Fabrizio Peronaci per roma.corriere.it, 3 novembre 2022
L’UOMO DEI MISTERI DEL CASO ORLANDI – E’ STATO TROVATO MORTO IN CASA, A ROMA, ZONA INFERNETTO, IN CIRCOSTANZE NON CHIARE, GIULIO GANGI, L’AGENTE SISDE CHE PARTECIPÒ ALLE PRIME INDAGINI (E POI FU EPURATO) - NEL 1983 L’EX 007, CHE SOFFRIVA DI PERIODICHE DEPRESSIONI, SI PRESENTÒ DAGLI ORLANDI, OFFRENDO UN AIUTO PER TROVARE LA RAGAZZA SCOMPARSA. STAVA PER INCONTRARE UN CRONISTA DEL “CORRIERE” – FU LUI A IMBOCCARE LA PISTA AVON: “PIETRO ORLANDI MI RACCONTÒ DELL’UOMO DELLA BMW CHE AVEVA PROPOSTO ALLA SORELLA DI PUBBLICIZZARE DEI PRODOTTI IN UNA SFILATA”
All’epoca in cui finì sui giornali, nel giugno 1983, aveva 23 anni. Un agente del Sisde con ottime coperture politiche, che pareva destinato a una luminosa carriera. Fu lui, tre giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, a presentarsi a casa della figlia del messo pontificio di Karol Wojtyla, all’interno della Città del Vaticano, offrendo un aiuto. Lui a svolgere i primi accertamenti sul giallo, impegnandosi anche nelle ricerche. E ancora lui, una decina d’anni dopo, a essere messo ai margini del servizio segreto civile per indagini «inopportune». La mattina del 2 novembre 2022, in circostanze non ancora completamente chiare, Giulio Gangi, 63 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione al quartiere Infernetto, steso sul suo letto. era spirato da non molto e i disperati tentativi di salvarlo sono risultati vani.
A dare l’allarme è stato un amico discografico, Luigi Piergiovanni, che ospitava «l’uomo dei misteri» del caso Orlandi (qui la ricostruzione completa) in una sua dependance, da quando Gangi aveva perduto l’anziana madre, con la quale aveva vissuto fino alla fine, in una villetta poco distante. «A scoprire il corpo è stata mia moglie, allertata da un amico con il quale Giulio faceva spesso colazione in un bar poco distante, preoccupato perché non rispondeva al telefono - ha raccontato Piergiovanni - La porta era chiusa dall’interno. Era sul letto, agonizzante. Abbiamo chiamato un’ambulanza, i medici hanno tentato di rianimarlo. È stato portato all’ospedale Grassi e deve essere morto durante il tragitto, a ucciderlo forse è stato un ictus». Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso. Gangi soffriva di periodiche depressioni, era ipocondriaco. «Le disavventure lavorative lo avevano profondamente segnato», ha aggiunto l’amico e padrone di casa, che lo conosceva fin da ragazzo. In tempi recenti, comunque, l’ex 007 sembrava essersi ripreso, aveva smesso di assumere farmaci.
Tanto che, in un momento di ritrovata vitalità, giusto lunedì scorso aveva preso appuntamento con un giornalista del Corriere per svolgere «un sopralluogo» e approfondire alcuni aspetti relativi al giallo di Emanuela, che gli era rimasto nel cuore da sempre. «Il giorno prima che decidi di passare chiamami dalle 13.30 in poi, così mi organizzo. Il sopralluogo lo facciamo alle 11.30 poi a magna’ in un posto vicino. Un abbraccio!» Questo il suo ultimo messaggio. «Ok, settimana prossima. Vada per pizza e birretta», era stata la risposta del cronista.
La carriera dell’ex 007 del Sisde si interruppe presto, a metà anni ‘90 - al tempo della cosiddetta trattativa Stato-mafia - quando Gangi fu trasferito d’ufficio dalle fumose stanze delle barbe finte al ministero dell’Economia. «La mia personale epurazione fu causata da un’operazione di Stato, legata a fatti di mafia, ancora più delicata della questione Orlandi», era solito dire, restando sul vago.
All’indomani del 22 giugno 1983, giorno in cui Emanuela sparì, Gangi si presentò a casa in Vaticano, chiedendo di parlare con il papà, il messo pontificio Ercole, non solo in veste di 007 ma anche di amico di Monica Meneguzzi, cugina della scomparsa, conosciuta l’estate precedente a Torano, in provincia di Rieti. La ricostruzione dei tanti guai che gli causò l’intrigo Orlandi, Gangi (che era anche un grande appassionato di cinema, nonché regista indipendente) l’affidò a un’intervista-sfogo concessa al Corriere nel 2014, quando l’inchiesta non era stata ancora archiviata dalla Procura di Roma. «Feci l’errore, e umanamente mi pesa doverlo dire, di appassionarmi per aiutare una famiglia disperata. Una scomparsa così anomala era meritevole d’attenzione, strano fosse una scappatella...»
Fu lui a imboccare la pista della Avon, lasciata intravedere dall’ultima telefonata a casa della quindicenne. «Pietro Orlandi mi raccontò dell’uomo della Bmw che aveva proposto alla sorella di pubblicizzare dei prodotti in una sfilata. Contattai una coordinatrice Avon, la quale mi assicurò che non avevano rappresentanti maschi né rapporti con le sorelle Fontana».
Il rapitore che tese un tranello a Emanuela, evidentemente, confidava nel fatto che la ragazza ne avrebbe parlato a casa (e la famiglia alla stampa): il vero obiettivo, dunque, era mandare messaggi in codice alla controparte, in vista del ricatto da attivare tramite il sequestro di una concittadina del Papa. «Alla casa di moda, appresi che altre ragazze si erano rivolte all’atelier perché un uomo sulla trentina le aveva fermate per strada con una proposta simile a quella usata per adescare la Orlandi», aggiunse l’agente, che a quel puntò tentò il colpo grosso. «Mi misi in cerca della Bmw verde tundra segnalata dal poliziotto davanti al Senato e ne trovai una simile. In un’officina mi spiegarono che una donna aveva portato l’auto di un amico con un vetro rotto. Mi disse che albergava al residence Mallia, dove andai e alla reception chiesi della donna. Questa si presentò con un vestitino leggerissimo, trasparente».
Era Sabrina Minardi, l’amante del boss «Renatino» De Pedis che dal 2008 ha innescato la pista della banda della Magliana, poi seguita nel 2013 dall’autodenuncia di Marco Accetti? «Ma no, la Minardi all’epoca aveva poco più di vent’anni. Questa era sulla trentina, bionda, sexy, voce decisa, quasi rauca. Le mostrai il tesserino, ma fu molto arrogante: “A lei non dico niente!”… Fatto è che, tornato in ufficio, il capo mi sollevò letteralmente da terra, la signora doveva avere contatti diretti: prese il numero della targa e in pochi minuti riuscì a farsi sentire. Pensai che fosse l’amante di qualche pezzo grosso, uno dei nostri papaveri...»
Parola di 007 (scomodo). Cacciato, non per caso...
«Puoi praticare tutte le “teorie” del mondo, ma se non hai accanto la fortuna è tutto inutile», è stato l’ultimo post pubblicato il 1° novembre 2022 sul suo profilo Fb da Giulio Gangi, investigatore e aspirante cineasta, persona inquieta e sensibile. Una constatazione amara, scritta di getto, forse in preda alla disperazione, di certo pensando a quella ragazza con la fascetta tra i capelli la cui fine l’aveva tanto turbato. Di lei, Emanuela, aveva parlato fino al giorno prima anche con l’amico cronista. Ripromettendosi, forse, di rivelare qualcosa di inedito. (fperonaci@rcs.it)