sala».
Leggi mai Libero o La Verità?
«No, mi risparmio questa agonia la mattina».
E non è un atteggiamento di chiusura poco sano?
«Lo leggo quando sono amareggiata e voglio essere ancora più amareggiata. Non dico neanche che fanno ridere perché non è una questione di cui ridere. Io conosco Libero e non sono d’accordo con quello che dice. Ma il problema non è la mia posizione, è proprio sbagliata la struttura a monte. Libero fa un’informazione più che faziosa, che mira a farti passare il fatto fazioso come un fatto vero».
Be’, però è un’abitudine che hanno anche altri giornali.
«Non sono come Libero. C’è una parvenza di impersonalità. Non è che ti modificano la notizia, anche se ti lasciano quel retrogusto di ciò che volevano far passare».
Tu, sui tuoi canali, parli solo di argomenti potenti. Ma quando hai voglia di leggerezza cosa fai?
«Non apro il cellulare. Stacco Instagram».
Hai mai guardato il Grande Fratello Vip?
«No».
L’isola dei famosi?
«No«.
Temptation Island?
«Non so nemmeno cosa sia».
La prima volta che hai fatto l’amore.
«Prossima domanda».
L’ultima?
«Prossima domanda».
Quali caratteristiche deve avere un uomo per attirare la tua attenzione?
«Deve essere interessato a quello che lo circonda. Non deve essere per forza come me, così accalorato sui temi che tratto. Però, per esempio, il mio ragazzo è molto interessato sulla questione della parità di genere. Interessato non vuol dire che ne parla sui social. Vuol dire che sa quello di cui io sto parlando e fa dei ragionamenti che a volte io non faccio. Mi offre una prospettiva nuova, non discriminatoria chiaramente, fresca, autentica. Non riesco a immaginarmi con una persona passiva o a cui la questione dei diritti non interessa proprio».
Sei mai stata vittima di stalking?
«Non mi piace questa domanda».
Hai mai tradito?
«No».
Hai mai avuto esperienza con altre donne?
«No».
La escluderesti per il tuo futuro?
«No».
Ti sei mai drogata?
«Le canne valgono?».
Andresti a cena con Grillo o con Bersani?
«Nessuno dei due».
Travaglio o Scanzi?
«Nessuno dei due».
Cosa pensi di Selvaggia Lucarelli?
«Ci sono dei momenti in cui apprezzo il lavoro che fa e dei momenti in cui penso che i modi in cui lo fa siano fallimentari. È una persona che non riesco a decifrare sinceramente. Non è una critica, non è un elogio. È un boh».
Ti innamoreresti mai di un uomo di destra?
«No».
Ci andresti mai solo a letto?
«No, Madonna. Ma mi devo imputridire?».
È sexy Draghi?
«Ma che domanda è? No…».
Chiudiamo così: dimmi qualcosa in napoletano stretto.
«E che t’aggia dicere?».