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 2022  novembre 07 Lunedì calendario

Lombardia, Moratti annuncia la corsa con Calenda e Renzi

«Inizia oggi un nuovo appassionante cammino per dare le risposte che la Lombardia merita». Il dado è tratto. Letizia Moratti è la candidata alla presidenza della Lombardia per il Terzo polo. Un annuncio che provoca  la dura reazione del Pd e prefigura una sfida a tre per la poltrona di Palazzo Lombardia: Attilio Fontana per il centrodestra, Letizia Moratti per il Terzo polo e un «Mister X» tutto da individuare – con le primarie di una coalizione a questo punto «ristretta» – per il centrosinistra.
A rompere gli indugi, mentre era in corso l’assemblea regionale del Pd che doveva decidere proprio su alleanze e candidature, è stato il leader di Azione, Carlo Calenda, che con un tweet ha ufficializzato quello che già era nell’aria da giorni e che aveva trovato la conferma definitiva nel fitto conciliabolo tra i due durante la manifestazione milanese di sabato in favore dell’Ucraina. «Appoggiare due persone che in Lombardia e nel Lazio hanno fatto bene sulla campagna vaccinale e la sanità come Alessio D’Amato e Letizia Moratti è la scelta giusta per il Terzo polo – ha scritto Calenda —. Vengono da storie diverse ma hanno lavorato sulla stessa linea di serietà nell’emergenza». Una volta messa sul piatto la portata principale, Calenda si rivolge al Pd e più in generale al centrosinistra rinnovando l’invito a un’alleanza larga e rilanciando il ticket Moratti-Cottarelli, dove la prima è la candidata presidente e l’economista è il suo vice: «Rimaniamo aperti alla discussione con tutti per costruire coalizioni ampie che parlino a mondi diversi e a programmi inclusivi. Ma è ora di rompere gli indugi e iniziare a lavorare». Passano poche ore e tocca a Moratti annunciare la sua discesa in campo: «Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi ho condiviso l’avvio di un percorso che mi vedrà candidata alla presidenza di Regione Lombardia. Un progetto forte ed attento ai territori, orientato ad offrire una visione del futuro lombardo e nazionale capace di interpretare i mutamenti in atto ed affrontare le nuove sfide in arrivo». Oltre al Terzo polo, Moratti può contare sulla sua lista civica, una squadra costruita in mesi di incontri. È pronto sia il simbolo sia il nome: LM,  Lombardia Migliore ma anche Letizia Moratti. «Una collaborazione – spiega l’ex sindaca di Milano — che nasce sostenuta dall’ampia e consolidata rete civica a me vicina e dal Terzo polo, ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del Terzo settore e delle associazioni, con i quali realizzeremo interessanti e positivi confronti per la costruzione di una coalizione vincente».
Il punto è proprio questo, la coalizione. La mossa di Calenda e Moratti ha fatto infuriare il Pd e anche coloro che erano più possibilisti di fronte alla convergenza sull’ex vicepresidente lombarda, hanno dovuto rinculare o comunque aspettare tempi migliori per tentare di riaprire quella porta. «Non è un’opzione e anche dall’assemblea è uscita questa indicazione – ha detto il segretario dem lombardo, Vinicio Peluffo —. Non credo possa funzionare che ci sia qualcuno che decide anche per gli altri. Siamo disponibili a confrontarci ma non vogliamo imporre niente a nessuno né farci imporre niente da nessuno». La contromossa dell’assemblea dem – che somiglia più a una tattica che a una strategia – è stata l’approvazione di una mozione che prevede primarie di coalizione per «un’alleanza ampia», dal Terzo polo alle liste civiche (senza il M5S che «è rimasto alla finestra, non avendo avuto indicazioni a livello nazionale»). Pensare però che Moratti possa parteciparvi è, per usare un eufemismo, altamente improbabile, tanto che infatti Renzi e Calenda si sono sfilati lasciando il Pd a costruire «un’alleanza ristretta»: da Sinistra Italiana ai Verdi fino alle civiche. E a questo punto appare complicata la discesa in campo di Cottarelli che aveva legato la sua disponibilità alla costruzione di una coalizione che comprendesse Azione e Iv. Tutto da rifare. A meno che non arrivi il deus ex machina. Ma quelli interpellati hanno già detto «no» più di una volta: Beppe Sala e Giuliano Pisapia.