la Repubblica, 6 novembre 2022
Parla una delle ragazze che ha imbrattato il van Gogh
Ismaela Cavallin ha 24 anni, lunghi capelli biondi, l’accento di Bassanodel Grappa,unalaurea triennalein Scienze ambientali, ora studiaBiotecnologie. VenerdìaRoma conaltre tre ragazzedi Ultima Generazionehaimbrattato Il seminator e diVanGoghaPalazzo Bonaparte che oggi, dopo la ripulitura, torna inmostra.
Cosa significa questa protesta?
«È un’azione di disobbedienza civile non violenta perché miliardi di persone moriranno per le ondate di calore, la crisi idrica e alimentare».
L’arte cosa c’entra?
«A noi importa solo che si parli ogni giorno di emergenza climatica e se le opere d’arte hanno portato a farlo va bene così».
Ma perché imbrattare un dipinto?
«Trent’anni di petizioni, marce, attivismo non sono servite a nulla, bisogna agire subito davanti all’inazione dei governi, con ogni mezzo di disobbedienza necessario».
Cosa avete lanciato contro il Van Gogh?
«Zuppa di verdure. Avevamo i barattoli in borsa e nelle tasche».
E se aveste danneggiato l’opera?
«Era protetta da un vetro».
Perché lanciate salsa di pomodoro, zuppe, cibo insomma?
«Perché con l’emergenza climatica e la siccità il cibo non ci sarà più per nessuno. Siamo alle porte di una crisi alimentare devastante.
L’agricoltura ha già perso tre miliardi, colpita in maniera diretta dai cambiamenti climatici».
E allora non è uno spreco tirarlo il cibo?
«Un barattolo di minestra non è nulla in confronto agli sprechi che ogni giorno ci sono nella filiera alimentare e al cibo che va perduto con l’aumento della siccità e della crisi idrica. Il nostro è un gesto simbolico».
Perché ve la siete presa proprio con “Il seminatore” e Van Gogh?
«Per la correlazione tra le sue opere che hanno un richiamo al mondo agricolo e la drammatica crisi alimentare che ci sta investendo.
Stiamo rischiando di perdere moltissimo raccolto, lo perderemo e ne abbiamo già perso. I quadri nonvengono scelti a caso».
Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ambientalista di lungo corso, ha detto a “Repubblica” che le zuppe di piselli dovreste lanciarle nelle ciminiere delle centrali a carbone.
«La cosa più giusta da fare non sono le critiche ma unirsi alla resistenza civile: invito anche a lui a venire con noi, è l’unica soluzione efficace. Imetodi per praticare la disobbedienza sono molti e vari, facciamo anche lo sciopero della fame, venga con noi e possiamo parlarne insieme».
Con cosa vi incollate le mani ai muri dei musei e alle cornici dei quadri?
«Colla liquida, per restare lì e fare resistenza passiva».
Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è “vandalismo”.
«Non è stato fatto nessun danno all’opera. È assurdo che sia scandaloso il nostro gesto mentre nessuno si scandalizza del fatto che non sapremo più dove vivere, cosa mangiare, cosa bere. Nessuno si scandalizza di essere davanti alla più grande catastrofe che l’umanità abbia mai dovuto affrontare».
Siete state denunciate e se il quadro fosse stato danneggiato avreste rischiato una pena da 2 a 4 anni. Vi importa?
«Ci prendiamo le nostre responsabilità. Facciamo queste azioni perché crediamo sia enormemente più grave di una denuncia non farle. Rischiamo noi per non rischiare tutti qualcosa di assai più grande e drammatico».
Cosa chiedete?
«Il blocco immediato della riapertura delle centrali a carbone e delle trivellazioni per il gas in Italia e almeno venti gigawatt di nuova potenza eolica che porterebbe anche nuovi posti di lavoro».
Quando vi fermerete con le azioni sui quadri e i blocchi stradali?
«Quando verremo ascoltati. La vita nostra e dei nostri figli dipende dall’azione dei governi».
Le vostre proteste vengono considerate divisive, si parla più del quadro imbrattato che dei vostri obiettivi. Vi ponete il problema del consenso?
«Il nostro obiettivo non è piacere alle persone. Non abbiamo più tempo per sensibilizzarle. Ma è vero: per essere più incisivi dobbiamo essere di più. Invito chiunque, lei, i lettori, a unirsi alla resistenza civile».
Quanti siete in Ultima generazione?
Non saprei dirlo, ci sono persone di tutte le età con studi e professioni diverse. Io, ad esempio, non ho una storia di attivismo alle spalle e anche ora non mi definisco attivista: sono una persona normale che fa il suo dovere di cittadina giustamente preoccupata per il futuro del pianeta».
Perché bisognerebbe seguirvi?
«Perché non c’è più altro da fare».