Il Messaggero, 6 novembre 2022
In morte di Carmelo La Bionda
«Questo è il gruppo italiano più famoso del mondo»: Gianni Morandi non esagerava quando nell’autunno del 1978, intervistando il duo nello studio del programma televisivo 10 Hertz, dedicato alle nuove realtà della musica italiana, presentava così i La Bionda agli spettatori. I fratelli Carmelo e Michelangelo avevano già conquistato le classifiche internazionali con hit come Disco bass e Burning love, ritrovandosi a far ballare le discoteche di mezza Europa e a vendere qualcosa come 10 milioni di copie con i loro dischi. Complice anche l’intuizione di un’etichetta come la Baby Records, piccola rispetto ai grossi gruppi che si spartivano il mercato all’epoca, ma attivissima nella promozione all’estero (dopo i La Bionda avrebbe lanciato anche Gazebo e i Ricchi e Poveri).TESTIMONIQualcuno avrebbe definito i due musicisti, non a torto, gli inventori della disco music italiana. Che ieri ha perso uno dei suoi due padri: Carmelo La Bionda, il più grande dei fratelli, è morto a 73 anni a Milano dopo aver combattuto per un anno contro un tumore (i funerali si svolgeranno martedì). Negli ultimi tempi, nelle interviste, raccontavano di sentirsi testimoni di un momento irripetibile, gli anni d’oro dell’italo disco, ripensando alla parabola che tra la fine degli Anni 70 e i primi ’80 li vide collezionare un successo dietro l’altro. One for you, one for me, Baby make love, She’s not a disco lady, The hootchie cootchie: non ne sbagliarono una. L’avventura dei due fratelli, nati a Ramacca, in provincia di Catania, era partita cinque anni prima che Disco bass, incisa come D.D. Sound («Avevamo paura che il nome La Bionda suonasse troppo esotico, invece con D.D. Sound tutti ci prendevano per americani», raccontavano), diventasse la sigla della prima edizione a colori de La domenica sportiva, facendo di quel pezzo tutto bassi, chitarre e tastieroni un successo.Un mix tra funk e disco che tra le produzioni italiane non aveva precedenti e che conquistò anche la critica e il pubblico internazionale. Carmelo e Michelangelo, più piccolo del primo di tre anni, avevano mosso i loro primi passi nella discografia come compositori di brani incisi da Mia Martini, Ornella Vanoni, gli stessi Ricchi e Poveri, trovando di tanto in tanto anche il tempo per lavorare come turnisti (nel ’75 suonarono le chitarre in Volume 8 di Fabrizio De Andrè).LE TECNICHEL’incontro con Amanda Lear rappresentò la svolta: «Andavamo a Londra perché l’Italia ci stava un po’ stretta musicalmente. In Inghilterra a quel tempo l’avvenimento principale era il musical Rocky Horror Picture Show e dopo lo spettacolo ci incontrammo in un locale». A Monaco, centro pulsante della disco europea, perfezionarono il loro stile, apprendendo le tecniche di registrazione che avrebbero poi importato in Italia, fondando pure uno studio di registrazione, punto di riferimento della Milano degli Anni ’80: tra le pareti degli avanguardistici Logic Studios hanno inciso, negli anni, anche i Depeche Mode, Lady Gaga e Rihanna. Dopo aver contribuito al successo internazionale dell’artista e aver firmato, nel frattempo, colonne sonore di film (Chi trova un amico, trova un tesoro con Bud Spencer e Terence Hill, Bello mio, bellezza mia con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato), spot popolarissimi (Sorrisi is Magic per Sorrisi e Canzoni, per dirne uno), nell’83 si lanciarono in una nuova avventura: i Righeira, loro creatura. Per il duo firmarono e produssero hit come Vamos a la playa, No tengo dinero, L’estate sta finendo, che hanno fatto ballare intere generazioni. L’anno scorso, nel salotto di Oggi è un altro giorno su Rai1 raccontarono: «Nel ’78 arrivammo primi in classifica in Germania e i Rolling Stones con Miss You erano al quinto posto. Onore ai Maneskin, ma anche noi fummo primi. La nostra era roba italiana che però girava bene per il mondo».