Il Messaggero, 3 novembre 2022
Biografia di Rosalia Montmasson
Dopo la Scogliera del Monte, nello Scaglione E, fila IV, loculo 26 del cimitero del Verano di Roma - come riporta la biografia di Marco Ferrari e altri testi ancora - c’è una lapide con l’incisione: «Rosalia Montmasson-Crispi. Nata a Saint-Jorioz il 12 gennaio 1825, morta a Roma il 30 novembre 1904. Prima moglie di Francesco Crispi con lui cospirò per l’unità della Patria, con lui prese parte alla leggendaria Spedizione dei Mille, unica donna nella legione immortale ne divenne l’eroina. Godette la fiducia di Mazzini e l’amicizia di Garibaldi. Esempio alle donne italiane di maschie virtù patriottiche e di gentili virtù domestiche. Per concessione del Municipio di Roma i nipoti ne deposero la salma in questo luogo». Era stato proprio il Comune di Roma, nella persona di Ernesto Nathan, assessore all’Economia e ai Beni Culturali, poi sindaco dal 1907 al 1913, a concedere gratis il loculo per colei che era stata chiamata l’angelo dei Mille. Negli ultimi anni, l’angelo si era ridotto in povertà. Ma il repubblicano Nathan, figlio della mazziniana Sara Levi, era molto sensibile alle reminiscenze risorgimentali.
LE ORIGINI
Con le parole incise sulla lapide tutto sembrerebbe detto. Invece, ancora parecchio vi è da raccontare di Rose Montmasson. Nata a Saint-Jorioz in Savoia, che faceva parte del Regno di Sardegna, quella che in seguito diverrà Rosalie o Rosalia veniva da una famiglia povera e aveva iniziato a lavorare come lavandaia. Dopo i moti del ’48, era giunto esule in Piemonte il siciliano Francesco Crispi. Homme à femmes dalle ampie fortune amorose, Crispi era appena rimasto vedovo e aveva perduto due figli. Si era consolato allacciando una relazione con Felicita Vella, da cui sarebbe nato Tommaso, in seguito scomparso. Ma il colpo di fulmine era scoppiato con Rose, che lo seguì quando lui dovette fuggire a Malta. Proprio lì, il 27 dicembre 1854, gli innamorati si sposarono con rito religioso, per poi riparare a Parigi. La moglie lo avrebbe chiamato François, o Ciccio.
LA FUGA
Anche dalla Ville Lumière i coniugi dovettero scappare per ritrovarsi a Londra con Mazzini. Ai tempi della II guerra d’Indipendenza - nel 1859 - rimisero piede in patria, unendosi a Garibaldi, che stava organizzando lo sbarco in Sicilia. Rose fece in nave la spola fra Messina e Malta per avvisare vari patrioti, quindi fece ritorno a Genova e si imbarcò vestita da uomo con i Mille che partivano dallo scoglio di Quarto. Dopo l’arrivo in Sicilia, nella battaglia di Calatafimi e negli scontri successivi, combatté e si dedicò ad assistere i feriti, spesso lavorando nelle ambulanze. Come scrisse Oddo, «nel campo insanguinato di Calatafimi fu sorella, fu madre, fu tutto ai feriti Rosalia Montmasson, il tuo nome non morrà; esso appartiene alla storia». Alla partenza da Quarto Rosalia era, a quanto sembra, l’unica donna, ma a Calatafimi si sarebbero aggiunte una certa Livia (ovvero Tonina Masanello Marinelli) e una certa Marzia (forse Luisa Attendolo Bolognini, forse Rosa Strozzi), di cui Garibaldi parla ne I Mille. A Napoli la schiera aumentò, con diverse dame straniere. Fu però a Rosalia che Garibaldi andò incontro, esclamando: «Ella è la sola donna che fosse allora nell’armata e in mezzo al fuoco, e sul campo di battaglia!».
Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II divenne re d’Italia. I Crispi rientrarono a Torino, capitale del Regno: Francesco, ormai parlamentare, preferì allontanarsi da Garibaldi e dalla fase mazziniana, divenendo monarchico. La moglie non apprezzò quello che ritenne un tradimento. Non le piaceva, inoltre, la vita mondana della società torinese e si sentiva sola, tanto che prese a bere. Nel frattempo, Crispi conobbe la giovane Lina Barbagallo, che si era recata da lui con il padre per perorarne la causa. Lui e Rosalia si spostarono quindi a Firenze, nuova capitale del Regno; infine a Roma dopo il 20 settembre 1870.
IL CAMALEONTE
Crispi, da molti definito un camaleonte, si faceva sempre più influente. Non aveva perso l’interesse per il gentil sesso ed ebbe anche un figlio illegittimo. Rosalia, gelosissima, cominciò a fare scenate e tentò il suicidio. Non servì a nulla. Crispi ritrovò la Barbagallo, che rimase a sua volta in stato interessante, dandogli quindi una bambina, Giuseppina. Infine lo statista se ne andò di casa, per sposare Lina il 26 gennaio 1878. Lo scandalo, sollevato da giornali come Il Piccolo di Napoli e rinfocolato da politici come Nicotera, fu immenso. Crispi fa accusato di bigamia (poi dimostrò che il primo matrimonio a Malta era nullo per un’irregolarità, ma non era vero) e la regina Margherita si risentì tanto che volle incontrare Rosalia. Rifiutò invece di stringere la mano a Crispi, la cui nuova moglie si sarebbe rivelata disastrosa. Per timore di ritorsioni politiche, l’ostracismo dei Savoia poi cessò. Il 29 luglio 1887 cominciava il primo governo Crispi: la sua stella avrebbe brillato a lungo, ma la caduta sarebbe stata dura, con lo scandalo della Banca Romana. Rosalia, comunque, continuò ad amarlo: lui morì nell’agosto 1901, lei si sarebbe spenta nel 1904, con la sola compagnia degli amati gatti.