La Stampa, 6 novembre 2022
Nella tana della Wagner
«Lei è per caso interessato ad arruolarsi nel Gruppo Wagner?», chiede ammiccante un uomo in tuta mimetica sulla cinquantina. Sulle spalline porta il teschio simbolo del gruppo di mercenari più famoso al mondo. Non appena menziono la mia nazionalità, il mercenario ritira l’offerta: niente cittadini di Paesi Nato. È questo il primo benvenuto al Centro Wagner, il nuovo hub dell’high-tech finanziato da Evgeny Prigozhin, signore della guerra fondatore dell’omonima compagnia militare vicina al Cremlino. Il centro occupa un grattacielo di ventiquattro piani in vetro e acciaio poco distante dal centro di San Pietroburgo. In cima al palazzo, la scritta in caratteri cubitali “Wagner Tsentr” è visibile da lontano. Come preannunciato, il centro svolgera la funzione di office space e incubatore per start-up “patriottiche”, impegnate nella «generazione di nuove idee finalizzate ad aumentare la capacità di difesa della Russia, incluso nel campo dell’informazione».
È il giorno dell’inauguarazione, l’ingresso è aperto al pubblico: giornalisti, curiosi e anche gruppi di bambini passeggiano nella hall. Alcune ragazze distribuiscono depliant informativi, stickers e altro merchandising con il logo del gruppo. Su una parete, un maxischermo proietta le immagini dei mercenari in azione sul campo di battaglia. Nella folla dei partecipanti riconosco i rappresentanti di altre organizzazioni patriottiche vicine a Prigozhin: ci sono i cosacchi della Severo-Slavyanskaya Obshina, che addestrano i volontari diretti al fronte in Ucraina; presenti anche i rappresentati del Kiberfront-Z, un gruppo che si occupa della guerra di informazione sui social.
Fino a non molto tempo fa, il gruppo Wagner – attivo in diversi teatri di guerra, dalla Siria, al Centrafrica fino all’Ucraina – era circondato da un alone di mistero. Dopo i successi ottenuti nel corso dell’operazione militare speciale in Ucraina, il gruppo è uscito alla luce del sole – di più: è diventato un vero e proprio brand. Lo stesso Prigozhin non nasconde più il suo legame con il gruppo e ora recluta personalmente i mercenari nelle carceri del Paese, oltre a criticare apertamente gli errori dell’esercito regolare russo in Ucraina – tutti segnali che la sua influenza sul Cremlino è cresciuta enormemente. Tanto che ora Prigozhin ha aperto un nuovo quartier generale nella seconda città della Russia. «I conflitti armati sono sempre stati la forza trainante del progresso tecnologico», spiega il presentatore televisivo e propagandista Ruslan Ostashko, tra gli speaker presenti all’inaugurazione: «Gli uomini di Wagner sono gente pratica, che raggiungono determinati obiettivi sul campo di battaglia. Noi contribuiremo da qui a raggiungere simili obiettivi». Il Centro Wagner, mi spiega una portavoce, avrebbe già ricevuto diverse centinaia di proposte da parte di startup e imprenditori interessati a trasferirsi nel nuovo hub. Ai progetti ritenuti interessanti verrà concesso uno spazio di lavoro e quelli che produrranno i risultati migliori verranno poi direttamente finanziati dal centro. «Siamo interessati a progetti utili alla difesa del Paese ma anche a proposte per lo sviluppo di tecnologie innovative nel campo delle sostituzioni delle importazioni», mi spiega la portavoce.
Alcuni imprenditori si sono gia accaparrati un posto nell’hub: Aleksandr Gorbunov si occupa di produrre droni per uso civile, alcuni dei quali sono già esibiti in una delle sale del piano terra del centro. Ora l’imprenditore potrebbe adattare la produzione degli stessi droni a scopi militari. «Il centro ci permetterà di trovare nuove collaborazioni con specialisti nel campo dell’informatica e della programmazione per creare un prodotto unico», conferma Gorbunov. Dmitry Zakhilov, imprenditore nel campo dell’informatica, è stato contattato direttamente dai rappresentanti del Centro Wagner. La sua compagnia sviluppa tecnologie specializzate nel diagnosticare la propensione all’abuso di droghe tra gli adolescenti. La stessa tecnologia ora potrà essere impiegata per valutare la condizione psicologica dei soldati. «Il lavoro del militare presuppone un enorme quantità di stress. Il nostro obiettivo è mantenere la psiche delle truppe in una condizione accettabile», argomenta. Alla domanda sulla reputazione alquanto discutibile del gruppo Wagner, accusato di crimini di guerra in numerosi Paesi, Zakhilov risponde: «La guerra è un affare sporco, è inutile nasconderlo” – ribatte -. Rimanere in disparte non è un’opzione. Che la Russia abbia ragione o torto, io sostengo il mio Paese».