Specchio, 6 novembre 2022
Francesca Manzini e le sue imitazioni
C’è uno scarto - di verità - che divide immancabilmente il personaggio pubblico da quello privato. Ed è lì che si "infila" Francesca Manzini. Mattatrice di Striscia la notizia e volto del nuovo programma di Rai 2 Una scatola al giorno, l’attrice comica costruisce le sue imitazioni proprio su quello che i vip vorrebbero dire o fare, ma non possono: «Io sono il loro coraggio - ammette divertita -, le mie sono delle imitazioni nude, svelano quei pensieri che le star, dovendo essere super partes, non possono invece esprimere». L’ultima, ma solo per ordine di tempo, è Ilary Blasi. A Striscia Manzini si è calata nei panni dell’ex signora Totti, giocando sull’ormai celebre Rolex Gate: «Trovo la Blasi molto simpatica: mi piace questa sua ingenuità apparente - spiega -. Inoltre è bravissima nel suo lavoro. Se Chiambretti salta il trash, la D’Urso ci vive e la Ventura lo percula, la Blasi è stata l’unica a renderlo varietà: ha uno stile di conduzione che non ti fa vedere quanta "monnezza ce’ sta dentro il trash", per dirla alla romana!».
A sua volta, a Una scatola al giorno, Manzini ha fatto irruzione con la sua versione di Maria De Filippi («Lei si trattiene, ma sotto sotto Maria è fumantina») mentre in un’ospitata a Tale e quale show ha portato uno dei suoi cavalli di battaglia: Mara Venier. Con i suoi sketch la comica grida insomma che il re è nudo ma lo fa con un’eleganza mai livorosa. Come se lei, ai suoi personaggi, volesse sul serio molto bene.
«Scarto per principio i volti controversi - conferma -. Per questo nel mio parterre non figura Barbara D’Urso: è un volto divisivo, che sui social è criticato da molti haters. Se la imitassi potrei alimentarne il seguito negativo e io stessa rischierei, a mia volta, di distruggermi: non è quello che desidero». Per la stessa ragione, la nostra evita di parlare anche di politica e affini: «Che senso avrebbe una battuta su Equitalia? O sulle bollette? Sappiamo tutti fin troppo bene di cosa si tratta: la gente già sta male, mica voglio infierire. Più passa il tempo e più ho l’impressione che tra guerra, pandemia e crisi economica, stiamo tornando ai tempi di Chaplin. Quello che serve oggi è il sorriso». Manzini rivendica la leggerezza della risata come balsamo della vita. «Non amo i Savianismi, ossia chi pontifica, né i comici che salgono in cattedra: quello che davvero paga è non prendersi mai troppo sul serio - assicura -, alcuni colleghi ostentano il loro carisma comico: è un continuo "guardami". Per me invece l’ironia è un’altra cosa: un gioco. La vera scommessa è essere felici al di là della maschera».
Una sfida che Manzini ha personalmente affrontato e vinto. All’inizio, infatti, le imitazioni sono state per lei soprattutto un rifugio: si tuffava nel suo mondo immaginario, popolato da sorrisi e buffi personaggi, per sottrarsi alla solitudine e alla rabbia. «Non avevo amici: non mi sentivo capita da nessuno - ricorda -. I miei litigavano spesso e, per non ascoltarli, mi chiudevo in camera a guardare i filmati degli Anni 60, per poi ripeterli». La giovinezza è stata piuttosto difficile per lei: come ha anche raccontato nel libro Stay Manza (Sperling & Kupfer editore), dopo il divorzio dei suoi ha dovuto fare i conti con anoressia, bulimia e disordini alimentari. Come se non bastasse, si è poi imbattuta in un ex fidanzato traditore e piuttosto manesco. Poi, finalmente, è arrivata la serenità, nonché un nuovo amore: Marco Scimia, parrucchiere famoso per essere il sosia di Johnny Depp.
«Ho avuto un passato pesante. Tuttavia ciò che mi è mancato mi ha portato qui, ad approfondire questo mondo. In fondo, i grandi dolori o ti incattiviscono o ti rendono speciale: a me piace pensare che da quella sofferenza sia nata un’artista».