7 novembre 2022
“I TESTAMENTI NON SOLO VALIDI” - MARGHERITA AGNELLI SOSTIENE CHE L’EREDITÀ MILIARDARIA DELLA MADRE, MARELLA CARACCIOLO, VADA REDISTRIBUITA: RITIENE CHE LE SPETTINO NON MENO DI 2 MILIARDI, OVVERO LA META’ DELL’INTERO PATRIMONIO DI MARELLA - IN QUESTA NUOVA GUERRA DI SUCCESSIONE, PER DARE ANCORA PIÙ FORZA ALLE PROPRIE RIVENDICAZIONI, MARGHERITA HA COINVOLTO QUATTRO DEI CINQUE FIGLI AVUTI DA SERGE DE PAHLEN - JOHN, LAPO E GINEVRA ELKANN PERDEREBBERO 800 MILIONI, SCENDENDO A 500 MILIONI A TESTA, CIOÈ LA STESSA QUOTA SPETTANTE AGLI ALTRI CINQUE -
Estratto da “Agnelli Coltelli”, di Gigi Moncalvo (ed. Vallecchi), pubblicato da “La Verità” Margherita oggi è ancor più scatenata che in passato anche se, limitatamente alla propria posizione, ha tratto grossi benefici anche dalla morte di sua madre grazie al venir meno dell'usufrutto di cui Marella godeva su molti beni. Questo valore aggiuntivo è valutato in quasi 2 miliardi. In sostanza si tratta della stessa cifra che lei reclama, per legge pari al 50% dei beni lasciati dalla madre, anche se l'ha esclusa dal testamento.
La figlia ritiene infatti che le spettino non meno di 2 miliardi di euro dei 4 cui ammonta il patrimonio di Marella. [...] Non solo, ma Margherita si riserva di conoscere e calcolare anche il valore delle donazioni fatte in vita da Marella ai tre nipoti per vedere se sia stata superata la quota disponibile della defunta.
Nel caso lo sia stata, come appare da molti atti ante-mortem, chiede che venga aumentata la somma cui lei ha diritto e, di conseguenza, ridotte quelle lasciate a John, Lapo e Ginevra. [...] Margherita, proprio per questo insieme di ragioni, attuali e passate, ha impugnato tutti e tre i testamenti di sua madre. [...] In questa nuova guerra di successione, per dare ancora più forza alle proprie rivendicazioni, Margherita ha coinvolto quattro dei cinque figli de Pahlen: anche Pietro, Anna, Sofia e Tatiana (eccetto Maria) sono dunque entrati nella contesa contro John, Lapo e Ginevra Elkann con la stessa motivazione della loro madre: «I testamenti non sono validi».
LE IPOTESI DI SUCCESSIONE Secondo le volontà della nonna, ai tre eredi da lei indicati spettano 1,3 miliardi di euro a testa (cioè un terzo di 4 miliardi). Se gli altri fratelli de Pahlen riuscissero a insinuarsi nella successione, i tre Elkann perderebbero 800 milioni, scendendo a 500 milioni a testa, cioè la stessa quota spettante agli altri cinque (diventerebbe difficile escludere Maria poiché è nipote a pieno titolo anche se non ha chiesto di invalidare il testamento). Ma c'è un'ulteriore ipotesi.
Qualora Margherita vedesse riconosciuto il suo diritto ereditario, la massa successoria dovrebbe essere divisa per due: il 50% (cioè 2 miliardi) alla figlia, il restante 50% agli otto (o tre) nipoti. In tal caso ci sarebbero da spartire 2 miliardi tra i nipoti: 250 milioni per ciascuno. In sostanza la quota spettante a ciascuno dei tre Elkann che oggi è di 1,3 miliardi (o della metà se venisse riconosciuto valido il diritto successorio della loro madre) potrebbe ridursi scendendo di 800 milioni, oppure di più di un miliardo di euro a testa, rispetto alla quota attuale. Si tratta di un'ipotesi di non facile realizzazione.
Se il testamento venisse invalidato, Margherita potrebbe ottenere la metà, ma poche sarebbero le possibilità per i cinque nipoti esclusi, dato che la defunta non li ha nominati eredi. A meno che il tribunale non sia di diverso avviso. [...] In ogni caso, i figli de Pahlen, secondo i loro conteggi, reclamano almeno 1,1 miliardo. Se le richieste fossero accolte, l'impatto non sarebbe trascurabile sulle società di famiglia prima fra tutte la Dicembre, vertice di un impero da 30 miliardi.
LE MOSSE DEGLI ELKANN Con una tale posta in gioco di denaro e di potere, i colpi di scena giudiziari non finiranno presto, poiché i tre eredi Elkann non sono rimasti a guardare e vogliono a tutti i costi scongiurare il pericolo di veder scendere il loro miliardo e 300 milioni iniziale fino a 500 milioni o, nell'altro caso, a 250.
Per questo, nel 2020, hanno avviato una causa civile a Torino chiedendo al tribunale di condannare la loro madre «al risarcimento del danno patrimoniale, reputazionale e non patrimoniale patito». Secondo i tre figli nati da Alain Elkann, Margherita ha arrecato loro un duplice danno: con gli accordi che aveva sottoscritto con Marella, in particolare il patto successorio in cui rinunciava ai suoi diritti ereditari, Margherita ha danneggiato i suoi eredi (tutti gli otto figli) senza pensare alla propria futura successione, ma soltanto per ottenere beni, denaro e opere d'arte che probabilmente i tre figli Elkann non erediteranno mai da lei.
L'accordo del 2004, secondo John & C., è andato e andrà quindi solo a vantaggio dei cinque figli de Pahlen. Per quanto riguarda il danno «reputazionale e non patrimoniale» lamentato dai tre Elkann, fanno fede, secondo loro, tutte le controversie, polemiche, campagne di stampa che ritengono siano state condotte dalla madre a detrimento della loro onorabilità.
In futuro, si potrebbe addirittura verificare il caso che i tre figli Elkann, quasi certamente esclusi dal testamento di Margherita, decidano di impugnarlo e chiederne l'annullamento pretendendo che venga rispettata la legittima cui hanno diritto sui beni della madre. Si tratterebbe di uno scenario incredibile in cui i de Pahlen si vedrebbero portare via una quota cospicua (tre ottavi) dell'eredità della madre a vantaggio dei ben più ricchi Elkann.
Per quando riguarda gli effetti del patto successorio, anche i de Pahlen, come gli Elkann, in via ipotetica potrebbero denunciare la loro madre per averli danneggiati perché, quando Margherita morirà, la sua massa successoria avrà un ammontare inferiore a quello che avrebbe potuto avere se non avesse rinunciato nel 2004 ai suoi diritti ereditari nei confronti di sua madre.
ANNULLARE GLI ACCORDI È davvero improbabile che i de Pahlen arrivino al punto di fare causa alla propria madre. Tuttavia, non è da escludere una simile eventualità che potrebbe essere addirittura ispirata e appoggiata dalla stessa Margherita al fine di rafforzare l'obiettivo principale di tutto questo tourbillon giudiziario. Infatti, questa nuova offensiva legale fa parte di un quadro che ha uno scopo ben preciso, come dimostra anche la causa intentata in Svizzera da Margherita contro la madre nel gennaio 2018: l'annullamento degli accordi di Ginevra stipulati nel 2004, sia per la parte economica che, soprattutto, per la parte tombale sull'eredità di Marella.
Assistita dall'avvocato milanese Dario Trevisan, Margherita ha presentato un atto di citazione di oltre duecento pagine in cui delinea un complotto con l'accusa ai suoi consulenti dell'epoca di aver «adottato una serie di escamotage preordinati alla totale esclusione della figlia e dei suoi discendenti, ramo de Pahlen, dalla successione Caracciolo».
Il motivo? Occultare a Margherita il vero patrimonio del padre. In più, secondo lei, negli ultimi anni di vita la madre sarebbe «stata indotta a rilasciare i testamenti, nonostante non ne potesse comprendere la portata» dato che per motivi di salute era «minata nella sua effettiva capacità naturale a testare».
Attraverso giudici e avvocati Margherita spera di convincere John a cercare una soluzione extra-giudiziale. Tuttavia, John non è intenzionato ad allacciare alcuna trattativa [... ]: «I due macigni di cui vorrebbe disfarsi» hanno scritto gli avvocati (di Elkann, ndr.) in un comunicato «sono due fondamentali accordi negoziati e liberamente sottoscritti proprio da colei che ora come nel 2007 vuole cancellarli dal mondo del diritto. È da circa un quindicennio che Margherita de Pahlen cerca di mettere in discussione gli accordi sulla successione del padre e della madre da lei voluti e sottoscritti nel 2004 e che le hanno procurato beni che, soltanto all'epoca, valevano circa un miliardo e trecento milioni di euro.
È proprio nel quadro di tali accordi che Margherita ha deciso di vendere le sue partecipazioni nella Dicembre società semplice, con atto non più reversibile. [...] Margherita de Pahlen ha stipulato gli accordi successori quando la Fiat era in difficoltà e ha così deciso di preferire, alla Fiat, ingentissime attività liquide e straordinarie opere d'arte. Non ha mai sostenuto di essere stata in alcun modo ingannata o indotta in errore». [...] La conclusione è netta: «Queste pretese temerarie, cui si resisterà con fermezza in ogni sede, non sono comunque in alcun modo idonee a mettere in discussione la partecipazione di maggioranza assoluta che John Elkann detiene nella società Dicembre».
Gli avvocati di Margherita, a loro volta, mostrano una identica risolutezza. C'è un episodio citato nella loro ricostruzione inviata ai giudici che lascia intuire quanto i rapporti familiari siano dominati da sospetti e diffidenze e condizionati dai codici e dalle strategie legali. Marella è morta da poche ore, i tre Elkann, la madre e gli altri nipoti accorrono a Villa Frescot. «Lo stesso giorno, cioè il 23 febbraio 2019» è scritto negli atti depositati dai legali di Margherita «John, Lapo e Ginevra Elkann, tramite l'avvocato Harold Frey di Zurigo, presentano un'istanza contro la madre negli uffici giudiziari del Cantone di Berna: chiedono ai giudici di pronunciarsi dichiarando che il patto successorio era valido e che Margherita Agnelli non è l'erede della defunta».
a cadavere caldo Col cadavere di Marella ancora caldo, dunque, ecco la mossa dei tre fratelli Elkann che ordinano all'avvocato svizzero di depositare subito quell'istanza, evidentemente già preparata in attesa che la nonna spirasse. Si trattava di un tentativo per anticipare e vanificare una mossa di Margherita che avverrà qualche giorno più tardi: poco dopo la morte della madre, Margherita aveva chiamato in giudizio John Elkann come «convenuto» in quanto principale erede della nonna. [...] Margherita si è rivolta anche al tribunale di Torino [...] chiedendo di far invalidare la successione della madre, l'accordo transattivo sull'eredità dell'Avvocato e il patto successorio del 2004. Insomma, di annullare e ricalcolare da capo tutta l'eredità Agnelli, sia quella di Giovanni che quella di Marella.