Corriere della Sera, 7 novembre 2022
Clima, gli 8 anni più caldi di sempre
Cop27 si è aperta ieri con un gesto di buona volontà verso i Paesi in via di sviluppo – l’inserimento in agenda dello spinoso tema delle compensazioni per «perdite e danni» – e con l’ennesimo allarme per l’accelerazione del riscaldamento climatico. Gli ultimi otto anni sono stati i più caldi mai registrati, «alimentati da concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato», avverte il rapporto sullo Stato del clima globale diffuso dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).
«È una cronaca del caos climatico», ha commentato il segretario generale dell’Onu, António Guterres. «Il pianeta sta inviando un segnale di soccorso». Il 2022 si posiziona al quinto posto di questa serie di anni bollenti ma solo grazie all’insolita influenza, per il terzo anno consecutivo, del fenomeno oceanico di La Niña, che tende ad abbassare le temperature. «Ciò non cambia una tendenza che appare irreversibile», avvertono gli scienziati. Il pianeta ha già raggiunto una temperatura media della superficie terrestre superiore di 1,15°C a quella dell’era pre-industriale. «Le concentrazioni di CO2 in atmosfera sono così elevate che l’ambizioso obbiettivo di +1,5°C fissato a Parigi risulta molto difficile da raggiungere», dice il segretario generale di Wmo Petteri Taalas.
Le conseguenze di questa «febbre» sono evidenti. Le calotte polari e i ghiacciai continuano a sciogliersi ( sulle Alpi c’è stata una riduzione di spessore di ben 3-4 metri quest’anno) e a catena il livello degli oceani oggi si innalza due volte più velocemente rispetto a trent’anni fa (5 mm l’anno contro i 2,1 mm del 1993), minacciando quel 40 per cento della popolazione globale che abita le zone costiere o le isole del Pacifico.
Non solo. Il 90% del calore intrappolato sulla Terra finisce in mare e i 2mila metri superiori dell’oceano si stanno riscaldando ancor più rapidamente. Un calore che «continuerà ad aumentare in futuro». Il rapporto sottolinea che ogni decimo di grado in più moltiplica gli eventi meteorologici estremi. In conferenza stampa, Taalas ne ha elencato solo alcuni della lunga serie registrata nel 2022: dalle inondazioni senza precedenti in Pakistan – con un terzo del Paese finito sott’acqua – alle ondate di calore seguite da incendi devastanti che hanno soffocato Europa e Cina, fino alla siccità che ha affamato il Corno d’Africa e agli uragani che hanno devastato Cuba. Secondo i negoziatori, saranno proprio questi eventi al centro dei dibattiti più accesi a Sharm el-Sheikh, perché riguardano la «finanza climatica», promessa ai Paesi in via di sviluppo per adattarsi ai cambiamenti climatici, e la compensazione per le «perdite e i danni», su cui sarà comunque difficile trovare un accordo già a questo vertice.
Il tema, però, è sul tavolo. L’ha ricordato il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, nominato presidente di Cop27: «L’inclusione in agenda di “loss and damage” riflette un senso di solidarietà ed empatia per le sofferenze delle vittime dei disastri causati dal clima», ha affermato durante la prima conferenza stampa, aperta irritualmente in arabo, con qualche mugugno dei presenti in sala, invece che nella lingua ufficiale delle Cop che è l’inglese.