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 2022  novembre 04 Venerdì calendario

Sopravvive a 12 tumori grazie a un difetto genetico

Ha 36 anni la donna spagnola affetta da una nuova sindrome causata da una mutazione genetica mai osservata prima negli esseri umani, che moltiplica a dismisura la produzione di cellule cancerogene. Lei, infatti, è sopravvissuta a ben 12 tumori, 5 dei quali maligni, diversi e diffusi in tutto il corpo: il primo cancro lo sviluppò all’età di due anni, l’ultimo la colpì nel 2014, quando di anni ne aveva 28.
LO STUDIO
Il suo caso, oggetto di studio del Centro de investigaciones oncológicas (Cnio) di Madrid, ha riempito di stupore medici e scienziati, che hanno cercato di capire come abbia fatto la giovane a non soccombere a questo inusuale impazzimento del suo genoma, conducendo una vita relativamente normale. Per poi scoprire che la ragione della sua sopravvivenza risiederebbe nella stessa malattia, che avrebbe finito col proteggerla, generando un sistema immunitario dalle caratteristiche eccezionali. E ora il suo caso, analizzato nella rivista Science Advances dai ricercatori del Cnio coordinati da Sandra Rodríguez-Perales, Marcos Malumbres e Miguel Urioste, può aiutare la diagnosi precoce del cancro e l’efficace applicazione di terapie per combatterlo.
La donna si era presentata al Cnio nel 2015, quando già aveva superato i tumori maligni con vari trattamenti oncologici e chirurgici. E subito il Centro aveva tracciato il suo albero genealogico non riscontrando alcuna anomalia nei genitori e nelle sorelle. Non avevano dato frutto neppure le analisi condotte su vari geni che sono soliti moltiplicare il rischio di soffrire di cancro. Fu allora che si decise di applicare una tecnologia innovativa di biologia molecolare denominata sequenza di cellule uniche, che consiste nell’estrazione di migliaia di cellule da un campione di sangue del paziente e dei suoi familiari per leggere il genoma completo di ciascuna di esse. Perché, spiega Carolina Villarroya-Beltri, prima firmataria dello studio del Cnio, «con l’analizzare migliaia di queste cellule singolarmente, una per una, si può studiare cosa sta succedendo in ciascuna cellula». Questo tipo di indagine rivelò che la proliferazione tumorale era dovuta alla mutazione di un gene chiamato Mad1l1, essenziale nel processo di divisione e moltiplicazione cellulare.
LA MUTAZIONE
Nel caso animale, quando ci sono mutazioni nelle due copie di questo gene, ereditate dai genitori, l’embrione non riesce a svilupparsi. E invece questa donna, pur ereditando da ciascuno dei suoi genitori una copia mutata del gene, è riuscita a sopravvivere. Si trattava, perciò, di stabilire cosa avesse consentito alla donna di sopravvivere con questa mutazione, perché «doveva esserci qualche altra cosa che l’aveva aiutata», afferma Malumbres.
Tutte le cellule del corpo umano contengono 23 coppie di cromosomi. Il gene mutato di questa donna aveva fatto impazzire la crescita cellulare, producendo quell’instabilità genomica tipica del cancro, con alcune cellule con molti più cromosomi del dovuto e altre con molti meno. Nel suo caso, ben il 40% delle cellule risultava soggetto all’instabilità genomica e perciò il suo sistema immunitario ha reagito, provocando un’infiammazione generalizzata. Ossia, la mutazione del Mad1l1 che l’ha sottoposta a un’anomala proliferazione tumorale, ha finito col generare l’antidoto, stimolando un sistema immunitario potentissimo che le ha consentito di curarsi. E questa è una rivelazione importante, perché consente di sviluppare nuove terapie di stimolazione del sistema immunitario per combattere il cancro.
IL SEGNALE
Inoltre, l’analisi delle cellule uniche ha evidenziato anche l’esistenza di centinaia di linfociti cromosomicamente identici, ossia provenienti da un’unica cellula in rapida moltiplicazione, che potrebbero essere il segnale di un’eventuale futura degenerazione cancerogena. Aprendo quindi un campo nuovo nella prevenzione delle malattie tumorali.