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 2022  novembre 06 Domenica calendario

L’ARTE È NEGLI OCCHI DI CHI LA GUARDA – L’OPERA DI MONDRIAN “NEW YORK CITY 1” È STATA ESPOSTA AL CONTRARIO PER 74 ANNI SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGESSE – A FAR NOTARE L’ERRORE È STATO FRANCESCO VISSALLI CHE LO HA SEGNALATO  ALLA CURATRICE DEL MUSEO DOVE È ESPOSTA. MA LEI RISPONDE: "SISTEMARE IL DISGUIDO SEMBRA IMPOSSIBILE. SE GIRO L’OPERA D’ARTE RISCHIO DI DISTRUGGERLA..." -

Comunque la si giri, questa storia fa ridere. È una specie di commedia leggera fra il rosa e il giallo. E si può raccontare anche partendo dalla fine: capovolgendola, appunto. Cioè partendo dall’antefatto, che è poi la soluzione del caso.
Dunque. Pochi giorni dopo la morte del pittore olandese Piet Mondrian, deceduto a New York l’1 febbraio 1944, un altro artista, lo statunitense Harry Holtzman, che di Mondrian era un seguace, utilizza lo studio newyorkese del caro estinto per farvi un servizio fotografico con al centro dell’attenzione una bellissima modella svedese: Lisa Fonssagrives. A far da sfondo alla donna, le opere del povero Piet. Fine dell’antefatto-prova.
Passiamo a oggi, o quasi. Settembre 2021. Un altro fedelissimo mondrianiano, l’italiano Francesco Visalli, esaminando quelle foto uscite a suo tempo su una rivista di moda, nota un particolare. Un quadro di Mondrian compare... al contrario rispetto a come è stato esposto in vari musei per la bellezza di 74 anni.
Ora, se l’autore di un quadro, per quanto astratto, lo colloca nel proprio atelier in un certo modo, la cosa dovrebbe far testo anche per i posteri... Invece così non è stato. Visalli, per contribuire a rimettere le cose a posto, manda per mail un dossier sull’opera in questione, dal titolo New York City 1, alla direttrice della Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, Annette Kruszynski, che ha in preparazione proprio una mostra su Mondrian. Un dossier in cui il piatto forte è la foto-prova.
Ma il grido di dolore di Visalli è risuonato ore rotundo soltanto ieri con un lancio dell’agenzia Agi. Dopo che la signora Kruszynski, una settimana fa, presentando la mostra «Mondrian Evolution», ha sì dato notizia dell’errore ormai storico, ma non ha citato chi glielo ha fatto notare e soprattutto ha affermato che indietro non si può tornare.
E la curatrice, Susanne Meyer-Buser, ha aggiunto: «Se giro l’opera d’arte, corro il rischio di distruggerla». Morale della favola: l’errore è conclamato, ma, vuoi per convenzione, e vuoi per cautela (ma sarebbe così rischioso far ruotare l’opera di 180 gradi?), si lascia tutto com’ è.
Ovviamente non è la prima volta che accade qualcosa di simile. Nel 1961 il Moma di New York espose Le Bateau di Matisse al rovescio e solo dopo 47 giorni fu segnalata l’incongruenza. L’opera fu girata solo dopo due mesi, quando la mostra stava per chiudere. E nel 2015, al Whitney Museum of American Art, sempre a New York, toccò a un Pollock essere esposto gambe all’aria.

Per tornare a Mondrian, il dovere di cronaca ci impone di segnalare che il 14 novembre andrà all’asta da Sotheby’ s Composition No. II. La stima è di 50 milioni di dollari. In questo caso, il pericolo è scongiurato. I dollari, comunque li si guardi, non perdono valore.