il Fatto Quotidiano, 3 novembre 2022
Il marò Latorre fa causa allo Stato
Potrebbe diventare molto imbarazzante per il governo di Giorgia Meloni la vicenda dei due marò, i fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per anni e fino all’altroieri cavallo di battaglia della destra contro i governi che non li avrebbero protetti abbastanza. La storia è nota: arrestati per aver ucciso due pescatori indiani durante una missione a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie nel 2012, Latorre e Girone furono detenuti in India per 106 giorni, poi rimandati in Italia e di nuovo rispediti nel Kerala e infine archiviati, lo scorso giugno, dal giudice di Roma, dopo un complesso arbitrato internazionale all’Aja, che aveva consentito di processarli nel nostro Paese. Secondo gli accertamenti avevano rispettato le regole di ingaggio, sparando in acqua mentre ritenevano in buona fede che fosse in corso un attacco pirata alla petroliera, evento tutt’altro che raro nell’Oceano Indiano. Così sarebbero morti i due pescatori, Ajeesh Pink, di soli 20 anni, e Valentine Jelastine, di 44.
Ora il luogotenente Latorre, impiegato allo Stato maggiore, chiede milioni di euro di danni al governo italiano: perché lo rimandò in India dove rischiava la pena di morte ed ebbe anche un gravissimo ictus; perché un decennio di processi gli ha impedito di fare carriera, di mettere su famiglia e per diversi altri motivi. Assistono Latorre, oggi 55enne, gli avvocati Fabio Anselmo, noto ai più per il caso Cucchi e in genere per vicende di abusi di polizia, e Silvia Galeone. Per il momento è in corso all’Ordine degli avvocati di Roma la mediazione che precede obbligatoriamente le cause civili. L’Avvocatura dello Stato, che rappresenta il governo chiamato in causa, sembra assai poco conciliante, anche perché l’Italia ha pagato diversi milioni di euro al pool internazionale di legali che si occupò del caso e oltre un milione di danni alle famiglie dei pescatori indiani. Anche il sergente Salvatore Girone, 44 anni e tuttora in Marina, potrebbe agire legalmente: “Abbiamo scritto una lettera alla Marina chiedendo di riparare al sacrificio patito da Girone, con toni amichevoli, ma è arrivata una risposta negativa di una sola riga. Ora stiamo valutando”, spiega l’avvocato Enrico Loasses.
La posizione dell’Avvocatura di Stato cambierà ora che la destra è al governo? La tesi di Latorre e Girone, infatti, è sostanzialmente quella di Fratelli d’Italia. L’onorevole Edmondo Cirielli, ex ufficiale dei carabinieri e parlamentare di lungo corso che proprio ieri ha giurato come viceministro degli Esteri, ha presentato solo il 20 ottobre scorso una proposta di legge per istituire una commissione di inchiesta sul caso dei due marò: “È una vecchia battaglia di FdI fin dalla nostra costituzione – spiegava Cirielli, ricordando che la proposta era stata già avanzata in passato – perché sono accadute vicende strane e gravi, finite con l’abbandono e poi addirittura la restituzione dei nostri militari all’India, nonostante rischiassero la pena di morte. Per quei fatti, addirittura, rassegnò le dimissioni il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, in segno di protesta”.
Giorgia Meloni stessa lo scorso 15 giugno, dopo l’archiviazione del procedimento disposta dal giudice Alfonso Sabella come richiesto dalla Procura di Roma, aveva festeggiato i due fucilieri: “Meglio tardi che mai. La vicenda dei due marò dimostra che anche qui Fratelli d’Italia dall’inizio aveva ragione. È stata gestita molto male, soprattutto dall’allora governo Monti”. Se è stata gestita così male, probabilmente l’Avvocatura sarà incaricata di concordare un risarcimento. “Abbiamo la necessità – aggiungeva Meloni – di avere uno Stato forte, capace di difendere i suoi uomini come sanno fare gli altri. In questo caso non abbiamo dato grande prova di noi. Però sono contenta ovviamente per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che la vicenda si sia chiusa. Ci siamo battuti tutti questi anni – concludeva Meloni –, non solo per questi due uomini in divisa, servitori della Patria, che per anni sono stati detenuti ingiustamente in India, ma anche per la credibilità di una Nazione che deve difendere sempre i suoi rappresentanti”.