il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2022
Germania, eolico smantellato per far spazio al carbone
In Germania la transizione energetica sembra essere diventata la confusione energetica. Impianti nucleari chiusi, anzi aperti, o meglio, in funzione, ma l’energia prodotta verrà usata solo in caso di emergenza. Si investirà tutto il possibile, facendo persino debito, nelle energie rinnovabili, ma intanto per allargare una miniera di carbone vengono smantellate pale eoliche in funzione da anni.
La rappresentanza dei Verdi nella coalizione semaforo è la più importante della storia della repubblica federale tedesca. Appena nominato ministro dell’Economia e vicepremier Robert Habeck ha presentato obiettivi ambiziosi per la transizione ecologica: entro il 2050 la Germania taglierà del 95% le sue emissioni di C02, entro il 2025 il 100% dell’energia elettrica sarà verde. Per far questo il governo ha pianificato l’investimento di 500miliardi di euro entro il 2025 nel settore delle energie rinnovabili. Poi c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina e il taglio delle forniture di gas siberiano. All’interno del governo ci sono state tensioni lunghe mesi, ma alla fine il cancelliere ha imposto la sua visione. I media tedeschi hanno titolato “Basta-Politik”.
Due settimane fa Olaf Scholz ha detto che le tre centrali nucleari, le ultime in funzione nel paese, non sarebbero state spente a fine anno, come progettato da Angela Merkel negli anni seguenti all’incidente di Fukushima. Gli impianti nucleari continueranno a produrre elettricità fino al prossimo aprile, almeno. Accanto a questa dichiarazione, che ha conquistato l’attenzione dei giornali internazionali oscurando il resto, il cancelliere ha annunciato che riaprirà cinque centrali elettriche alimentate a lignite, un carbone di bassa capacità energetica, molto inquinante e di cui la Germania è particolarmente ricca. Il 30 ottobre degli 1,1 milioni di MWh prodotti nel paese il 30% proveniva dalle centrali a carbone, dal nucleare invece poco più del 5%.
Nel villaggio di Garzweiler, a ovest del paese a poco meno di mezz’ora d’auto dal confine con i Paesi Bassi, c’è una miniera a cielo aperto che copre 48 chilometri quadrati. E continua a crescere. Rwe, la compagnia elettrica tedesca, sta espandendo gli scavi e per far questo ha iniziato a smantellare il parco eolico di Keyenberg. Le turbine sono state installate nel 2001 e sono meno potenti di quelle attualmente a disposizione sul mercato, inoltre dopo 20 anni di attività terminano le sovvenzioni statali. Guido Steffen, portavoce di Rwe, ha detto al quotidiano inglese The Guardian “ci rendiamo conto che questo sembri paradossale” assicurando che dopo l’escavazione del sito, 30 metri di profondità, l’azienda ha intenzione di installare nuove turbine sei volte più efficienti di quelle ora in attività. Negli ultimi 60 anni l’espansione della miniera di Garzweiler ha cancellato una ventina di paesi, tra questi c’è anche quello da cui prende il nome. Quest’anno la Rwe ha annunciato un ulteriore ampliamento che porterà alla demolizione di altri due villaggi: Lützerath e Keyenberg appunto. Dopo aver spiegato che solo l’ammodernamento dell’attuale parco eolico renderà il sito economicamente produttivo, Guido Steffen ha detto che fermare i processi di estrazione del sito prima del tempo sarebbe devastante per l’economia locale.
Robert Habeck, prima di entrare nel governo federale, è stato per anni ministro dell’energia in Schleswig-Holstein, la regione più settentrionale del paese, la penisola stretta tra il mare del Nord e il Baltico. In quell’area ci sono tremila turbine azionate con il vento. Già dieci anni fa il 60% del fabbisogno energetico della regione era soddisfatto con le pale eoliche, oggi producono il 160% delle necessità degli abitanti dell’area. L’energia del vento è diventato un affare che vale miliardi di euro e sono nati imprenditori che esportano in tutto il mondo la tecnologia per produrre energia eolica. Con questa formazione alle spalle Habeck ha imposto a inizio anno un piano di sviluppo per eolico e solare su base nazionale. In nessun mese del 2022 l’installazione di turbine ha raggiunto gli obiettivi prefissati dal governo. Gli impianti solari sono cresciuti come previsto, siamo allo 0,5% in più rispetto ai GWh pianificati, l’eolico segna invece un meno 7%.
L’attuale crisi energetica ha fatto salire il costo del kWh, il cittadino tedesco paga in media il 45% in più rispetto allo scorso anno. Questo rende molto più remunerativa la produzione elettrica con le rinnovabili. Ci sono state intere settimane in cui l’energia dei parchi eolici riversata nel sistema veniva retribuita fino a sette volte in più rispetto allo scorso anno. Non sono quindi i fondi che mancano per aumentare la produzione. Questa primavera ad Esbjerg la leader danese, Mette Frederiksen, ha ospitato i capi di governo di Germania, Olanda e Belgio. Con il beneplacito della presidente Ue Ursula von der Leyen i quattro paesi hanno deciso di costruire un enorme parco eolico offshore. L’obiettivo è quadruplicare la capacità eolica offshore totale dei 4 Paesi entro il 2030 e decuplicarla entro il 2050. I soldi ci sono, la visione pure, ma Berlino si è persa nell’attuazione. Quest’anno, rispetto al 2021, sono stati approvati il 16% in meno di progetti per l’installazione di nuove pale eoliche.