La Stampa, 8 novembre 2022
Piantedosi ne fa scendere alcuni ed altri no
Inutili finora gli appelli e i moniti internazionali. Il governo va dritto per la sua strada, anche se con molta cautela per schivare almeno qualcuna tra le critiche. Che la linea non sia cambiata, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi lo ha ribadito anche ieri: «Ci stiamo comportando con umanità ma fermezza sui nostri principi. In tal senso impronteremo le prossime azioni». L’umanità consiste nell’avere fatto sbarcare i cosiddetti fragili, i minori, e i nuclei familiari. Tutti gli altri, no.In questo modo, però, con una certa abilità, Piantedosi non può essere accusato di lasciare donne e bambini sul ponte di una nave da salvataggio. E si dimostra un duttile giocatore, in questa partita a scacchi con l’Europa e con la Germania, permettendo alla piccola “Rise Above”, un’altra nave umanitaria con 89 naufraghi a bordo, di dirigersi con tutte le autorizzazioni verso il porto di Reggio Calabria. Trattamento diverso, perché questa nave, anch’essa battente bandiera tedesca, non avrebbe violato la regola fondamentale, ovvero si è rapportata fin da subito con il centro di soccorso italiano. Per le due navi “Humanity 1” e “Geo Barents”, invece, pugno duro: la Capitaneria di Porto, che dipende dal ministero delle Infrastrutture, ossia Matteo Salvini, ha già prospettato ai comandanti una multa da 50 mila euro se non rispetteranno gli ordini e non lasceranno subito il porto con i migranti scartati, cioè il «carico residuo» stando alla terminologia del Viminale.La differenza di trattamento in fondo è una carta in più nella partita diplomatica che s’è aperta. Serve a dimostrare in Europa che il governo Meloni non rifiuta in toto gli obblighi della Convenzione sul Mare, ma solo nel caso di Ong troppo autonome. E infatti, parallelamente al braccio di ferro che va in scena nel porto di Catania, circa 500 migranti partiti dalla Libia – segnalati dal sito Alarm Phone, dopo tre giorni di navigazione – sono stati salvati al largo della Sicilia: in 250 sono stati portati ad Augusta, altri 220, soprattutto donne e minori, saranno trasferiti a Pozzallo.«Stiamo accogliendo – spiega dunque il ministro – anche altre navi che arrivano con eventi Sar (search and rescue, ndr). Non stiamo facendo mancare a nessuno l’assistenza umanitaria come ci viene internazionalmente riconosciuto». Quanto ai migranti rimasti a bordo delle due navi, e che protestano sempre più accoratamente per non essere scesi a terra, «sono costantemente monitorati dagli organismi competenti».Come andrà a finire, al ministero dell’Interno lo sanno già. È questione di giorni, ma alla fine scenderanno tutti. Non prima, però, di avere portato a casa qualche segnale di trattativa con i partner sui ricollocamenti e sulla questione giuridica della bandiera. La vera questione è questa e Piantedosi lo lascia anche capire. «Stiamo lavorando sia sui tavoli europei che nazionali».La disponibilità ad aiutare i più vulnerabili, insomma, lasciando gli uomini soli a bordo, considerati a priori come «migranti economici», gli serve a prendere tempo e premere su quell’altro tavolo. E il governo sapeva che avrebbe affrontato una tempesta mediatica in Italia e nel mondo: l’aveva messo in conto, ma ha calcolato che bisognava partire da subito con la fermezza.E se poi le navi umanitarie terranno duro, rifiutandosi di lasciare il porto, magari aspettando l’esito del ricorso al Tar del Lazio contro il permesso di ingresso a tempo e lo screening a bordo, tanto meglio. Il ministero dell’Interno avrà ottenuto l’effetto collaterale di tenere lontano dalla Libia due tra le principali navi da salvataggio che pattugliano quel tratto di mare. Ce ne sarebbe una terza, la norvegese Ocean Viking con 234 migranti a bordo, che finora è rimasta fuori dalle acque territoriali italiane. Non per paura, ma perché ha avanzato richiesta di sbarco oltre che all’Italia anche alla Grecia, alla Francia e a Malta. Sta lì in attesa di una risposta.Il brutto clima che si respira in Italia ha indotto intanto una Ong spagnola a fermarsi e vedere come finisce: la Salvamento Marítimo Humanitario, dei Paesi baschi, ha rinviato la partenza per il Mediterraneo per le «incertezze che ci sono in Italia sulle misure che potrebbe prendere il nuovo governo di estrema destra».