il venerdì, 4 novembre 2022
Dal capitolo su "Nel blu dipinto di blu" di "Filosofia della canzone moderna" di Bob Dylan (Feltrinelli)
Volare troppo in alto è pericoloso, una mossa sbagliata conduce a un’altra, e la successiva di solito è peggiore di quella precedente. Giurare fedeltà troppo presto può condurre al disastro, ma una volta che si va, si va. Questa è una canzone che si avvicina, sfreccia, continua per la sua strada, procede a piena velocità, si schianta nel sole, rimbalza sulle stelle, esala in una nuvola di fumo come un sogno impossibile e va a esplodere dritta nel Paese delle meraviglie. È singolare e sta sospesa a mezz’aria.
Ti sei fatto un’idea, è Utopia, ed è dipinta di blu. Pittura a olio, cosmetici e cerone, affreschi con il blu stampato sopra, e tu che canti come un canarino.Vedi tutto rosa, cammini sul vento, e allo spazio non c’è fine.
Sei come i gemelli Bobbsey, due menti che pensano in una, e la cosa è fantastica e meravigliosa. Ti senti eccitato, non ti sei mai divertito tanto, è come se ognuno avesse ricevuto una scarica di energia, dai, viviamocela almeno un po’. Un solo saltello e saremo al settimo cielo.
Sei lì che sfrecci via, manovri e improvvisi come un aviatore, nello specchio dei tuoi desideri e con addosso un senso di meraviglia. In volo, passi attraverso il velo, leggero come una piuma, indugiando un poco su rigonfiamenti vaporosi, via dalla pazza folla, dagli esperti, dai giudici e dalle conventicole, tutte quelle organizzazioni, tutto quello che vuole aggrapparsi ai tuoi piedi e riportarti giù a terra.
Sali sempre più in alto intorno al globo, attraverso il labirinto. Non c’è da stupirsi che il tuo cuore felice voglia cantare melodie in tutte le tonalità e in ogni vibrazione dei sensi. Ragtime, bebop, opere e sinfonie. Il suono dei violini ti ronza nella testa ed è tutto intonato al tuo sé mercuriale. Fai acrobazie aeree tra le dimensioni, sei sull’orlo dell’universo, nelle luci scintillanti del gran millennio, e l’unica direzione è verso l’alto.
Sei abbastanza sicuro di essere diventato una specie di mutazione biologica, non sei più un semplice mortale. Potresti fare a pezzi il tuo corpo e spargere ovunque i brandelli, dare un colpo d’ala, salire più in alto e fuori da ogni controllo, dove tutto diventa una macchia sfocata, niente lassù che non sia la tua immaginazione. Svolazzi, veleggi, non c’è niente che non puoi scoprire,anche le cose più nascoste.
Più a fondo vai, più riesci a capire. Cerchi di parlare a te stesso, ma dopo le prime, poche parole la conversazione è finita. Passi rombando come una cometa, sei in fuga verso le stelle. Sarai magari pazzo ma non sei un imbecille.
Magari questa è stata una delle prime canzoni allucinogene, di almeno dieci anni in anticipo su White Rabbit dei Jefferson Airplane. Non è possibile ascoltare né fare esperienza di una melodia più orecchiabile. Anche se non la sentite, la sentite. Si scava la sua via nell’aria. Una canzone da suonare ai matrimoni, ai bar mitzvah e forse ai funerali.
È l’esempio perfetto di quando non si riesce a pensare a nessuna parola che si accompagni a una melodia e si canta solo “oh, oh, oh, oh”. A quanto pare, parla di qualcuno che vuole dipingersi di blu e poi volare via. Volare significa: “Voliamo via nel cielo infinito”. Ovviamente, il cielo senza fine. Il mondo intero può scomparire, ma io sono perso nei miei pensieri.
C’è qualcosa di molto liberatorio nell’ascoltare una canzone cantata in una lingua che non si conosce. Andate a vedere un’opera e il dramma balza fuori dal palco anche se non capite una parola. Ascoltate il fado e la tristezza ne fluisce anche se non avete la minima conoscenza del portoghese. Capita a volte di ascoltare una canzone così piena di sentimento che vi sentite il cuore vicino a scoppiare e quando chiedete a qualcuno di tradurvi il testo scoprite che i versi sono tanto banali quanto “Non riesco a trovare il cappello”.
Per qualche motivo, certe lingue suonano meglio di altre. Di sicuro il tedesco è ottimo per un certo di tipo di polka um-pa-pa da festa della birra, ma datemi piuttosto l’italiano con le sue vocali come caramelle mou e il suo melodioso vocabolario polisillabico.
In origine, Volare era eseguita da un cantante italiano di nome Domenico Modugno, e già il suono del suo nome crea la sua propria canzone. Una canzone che vi può sorprendere in ogni momento, giorno e notte. È sempre la stessa. State sempre volando più in alto del sole.
Anche Bobby Rydell ne ha fatto un grosso successo. Era un cantante di Philadelphia di fine anni cinquanta che ha contribuito alla nascita del Philly sound. Rydell era, a turno, un aspirante Sinatra o un aspirante Bobby Darin. E Darin e Rydell erano più o meno una versione più energetica di Sinatra. Non sentirete molto Dino in nessuno dei due, al contrario che in Elvis. (Phil Spector in Be My Baby ha preso il “whoa, whoa, whoa” da questa canzone.)
È una seduzione in lingua italiana che inizia con una piccola, sognante introduzione pianistica seguita dalla voce di Domenico avvolta dall’organo prima che il ben noto inciso del titolo faccia irruzione.
Il sound del disco è sontuoso, pieno di elementi disparati ma mai affastellati; un batterista che alterna con destrezza spazzole swinganti con l’impatto aggiuntivo delle bacchette, archi danzanti in pizzicato, un organo con un’eco da era spaziale.
La parte vocale è giocata tutta sulla dinamica, un attimo di morbidi, intimi sussurri e il momento dopo un’esaltazione gioiosa, un interludio recitato seguito da una malinconia che non ha bisogno di traduzione.