1 - L'AUDIT TIM E L'AFFARE DAZN: "SPESI 80 MILIONI IN PIÙ", 7 novembre 2022
ANDREA PEZZI, UN MISTERO ITALIANO - "CONSIGLIORI" DI VIVENDI IN ITALIA E MOLTO VICINO AL PRESIDENTE DE PUYFONTAINE, “L’ONTOPSICOLOGO” PEZZI E' ACCUSATO (MA LUI HA SMENTITO) DI AVER GIOCATO UN RUOLO NELLA PARTITA TIM-DAZN (CHE PER TIM E’ STATO UN BAGNO DI SANGUE: PERDITE DA 500 MILIONI IN TRE ANNI) - I RAPPORTI RENZI E IL MILIONE E MEZZO DI EURO INCASSATO COME PARCELLA QUANDO VIENE INCARICATO DA VIVENDI DI MEDIARE CON BERLUSCONI DOPO L’ASSALTO DEI FRANCESI A MEDIASET… - LA REPLICA DI ANDREA PEZZI -
"La crescita del fatturato di Mint, come per ogni startup, va inserita nella crescita del fatturato del gruppo, che passa da 31 milioni di euro nel 2019 a 43 milioni l'anno successivo (non 54 come avete scritto, purtroppo). È una crescita importante e di cui sono fiero. Ma parlare della sola crescita di Mint non tiene conto dello spostamento di alcune attività da una società all'altra dovuta proprio alle innovazioni tecnologiche apportate da Mint. Per quanto riguarda il mio ruolo di consulente per Vivendi e di fornitore in Tim è utile sottolineare che per verificare la compatibilità ho chiesto alla Compliance interna di Tim e avuto il loro via libera. Ma, lo ripeto, le mie attività con Tim erano iniziate diversi anni prima tramite un altro fornitore.
Infine sugli investitori e il loro presunto ruolo nella crescita dell'azienda grazie alle loro eventuali relazioni politiche ci tengo a chiarire che gli investitori citati sono stati soci finanziari senza ruoli operativi e il successo della tecnologia è stato determinato dalla qualità della soluzione che consente di ottimizzare gli investimenti pubblicitari e risparmiare. Per questo è particolarmente utile soprattutto alle grandi aziende e per questo abbiamo lavorato con grandi player. A tal proposito è utile ricordare che Mint lavora con oltre trenta aziende in tutto il mondo e non solo in Italia".
1 - L'AUDIT TIM E L'AFFARE DAZN: "SPESI 80 MILIONI IN PIÙ" Estratto dell’articolo di Lorenzo Vendemiale per “il Fatto quotidiano”
Nell'ultimo anno di campionato […] sono andati perduti anche milioni, un'ottantina per la precisione, dalle casse di Tim, che avrebbe pagato molto più del previsto l'intesa con Dazn. È una delle rivelazioni dell'inchiesta di Giorgio Mottola sul colosso della telefonia italiana, che andrà in onda domani sera su Rai3 nella prima puntata della nuova stagione di Report.
Bisogna riavvolgere il nastro al febbraio 2021 quando, in piena asta per i diritti tv, Dazn invia una lettera riservata alla Lega Serie A dove spiega che la sua offerta è affidabile anche per la presenza di Tim come partner tecnologico e finanziario.
Quel documento sposta gli equilibri della partita contro Sky: è proprio la garanzia di Tim a convincere i patron indecisi a rompere con la pay-tv. Poche settimane dopo, l'assemblea voterà a larga maggioranza per l'offerta faraonica di Dazn, 840 milioni a stagione, 2,5 miliardi in tre anni. La Serie A dal 2021 al 2024 va in streaming, a Sky restano le briciole.
La lettera svelava anche la proporzione dell'apporto di Tim […] Cioè circa 340 milioni l'anno, un miliardo totale, e in effetti queste sono le cifre di cui si è parlato fino ad oggi.
Invece un audit interno, non pubblico, sostiene che la somma realmente sborsata sarebbe di circa 410-420 milioni, ben più del 40% dichiarato. Cosa dovrebbero significare questi 80 milioni di differenza? Se non altro che Tim in realtà ci è cascata più del previsto […]
[…] Avrebbe giocato un ruolo centrale Andrea Pezzi, consigliori di Vivendi in Italia, che pur negando, a Report ha raccontato di un incontro in sede con l'ex ad di Tim Luigi Gubitosi, e quello della Serie A Luigi De Siervo, in cui gli fu chiesto cosa ne avrebbe pensato Vivendi.
[…]il business plan parlava di 1,8 milioni di nuovi contratti, si sono fermati a quota 550mila, per colpa dei problemi di trasmissione di Dazn e della condivisione dell'account permessa dalla App. […]
Tim ha segnato una perdita complessiva da mezzo miliardo sui tre anni […] tanto che ha fatto di tutto per uscirne il prima possibile, rinunciando in estate all'esclusiva e ottenendo uno sconto da Dazn (si parla di 100 milioni in meno l'anno). […]
2 - DAL GIGLIO MAGICO AGLI AFFARI TIM L'ASCESA RECORD DI ANDREA PEZZI Estratto dell’articolo di Marco Franchi per “il Fatto quotidiano”
Nei prossimi mesi il governo Meloni potrebbe trovarsi a discutere della strategica partita delle rete unica anche con un ex conduttore televisivo, ex socio di Berlusconi e di uno dei finanziatori di Renzi, che oggi fa affari d'oro con Tim.
È il quadro svelato dall'inchiesta di apertura della nuova stagione di Report, in onda stasera su Rai3. Il protagonista è Andrea Pezzi, ex veejay di Mtv a fine Anni 90 che si è reinventato imprenditore.
Dopo la collaborazione con Infront, multinazionale dei diritti televisivi, dove ha saldato il rapporto con l'attuale ad della Lega Calcio Luigi De Siervo, oggi Pezzi è l'uomo di fiducia dell'azionista di maggioranza di Tim, Vivendi, e del suo presidente, Arnaud De Puyfontaine […]
[…] Pezzi […] guida comunque una società il cui fatturato è passato nel 2020 da 100mila euro a 54 milioni, di cui 28 arrivano da Tim che gli ha affidato diversi contratti, tra cui l'esclusiva della pubblicità digitale (5 milioni l'anno per 5 anni). In pratica è advisor di Vivendi, ma al contempo fa affari milionari con Tim di cui Vivendi è primo azionista.
[…] Secondo Report, nell'autunno 2018, in piena guerra per il controllo di Tim con i francesi contro la Cassa depositi e prestiti e il fondo Elliott, Pezzi - che nega - avrebbe aiutato De Puyfontaine a incontrare il vertice dei servizi segreti con l'intermediazione di un politico del centrodestra.
L'inchiesta ne ricostruisce l'ascesa, incrociata con alcuni degli uomini vicini a Matteo Renzi. Nel 2015, Vivendi sale oltre il 20% di Tim diventandone primo socio. Il governo Renzi non intralcia l'operazione, De Puyfontaine elogia il fiorentino come un faro dell'europeismo. […]
Quell'anno, la carriera imprenditoriale di Pezzi svolta. Nella sua Mint, che si occupa di pubblicità digitale, entra Davide Serra, fondatore di Algebris e finanziatore della prima ora di Renzi.
Segue la Seven Capital Partners, di cui fanno parte Francesco Bianchi, fratello di Alberto (presidente della fondazione Open, l'ex cassaforte politica renziana), e Fabrizio Landi, finanziatore di Open poi nominato da Renzi nel cda di Leonardo.
Mint ottiene importanti appalti nel settore della pubblicità online con partecipate dallo Stato: 4,5 milioni da Enel (nel cui cda sedeva all'epoca Alberto Bianchi), 100mila euro da Poste Italiane e, soprattutto, Tim. Nel 2021, incassato il contratto con Tim, Seven Capital vende le quote a un fondo francese e realizza una ricca plusvalenza.
Nel 2016 Renzi cade, il governo Gentiloni cambia atteggiamento. Bollorè prova l'assalto a Mediaset […] Pezzi […] viene incaricato da Vivendi di mediare con Berlusconi con una parcella da 1,5 milioni.
Deve la conoscenza dell'ex Cavaliere all'amica Deborah Bergamini, forzista, sottosegretaria con Draghi e una delle figure chiave di Fininvest negli anni 2000, quando il Biscione investiva nella società di Pezzi "Ovo" attraverso la lussemburghese Trefinance.
Per Fininvest fu un bagno di sangue: ne uscì nel 2011 con perdite di 7 milioni. Bergamini sarebbe stata anche elemento di contatto tra Pezzi e De Puyfontaine, in quegli anni responsabile di Mondadori in Francia.
Report rivela anche i rapporti dei due con l'ontopsicologia, controversa dottrina inserita nel '98 tra le nascenti sette. Il guru era l'ex prete francescano Antonio Meneghetti, che Pezzi porta su Rai2 nel 2006 in una puntata del suo programma Tornasole. In quell'anno Pezzi e Meneghetti sono invitati d'onore al Congresso dei Circoli del Buongoverno di Marcello Dell'Utri, da poco condannato in primo grado a 9 anni e mezzo per concorso esterno in associazione mafiosa.