la Repubblica, 2 novembre 2022
Evghenij Prigozhin punta alla politica
Fin dove vuole arrivare Evghenij Prigozhin? Se lo chiede persino il più popolare quotidiano russoMoskovskij Komsomolets, vicino al Cremlino. Dopo anni nell’ombra da “eminenza grigia” della “fabbrica dei troll” di San Pietroburgo e dei mercenari Wagner, negli ultimi mesi l’imprenditore soprannominato “cuoco di Putin” è uscito allo scoperto. O meglio, come scrive Mk,«ha letteralmente fatto irruzione nell’olimpo dei media politici». Non solo negli scorsi mesi ha sorprendentemente rivendicato la paternità di Wagner, smentita per anni a suon di querele, e condannato i fallimenti dei generali in Ucraina, ma nell’ultima settimana ha notevolmente alzato la posta in gioco. Ha lanciato un centro “per migliorare la difesa dello Stato”, scritto al ministro dell’Agricoltura e chiesto alla procura generale di chiudere YouTube e di indagare sul governatore di San Pietroburgo Aleksandr Beglov. Mosse da campagna elettorale. Tanto che il giornale filogovernativo si è chiesto: «Prigozhin ha in programma una svolta verso la grande politica?».
Un passato da galeotto e da ex venditore di hot-dog, formalmente Prigozhin è soltanto un imprenditore miliardario pietroburghese proprietario di numerosi ristoranti e di una società di catering che ha più volte alimentato e abbeverato i partecipanti agli eventi ufficiali del Cremlino. Da qui il soprannome. E, secondo diverse inchieste, anche i contratti governativi a sei zeri dietro alla nascita dell’Agenzia di Ricerca su Internet, o “fabbrica di troll”, nonché dei mercenari “Wagner” che hanno combattuto nel Donbass nel 2014, in Siria e in Africa e ora sono in prima linea in Ucraina. Il “cuoco di Putin” ora sembrerebbe però deciso a lanciare il suo brand in grande. Ha rilevato l’incompiuto colossale centro “Sea Capital” di San Pietroburgo e lo ha ribattezzato “Cvk Wagner Tsentr”. Dove Cvk sta per Chastnje Voennie Companij, “compagnia privata militare” ufficialmente fuori legge per la legislazione russa. Eppure l’insegna e la “W” di Wagner campeggiano a caratteri cubitali sul mega complesso tutto vetrate. Il progetto è ambizioso, stando al sito web lanciato il 25 ottobre: «Abbiamo spezzato gli stereotipi. Siamo i migliori. Costruiamo insieme il futuro». La missione, ha spiegato Prigozhin, è «aumentare la capacità di difesa della Russia, informazione compresa». E l’uso dei locali è gratuito per chi ha «idee per migliorare la capacità di difesa e sviluppo» del Paese. Segno che la crociata di Prigozhin per guadagnare spazio nella sfera militare russa non si arresta. Ma, a quanto pare, non gli basta.
Qualche giorno fa Prigozhin ha scritto una lettera aperta al ministro dell’Agricoltura Dmitrij Patrushev: commentando il piano d’inviare 500mila tonnellate di grano ai Paesipiù poveri in quattro mesi, ha suggerito chi, a suo avviso, ne ha più bisogno: Mali, Repubblica Centrafricana, Eritrea, Guinea e Burkina Faso. Guarda caso, quasi tutti Paesi dove Wagner è attiva. Prigozhin è anche intervenuto sul fronte della guerra dell’informazione chiedendo al procuratore generale Igor Krasnov di limitare l’accesso alla piattaforma di video YouTube e di dichiarare Google “indesiderata”. «YouTube è inondato di falsi volti a screditare l’esercito russo», ha affermato. E sempre a Krasnov ha chiesto di verificare il coinvolgimento di Beglov in una «comunità criminale organizzata» creata per depredare il bilancio statale e arricchire il suo corrotto entourage. Prigozhin ha un conto aperto con il governatore che ha più volte ostacolato le sue attività, ma finora si era limitato a fargli cattiva pubblicità. L’ultima intemerata sembra invece andare oltre la mera resa dei conti.
L’offensiva in Ucraina lo ha elevato agli occhi e all’orecchio di Putin ampliando il suo spettro d’azione. Secondo il Washington Post, “lo chef” sarebbe stato l’unico ad aver avuto l’ardire di denunciare a Putin gli “errori” dei generali in Ucraina. Non a caso MK ha chiesto a diversi analisti politici di soppesarne le ambizioni. La risposta unanime è stata che qualsiasi ingresso in politica in realtà arresterebbe l’ascesa di Prigozhin. Una mera valutazione o un velato consiglio? Prigozhin stesso ha smentito: «Non cerco la popolarità. Il mio compito è adempiere al mio dovere nei confronti della Patria e oggi non ho intenzione di fondare nessun partito, tanto meno di entrare in politica». Ma delle sue smentite non si fida nessuno