Corriere della Sera, 7 novembre 2022
Biografia di Ron Desantis
«Stiamo vincendo alla grande per la nomination nel partito repubblicano, in modo mai visto prima», proclama Donald Trump. «Vediamo: Trump al 71%, Ron DeSanctimonious al 10%, Mike Pence al 7%. Oh, Mike va meglio di quanto pensassi… Liz Cheney? Non c’è verso che sia al 4%! Impossibile…».
Sabato sera, sulla pista dell’aeroporto di Latrobe, tra migliaia di sostenitori giunti dalla Pennsylvania rurale che hanno fatto due ore in fila per vederlo, Trump dichiara che non farà subito l’annuncio ufficiale della sua discesa in campo per le presidenziali del 2024 per non «distrarre l’attenzione» dai candidati nel voto di midterm di domani («Ma vi prometto che tra pochissimo tempo sarete molto felici»). Poi fa proiettare sul grande schermo una serie di slide: sondaggi che lo mostrerebbero vittorioso sia alle primarie del partito che nello scontro con Joe Biden. Infine, conia uno dei suoi famigerati nomignoli per il rivale più temibile per la nomination: il governatore della Florida DeSantis, alias DeSanctimonious (bigotto, ipocrita). Pare che abbia provato il soprannome con gli amici per un paio di settimane e ne abbia scartati altri: grasso, lamentoso. Ma il sondaggio non è aggiornatissimo: per una rilevazione di Politico-Morning Consult, DeSantis (che non si è ancora ufficialmente candidato) ha guadagnato 10 punti, passando dal 14% a gennaio al 24% a ottobre. Trump invece è fermo al 49%, cementato da una subcultura che unisce l’adorazione del leader al ripudio dei politici tradizionali, anche repubblicani, pur abbracciando le battaglie culturali tradizionali del partito, dall’aborto all’immigrazione, con fervore evangelico («Dio è il mio salvatore, Trump è il mio presidente», come riassumeva una bandiera).
In comizi su coste opposte della Florida, ieri, Trump e DeSantis si sono fronteggiati a distanza mettendo in difficoltà politici locali costretti a scegliere: The Donald era là per sostenere il senatore Marco Rubio; il governatore non era stato invitato ma è stato evocato. «Rieleggeremo Marco Rubio e rieleggeremo Ron DeSantis», ha detto a sorpresa Trump. La moglie di Ron, la ex presentatrice televisiva Casey DeSantis, che ha origini italiane ed è cattolica, ha pubblicato un video che spiega come l’ottavo giorno (dopo essersi riposato), Dio creò DeSantis. «Dio guardò il paradiso che pianificava e disse: ho bisogno di un protettore. Così Dio creò un combattente».
DeSanto? C’è poco da scherzare, perché quest’uomo di famiglia ricorda ai repubblicani che possono avere una versione più giovane e presentabile di Trump, senza effetti collaterali (inchieste incluse). Eliminando le mascherine e le lezioni a distanza nelle scuole durante la pandemia, entusiasmando la «base» con provocazioni come mandare un aereo pieno di migranti dai ricchi liberal di Martha’s Vineyard, DeSantis ha modellato se stesso sul brand di Trump. E se l’ex presidente ha nominato tre giudici della Corte suprema cruciali per eliminare Roe v. Wade, la protezione federale dell’aborto, DeSantis si è detto «orgoglioso» di aver istituito il divieto di interrompere la gravidanza dopo 15 settimane, che non prevede eccezioni per casi di stupro o incesto, ha vietato l’educazione sull’identità di genere nelle scuole fino ai 9 anni e, ieri, i trattamenti ormonali per minorenni transgender.
L’ex presidente prova risentimento per questo «ingrato», come lo definiscono i trumpiani, e ha raccontato più volte che quando DeSantis nel 2018 gli chiese l’endorsement per diventare governatore «nessuno lo conosceva», ma Donald avrebbe fatto «un piccolo tweet, bing bing» che lo avrebbe istantaneamente catapultato dal 3% al 20%. DeSantis verrà riconfermato governatore domani, ma in un dibattito tv ha rifiutato di dire se sia pronto a impegnarsi per tutti e 4 gli anni del mandato. Forse Trump pensa di poterlo ancora dissuadere. Ha criticato la tv Fox per un sondaggio che mostrava il rivale in testa, ha ritwittato la presentatrice Megyn Kelly (da lui in passato insultata) perché dice che DeSantis può vincere solo se Trump «sceglie di non correre o muore». Ma Peter Thiel, Joe Rogan, e forse Elon Musk potrebbero preferirlo. Se i candidati di Trump non passassero nel midterm, ciò potrebbe incoraggiare DeSantis, che per ora cerca di non alienarsi le simpatie degli elettori galvanizzati dall’accusa di brogli nel 2020, pur dando l’endorsement al Senato a uno di quei repubblicani che disperatamente vorrebbero parlare d’altro.