Corriere della Sera, 5 novembre 2022
Tasse, rottamare le cartelle fino a mille euro
ROMA Operazione pulizia o condono in piena regola? Realismo di Stato, evitando inutili atteggiamenti controproducenti che rendono complicata la gestione della macchina di riscossione dei tributi oppure messaggio ammiccante a chi sfugge alle regole ed evita di pagare multe e imposte sapendo che poi il legislatore interverrà per cancellare (o ridurre) le pendenze? Visioni contrapposte, che oscillano tra pragmatismo e intransigenza. Il governo pensa di dare un messaggio anti-vessatorio azzerando le cartelle esattoriali di piccolo importo, si parla fino a mille euro. Il provvedimento – un dl collegato – potrebbe essere contenuto nel decreto Aiuti Quater previsto per la prossima settimana contestuale ad un intervento di calmierazione delle bollette per imprese e famiglie. Oppure, più probabilmente contenuto nella prossima legge di Bilancio. La volontà del governo Meloni – lo ha esplicitamente rivendicato la premier nel discorso programmatico alla Camera – è realizzare una tregua fiscale per il 2023 sterilizzando le apprensioni di milioni di contribuenti non in regola con il fisco dopo 18 mesi pandemici in cui le pendenze sono state congelate (tutto il 2020 e metà 2021). Alla ripartenza del Pil sta però facendo seguito la più grande crisi energetica dagli anni ‘70, che erode risparmi e consumi. Pagare tutto il dovuto ora rischia di essere impraticabile. D’altronde il Fisco dalla fine dell’estate avrà notificato da settembre a dicembre circa 4-5 milioni di cartelle al netto di quelle sospese durante l’emergenza sanitaria il cui smaltimento è in fase di ultimazione. Nella bozza di convenzione tra l’Agenzia delle Entrate e ministero dell’Economia per il triennio 2022-2024 si stabilisce la notifica entro quest’anno del 70% delle cartelle ricevute dagli enti impositori tra il 2020 e il 2021 (il restante 30% delle cartelle sospese saranno inviate nel 2023). A ciò si aggiungano i tempi dimezzati per pagare gli avvisi bonari inviati dall’Agenzia dopo i controlli formati sulle dichiarazioni dei redditi, con intimazioni inusuali di pagamento a cinque giorni. Dal 4 settembre la regolarizzazione di quanto dovuto rispetto all’Irpef e all’Iva deve avvenire entro 30 giorni e non più entro 60. L’esecutivo starebbe pensando ad una terza operazione di rottamazione per i piccoli debiti, mentre per quelli fino a 2-2.500 euro risalenti forse fino al 2015 si ragiona del saldo del 20% del dovuto e del taglio del restante 80%. Sul tavolo anche una «rottamazione» quater per i debiti con importi maggiori e relativi sanzioni e interessi ridotti al 5% e con una rateizzazione almeno quinquennale.
Si vedrà, quel che è certo è che il disegno legge di delega fiscale è finito su un binario morto nella passata legislatura nonostante la volontà del governo Draghi. Una riforma resta necessaria, agganciata anche ai fondi Ue del Pnrr. Sarebbe necessario archiviare una volta per tutte – e l’ha chiesto più volte in Parlamento anche il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini – la separazione tra chi riscuote le tasse e chi iscrive a ruolo quei debiti col Fisco. Abbiamo 8 mila Comuni che iscrivono a ruolo miliardi di posizioni, tra multe e bollette Tari non pagate. Il tempo scorre inesorabile fino alle cartelle fiscali, poi deve essere l’Agenzia delle Entrate-Riscossione a farsi carico dell’onere. Quando invece potrebbero fare da sé. Lo Stato si comporta allo stesso modo sia che si tratti di un debito di 150 euro per una multa non pagata, che una frode societaria da 200 mila. Le banche dati di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate poi non comunicano. Figuriamoci se comunicano con quelle delle migliaia di municipalizzate dello smaltimento rifiuti.