Emanuela Griglié per “la Stampa”, 7 novembre 2022
NON SOLO "PARASITE", "GANGNAM STYLE" E "SQUID GAME" - AL VICTORIA AND ALBERT MUSEUM DI LONDRA LA MOSTRA "HALLYU! THE KOREAN WAVE", LA MOSTRA CHE CELEBRA E RACCONTA LA CULTURA COREANA, ORMAI DIVENTATA UNA POTENZA CULTURALE - AL MUSEO LONDINESE SARANNO ESPOSTI OLTRE 200 OGGETTI RAPPRESENTATIVI DELL'ESPLOSIONE DELLA "K-WAVE" - "LA SUA CULTURA POP VIBRANTE E CREATIVA HA TRASFORMATO L'IMMAGINE DELLA COREA DEL SUD" -
K-pop, K-beauty, K-drama, e via di seguito. L'onda coreana piglia tutto ed è inarrestabile. Tanto da ottenere pure la consacrazione definitiva: una mostra, la prima nel suo genere, al Victoria & Albert di Londra: «Hallyu! The Korean Wave» è aperta fino al 25 giugno 2023 per celebrare appunto la dinamica e coloratissima cultura pop della Corea del Sud. Un Paese che è ormai «una potenza culturale», come spiega la curatrice dell'esposizione Rosalie Kim.
E per rendersene conto basta passare in rassegna alcuni dei più grandi e virali successi degli ultimi anni, dal Gangnam Style di Psy (record assoluto su YouTube: primo brano a superare un miliardo di visualizzazioni) ai Baby Shark amati da chiunque abbia figli in età pre scolare, fino alle seguitissime Blackpink, per non parlare di Squid Game che ha dominato le conversazioni televisive dello scorso anno, diventando il programma più visto su Netflix in 94 paesi (oltre a vantare ben 14 candidature agli Emmy prossimi ventuti).
E pure un pezzetto della serie dei record è finita esposta al V&A attraverso i costumi e gli oggetti di scena più iconici. «Hallyu! (aka The Korean Wave)» porta a Londra oltre duecento oggetti tra i più significativi dell'onda coreana, che spaziano dai prodotti della primissima azienda beauty del Paese, lanciata nel 1910, ai cartelloni pubblicitari, tra cui il poster delle Olimpiadi di Seul del 1988. «La Corea del Sud ha affascinato il mondo intero con la sua cultura pop vibrante e creativa, che ha radicalmente trasformato l'immagine del paese - ha aggiunto Kim -, che oggi non è più collegata solo alla guerra, ma piuttosto a quella di una potenza culturale leader nell'era dei social media e del digitale».
E la prima sezione della mostra, che si intitola «dalle macerie agli smartphone», evidenzia proprio questo: come la Corea del Sud si sia evoluta da Paese devastato dal conflitto alla fine degli Anni '50 fino a imporsi come fucina di tendenze culturali, con anno zero il 1988, quello dell'olimpiade di Seoul, evento che ha cambiato per la prima volta la percezione del Paese all'estero. Così negli Anni 90 inizia a diffondersi il termine Hallyu - con cui si indica appunto il boom della cultura di massa made in Seul -, quando le prime soap opera coreane conquistano il resto dell'Asia. Seguono il successo del K-pop ma anche di stilisti e soprattutto di marchi beauty, oggi ricercatissimi.
Senza dimenticare il cinema, con registi come Im Kwon-taek (premiato a Cannes nel 2002 per la miglior regia), Park Chan-wook (grand prix sempre al Festival di Cannes) e di Kim Ki-duk (Orso d'argento a Berlino e pure Leone d'argento a Venezia). Fino al più recente successo di Parasite di Bong Joon-ho, primo film non in lingua inglese a vincere l'Oscar come miglior pellicola. E i cui arredi sono pure quelli in trasferta al V&A, ricostruiti dallo scenografo Lee Ha-jun.
Qui siamo nella seconda sezione della mostra, «setting the scene», incentrata sul successo di K-drama e film. Ci sono gli iconici costumi da guardia rosa e le tute verdi di Squid Game e, appunto, parte del set del di Parasite: per la prima volta è stato ricreato il bagno nel banjiha - o appartamento seminterrato - della famiglia Kim.
La sezione «the global groove» approfondisce invece l'esplosione della musica K-pop in tutto il mondo analizzando anche il ruolo svolto dai social media per alimentare questo successo planetario. Si possono rivedere alcuni abiti indossati da diverse generazioni di idoli del K-pop: da Psy (c'è la sua indimenticabile giacca rossa), ad Aespa e ATEEZ. Senza dimenticarsi di arte e moda. Installazioni monumentali permettono di ammirare il lavoro degli artisti Nam June Paik, Ham Kyungah e Gwon Osang.
Poi c'è il design con la storia dell'evoluzione del packaging nella cosmesi fino all'alta moda, rappresentata, tra gli altri, da Miss Sohee, Minju Kim, Tchai Kim con anche una creazione realizzata per il Victoria & Albert dalla stilista coreana Suh Younghee. Insomma, è un autunno all'insegna della K-mania.