Corriere della Sera, 3 novembre 2022
Intervista a Francesca Piccinini
Francesca Piccinini, già stella del volley, vivere un Mondiale a bordo campo come commentatrice tv non le ha procurato nostalgia?
«Un po’ sì e non solo durante Italia-Usa per il bronzo. Quando brasiliane e serbe sono scese in campo per la finale ho immaginato di essere lì pure io. Il volley farà sempre parte di me».
Che cosa manca ancora alla Nazionale rosa?
«Una leader. Paola Egonu e altre sono troppo giovani, oggi il faro è Monica De Gennaro. Bravissima, però servirebbe una figura ancora più iconica».
Paola Egonu ha denunciato uno stato di malessere. Una fuoriclasse può diventare ingombrante?
«C’è sempre chi emerge, in una squadra. Serve l’intelligenza delle compagne, ma anche come ti poni nei loro confronti».
Che cosa aveva di unico il vostro gruppo che nel 2002 arrivò all’oro iridato?
«In quel Mondiale tutto andò alla perfezione: ci prendevamo per mano, compresi gli allenatori, ci trascinava una magia. Lo choc dell’esclusione di Maurizia Cacciatori? Non è stato quello a caricarci. Piuttosto la nostra impresa mi ricorda la recente vittoria al Mondiale dell’Italia maschile: non era favorita ma ha badato a fare il suo ed è arrivata al titolo».
Che cosa sognava da bambina Francesca Piccinini?
«Sognavo di diventare quella che sono stata: pallavolista e azzurra. Mi sono innamorata del volley vedendo i cartoni animati di Mila e Shiro. La nazionale nipponica l’avrei poi affrontata: insomma, ho fatto il mio cartoon… nella realtà».
Lei ha cominciato la carriera a 14 anni e l’ha conclusa dopo i 40. Qual è il segreto della longevità?
«La passione. Poi ho ascoltato il corpo e a 41 anni mi allenavo come una ventenne».
A 18 anni volò in Brasile, prima italiana a fare questa esperienza: c’è stata anche un po’ di incoscienza?
«Un po’? Diciamo tanta. Ma sono curiosa, amo scoprire. Le brasiliane venivano in Europa, io ho fatto il percorso contrario: è stata dura, ma ho ricevuto tanto come atleta e come donna».
Curiosità, vicende strane di quel periodo?
«Era appena uscito “La vita è bella”, il film di Benigni. Lo proiettavano in italiano, sottotitolato in portoghese. Tutti continuavano a dirmi: “Buongiorno principessa”. Erano innamorati della principessa italiana, avevo tifosi in un Paese in cui il volley è una religione».
Mabel Bocchi, ex del basket femminile, fece una battaglia perché le giocatrici adottassero i calzoncini al posto delle mutandine: troppi guardoni sugli spalti. Anche lei avvertiva di avere gli occhi addosso?
«Gli occhi addosso li avevamo eccome, pure noi giocavamo con quella tenuta. Non vedo nulla di male se una donna atleta usa certi indumenti, a patto però di non proporsi nel modo sbagliato. E se spuntano personaggi inopportuni, basta non dare corda».
Lei ha posato senza veli per Playboy e Men’s Health. Lo rifarebbe?
«Alla mia età, no. Se tornassi indietro, invece, sì: nessuna foto è stata volgare. Non credo di aver alimentato l’idea della donna oggetto: non mi sono mai sentita tale, mi sono solo provata in un’altra situazione per avere dei bei ricordi».
Ha detto: «Smetto con il volley, ma non di sognare». Che cosa sogna adesso?
«Di fare un’altra vita. Sono stata sempre gestita da altri, ora voglio essere libera di decidere. Ma sempre nello sport, lavorando per i giovani».
La sua conterranea Maurizia Cacciatori dice: «Sono di Carrara, sono dura come il marmo». Lei che è di Massa, invece…
«Sono tosta pure io».
Maurizia sostiene che la differenza di età non è stata una barriera per la vostra amicizia.
«Vero. E il passare del tempo ci ha unito ancora di più. Tanti pensavano che non fossimo amiche: falso. Si voleva che due belle ragazze che giocavano assieme non si parlassero: invece abbiamo sempre avuto un gran rapporto».
Maurizia ha già dei figli, lei ancora no: per quanto ancora?
«Dipende da quel “signore” lassù. Vediamo, chissà».
Ricostruiamo l’elenco dei fidanzati. Cominciamo da Dj Ringo.
«Con lui è stato amore per anni».
Era un pettegolezzo la relazione con Vieri?
«Assolutamente sì: infatti è stata smentita».
Gabriele Schembari.
«La storia è durata fino al 2019».
Ora si dice che sia legata all’ex calciatore Cristiano Doni.
«Confermo. Ma non vado oltre: il privato non si tocca. Cristiano è la persona giusta? Diciamo che sto bene e che sono serena».
Mai stata vicina alle nozze?
«Come no! Guardate quanti morti (ndr: mostra gli anelli sulla mano sinistra). Scherzo, era una battuta. Qualcuno mi ha chiesto di sposarlo, ma non era il momento giusto».
Crede al matrimonio o alla convivenza?
«Credo allo stare bene assieme. Quanto capita prima delle nozze è decisivo: se non c’è un “prima” preferisco non sposarmi».
«Franci» era il diavoletto dalle risate sataniche. Ma quella turbolenta non era la Cacciatori?
«Ero pazzerella, però mi mascheravo: sono stata camaleontica, le foto sexy lo provano. Cambio tanto anche nell’abbigliamento».
Quali sono i suoi gusti?
«A seconda dello stato d’animo posso vestirmi da teenager – in fondo lo sembro sempre (segue una risata) —, o con un tailleur o con un tubino nero».
È vicepresidente dell’Uyba Volley femminile di Busto Arsizio. Come si rapporta con una giovane di oggi?
«Lo sport abitua a dialogare: ci sono regole, sei in un gruppo. Io mi trovo bene: poi, certo, ci sono quelle che sgarrano, salvo ritrovare la strada giusta. Tutti da giovani abbiamo fatto cavolate: l’importante è rientrare nel solco».
I social network spiazzano o intrigano Francesca Piccinini?
«Mi piacciono, peccato non li abbiano inventati prima. Li uso anche per immagazzinare immagini, le foto non si stampano più».
Vi avevano paragonate alle veline, qualcuno pensava che foste belle ma anche un po’ oche.
«Oca non me l’hanno mai detto!».
Velina però sì.
«All’inizio ci dava fastidio: non è un problema nostro se i genitori ci hanno fatto carine. In palestra lavoravamo tanto, ci disturbava essere ridotte a pin up. Poi però ci abbiamo fatto il callo».
Assieme alla Cacciatori è apparsa in «Maschi contro femmine».
«Ho avuto solo una parte minima. Mi sono divertita e ho capito quanto difficile sia girare un film. Sarei pronta a buttarmi nel cinema, adoro le novità: oggi vanno di moda le storie degli atleti, potrei raccontare la mia».
Con sua sorella ha lanciato un brand di moda: sarà il suo futuro?
«Ci sta: la linea di felpe che abbiamo creato è piaciuta».
Ha detto che il suo secondo hobby è lo shopping…
«Lo era. Ora mi sono data al padel: veloce, coinvolgente, facile da imparare anche da chi, come me, non ha mai avuto una racchetta in mano».
Hanno scritto che «Franci» sarebbe tornata a giocare e che l’avrebbe fatto a Roma.
«Ma quel giorno era lo scorso 1° aprile: un bel pesce, insomma».
Non è che poi tutto si avvererà?
«Mi sento di escluderlo. Riprendere dopo un anno e mezzo di inattività è troppo. E se lo facessi direbbero che sono vecchia. Basta così».
L’Italia per la prima volta ha una donna premier.
«Non scendo nei dettagli politici, ma sono contenta. Tempo fa non sarebbe accaduto: è un bel passo in avanti per la donna italiana».
Si è lanciata in tv: commentatrice, opinionista o giornalista?
«Commentatrice-intervistatrice, però anche un po’ giornalista».
Ai giornalisti a volte tirano le pietre.
«Ma sono una giornalista buona d’animo. Mi sono fatta guidare dalla curiosità: all’inizio ho faticato, poi ho ingranato. Bisogna allenarsi pure su questo fronte, l’esperienza sarà replicata».
Quando incontra il c.t. Davide Mazzanti, che non l’ha voluta ai Giochi di Tokyo, che cosa gli dice?
«Credete a quello che ha dichiarato?».
Tocca a lei spiegare come stanno le cose: lui sostenne di non averla mai considerata per l’Olimpiade.
«Quanto è accaduto mi ha ferito: c’erano anche altre persone quando abbiamo parlato dei Giochi. E forse a Tokyo sarebbe servita una veterana come me: le ragazze non hanno raccolto nulla, eppure erano da medaglia».
Il Bonitta che ad Atene 2004 l’ha fatta giocare poco merita le fiamme dell’inferno?
«È passato tanto tempo. Pure quella situazione mi ha fatto soffrire, però ho perdonato Marco Bonitta: nel 2014 mi ha fatto tornare in azzurro. Dietro a ogni scelta ci sono aspetti inimmaginabili, ignoro cosa capiti a certi allenatori. Me ne viene in mente uno che avevo a Bergamo. Dopo lo scudetto gli dissi: “Ora che ti sei affermato, resta umile: così andrai lontano”».
Com’è andata a finire?
«Non mi ha ascoltato».
In quanto appassionata di Mila e Shiro, si era forse innamorata di Shiro?
«No, ero infervorata da Mila: mi sarebbe piaciuto saltare e schiacciare come lei».
Quei cartoni animati sono stati importanti per il volley.
«Hanno stregato la mia generazione. Magari un giorno farò anch’io un cartone animato a tema pallavolo».