La Stampa, 6 novembre 2022
Francesca Fagnani si racconta
La rivoluzione copernicana di Francesca Fagnani in fondo è l’uovo di Colombo, solo che lei lo ha covato prima: andare dritta al nocciolo della questione, alcun salamelecco stucchevole, vivisezionare l’anima in pena senza apporre finti accenti compassionevoli. Si potrebbe leggere un rimando al piglio di Minoli, alla forza di Santoro, con i quali ha lavorato. Vero colpo di genio è comunque il titolo del programma balzato all’interesse globale su canale Nove, Belve, utilizzato secondo accezione positiva, dove Belva è soprattutto chi parla senza remore, si apre nelle sue pieghe meno nobili, mostra le fragilità rivendicandole con le unghie affilate. La Belva regina però è la conduttrice che sempre sorridendo spinge gli animali al patibolo sacrificale. A proposito, l’ex sottosegretario Laura Ravetto le aveva detto «Ma questo sorrisetto da stronza lo hanno brevettato?». Geniale. Quest’anno il programma, appena approdato su Rai2, da uno è diventato trino, in seconda serata dal martedì al giovedì. La prossima settimana sullo sgabello vedremo Alessandro Di Battista, Alessandra Celentano, Anna Foglietta, Vera Gemma.
Fagnani, lei si racconta come secchiona. Che significa?
«Studio tutto quello che riguarda l’ospite. Poi mi creo un percorso mentale, solo dopo scatta, graduale, la confidenza».
Non raramente rifiuta ospiti che le si propongono, è vero?
«Non è un rifiuto aprioristico, trovo divertente che mi assicurino di essere vere belve».
Fagnani accetterebbe Fagnani come ospite?
« Certo. Così come accetto le interviste, non chiedo le domande in anticipo e non chiedo mai di rileggere. Non sono prepotente e accetto il rischio, altrimenti quell’intervista non la do. D’altra parte capisco chi mi dice: "Mi scusi ma non me la sento"».
Come sposa l’anima di inchiestista tosta con all’attivo minacce pesanti e quella di intervistatrice di personaggi anche mondani?
«Sono due facce dello stesso mestiere, di base c’è l’approccio al giornalismo. L’intervista è un genere nobile spesso sfruttato male, usato per andare incontro a chi si sottopone alle domande. Pur di avere di fronte un personaggio di prima linea e strapparlo alla concorrenza si cede su tutto. Aver lavorato per tanti anni raccontando il mondo della criminalità mi ha insegnato a non avere pregiudizi, l’approccio dell’intervistatrice è identico a quello della cronista di spaccio. Io fornisco gli strumenti al telespettatore che poi formerà il proprio giudizio».
Quali ospiti le hanno dato problemi? Molto si è parlato di Elettra Lamborghini e Massimo Ferrero, «er viperetta»...
«Maggiori problemi, rispetto al fatto che ho pesato ogni parola più del solito, me l’hanno dato l’ex camorrista dissociata e non pentita Cristina Pinto e Anna Carrino, ex compagna di Bidognetti, lei sì pentita. Vai a toccare storie che con il titolo Belve si interfacciano in altro modo, non certo nel senso caratteriale. Quello sgabello, sia chiaro, è scomodo anche per me, carico di tensioni. Io propongo altra tipologia di donne lontana da quelle di cui è infarcita la nostra tv. Le gregarie non mi interessano».
Ha detto che vorrebbe avere ospite Giorgia Meloni. L’aveva già avuta tempo fa. Che impressione ne aveva tratto?
«Innanzitutto aveva detto subito di sì. Di solito si cerca di offrire un’immagine costruita, lei no, non ho avuto difficoltà a tirare fuori la realtà della sua partenza da sfavorita, sono usciti aspetti umani inediti. Era il 2018, mi parlò del padre e dei loro problemi molto prima che lo scrivesse nell’autobiografia».
È conscia che quasi la vedevano più sul Nove che su Rai2?
«Ma non è vero, ho esordito con un bel 6% e poi c’è la magnifica Raiplay dove siamo molto seguiti. Trovare la giusta identità di rete è questione di tempo. Fare sperimentazione su Rai2 è importante ma per dare continuità bisognerebbe garantire la certezza dell’orario. L’altra settimana sono andata in onda quasi in tre fasce differenti. Il pubblico resta spiazzato, dare un’informaziine certa e precisa vuol dire rispettare il telespettatore».
Il presidente del Consiglio la rivorrebbe in studio, invece Ilary Blasi no. Perché?
«Mi piace tornare a intervistare personaggi che nel corso degli anni si sono evoluti, i miei sono ritratti. Blasi l’ho intervistata pochi mesi fa. Si tratterebbe solo di gossip».
L’essere di aspetto gradevole l’ha aiutata?
«Conta più il titolo Belve del capello biondo».
Che televisione guarda?
«Soprattutto l’informazione, parto con Agorà, Omnibus e vado avanti fino a notte».
Lei si dice iperattiva eppure c’è chi associa noia e pigrizia a un cervello più creativo.
«Sarà, ma io sono così, ho la furia, lavoro tantissimo, alle 8,30 mi alleno, palestra, yoga, accorcio i muscoli e poi li allungo. Patisco star seduta, la noia mi ammazza, preferisco l’entropia anche nelle persone».
È più stimolante avere accanto una persona che fa lo stesso mestiere? La sera sul divano con Enrico Mentana parlate di giornali, di tv?
«Ci sono le affinità e complicità che vengono da una passione comune. Se lui ne volesse parlare ma a casa il lavoro non è tema di conversazione».