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 2022  novembre 02 Mercoledì calendario

Dai rubinetti di Andora (Savona) esce solo acqua salata. Da 4 mesi

Andora (Savona) occupa la parte più occidentale della Riviera delle Palme tra Capo Mele (a levante) e Capo Mimosa (a ponente). Località turistica, le sue ampie spiagge si estendono per quasi due chilometri. Il paese è anche famoso per la produzione del basilico genovese Dop.
Quando gli chiediamo se lo shampoo lo fa con l’acqua salata il coiffeur Lucio, che ha un salone nel centro di Andora, risponde: «Certo che no». Poi però precisa: «Taglio i capelli senza bagnarli. Ma se il cliente mi chiede di lavarli lo stesso con l’acqua salata perché vuole lo shampoo, ne devo impiegare almeno tre dosi. Altrimenti sembrano unti». Ad Andora è così da luglio. E non solo per fare lo shampoo.
Il paese di 7.200 abitanti, in provincia di Savona, è senza acqua (dolce) da cinque mesi. Dai rubinetti esce salata, quella del mare. Il signor Lucio è arrabbiato. E come lui altri cittadini, gli albergatoti, i ristoratori, i baristi, i gestori di bagni e il cosiddetto «popolo delle seconde case». L’incredibile situazione ha diverse spiegazioni. Per il Comune la causa è la siccità. L’assenza prolungata di pioggia ha svuotato i pozzi. E la loro vicinanza al mare ha fatto sì che vi entrasse il cuneo salino. Ma la realtà è più complessa. Altri paesi vicini come Alassio, Cervo, Diano Marina, Laigueglia, l’acqua dolce ce l’hanno. Andora svela così una storia in cui s’intrecciano natura, burocrazia, inefficienze e infrastrutture obsolete. Dal 2015 l’acqua di Andora è gestita da Rivieracqua che però vive travagli giudiziari. La società è commissariata e indebitata. Per fronteggiare la siccità l’acqua sarebbe dovuta arrivare da Ventimiglia e dal depuratore di Imperia. Ma il tubo che collega la struttura ai pozzi di Andora è obsoleto e non è stato possibile pompare nulla.
Fine ottobre. Temperature oltre i 20 gradi. L’acqua esce dai rubinetti ma è sempre salata. Non piove. Ogni tanto si guarda il cielo. Si osservano le nuvole. Sabina Grassa è portavoce del «Comitato Acqua cara in bolletta» che porta avanti una battaglia legale assieme ad «Assoutenti» e «Onda Ligure Consumo e Ambiente». Come si vive? «Male. Per quanto mi riguarda sono allergica e spendo molti soldi a comprare creme. Spalmo in continuazione». Il sale irrita. Corrode tutto, non solo la pelle. Molte lavatrici si sono rotte. Le tubature delle caldaie sono a rischio. La doccia si fa salata e solo l’ultimo risciacquo avviene con l’acqua dolce.
Grassa mette in luce un dettaglio che potrebbe far sorridere se la situazione non fosse in realtà serissima. «Abbiamo dovuto assumere un ingegnere specializzato in emergenze idriche umanitarie che ha lavorato in Africa».
Il titolare di uno stabilimento balneare che non vuole si conosca il suo nome («per non subire ritorsioni») sintetizza così l’odissea. «Affittiamo ombrelloni e lettini puliti e lavati. Le mie tovaglie erano diventate gialline. La tela degli ombrelloni stava cambiando colore. Ho trascorso l’estate a contattare chi poteva venderci l’acqua dolce e farla arrivare qui. Uno stress infinito». Molti turisti hanno prenotato gli hotel all’oscuro della situazione. Si può immaginare la loro rabbia. Gli anziani hanno avuto difficoltà a rifornirsi dalle autocisterne. I supermercati sono stati presi d’assalto. Tutto è complicato.
Il vicesindaco Paolo Rossi è consapevole delle critiche che arrivano al Comune da più fronti. «La questione è complessa perché non dipende da noi. Dobbiamo coinvolgere le istituzioni. Purtroppo il tubo che porta acqua da Ventimiglia non è in funzione. Ma deve pensarci il gestore e non il Comune. Noi non possiamo fare altro che accelerare i tempi». Proprio i tempi preoccupano i cittadini. «Parlano di investimenti, di riqualificare le infrastrutture – chiosa Grassa —. Ma la società di gestione è commissariata e per i nuovi progetti si deve attendere la risposta da Roma. Passerà del tempo e noi arriveremo a Pasqua. Se non piove cosa facciamo, affrontiamo un’altra stagione da incubo?».