Corriere della Sera, 3 novembre 2022
Economia e benessere vittime della politica di potenza
Il passaggio storico in cui siamo finiti, affollato di drammi, solleva interrogativi seri in chi crede nella libertà di mercato e nella libertà in generale. Per trent’anni abbiamo fatto scelte fondate sull’idea che i commerci costringessero alla pace. In fondo, autorizzati da Montesquieu, Adam Smith, Spinoza. E se fosse vero il rovescio? Se fosse la pace a fare fiorire i commerci? Probabilmente, è il convivere dei due poli – gli scambi e la limitazione dei conflitti – a produrre benessere per l’umanità. Che è poi il convivere più o meno armonioso della politica con l’economia. Facile da dire: non succede quasi mai. Dopo qualche decennio di preminenza della globalizzazione del business, oggi siamo al muscoloso ritorno della potenza degli Stati. Guerre in atto, altre guerre giurate. Aveva ragione Churchill quando sosteneva che «la storia della razza umana è la guerra»? In uno studio pubblicato di recente dalla Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio) Carlos Góes e Eddy Bekkers hanno calcolato, attraverso una serie di modelli matematici, i costi in termini di benessere del decoupling in atto, cioè del disaccoppiamento economico, guidato dai governi di Pechino e Washington, tra un blocco Sino-centrico e uno Usa-centrico. Qualcosa spinto sia dalle chiusure sempre maggiori poste in essere da Xi Jinping sia dalla recente decisione della Casa Bianca di Joe Biden di isolare la Cina nella fornitura di semiconduttori avanzati, cioè di privarla delle basi per sfidare l’egemonia tecnologica americana. Góes e Bekkers hanno misurato che nel caso di un decoupling totale – se si arrivasse a una divisione in blocchi simile a quella della Guerra Fredda del Novecento, con la Cina al posto dell’Unione Sovietica – i commerci tra le due entità crollerebbero del 98% e il benessere del 12% in molte zone del pianeta. I Paesi del blocco occidentale aumenterebbero i loro flussi commerciali verso gli Stati Uniti chi del dieci chi del 42%. I Paesi del blocco Sino-centrico vedrebbero invece crollare il loro commercio con gli Stati Uniti tra il 65 e il 90%, con aumenti in direzione della Cina tra il nove e il 60%. Sono ipotesi di grande caos estreme: il disaccoppiamento non sarà probabilmente totale ma avverrà in alcuni settori, tecnologia in testa. Ma, quando è la politica di potenza a decidere, l’economia e il benessere sono vittime certe. È la regola di Churchill.