La Stampa, 1 novembre 2022
Un sito che aiuta i dislessici (e non solo) a imparare
Nel racconto di Pietro, oltre alla parola autostima, ne ricorre un’altra, opposta e più affilata, isolamento: «C’è ancora chi pensa che uno studente con disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia, sia meno intelligente, accade che venga etichettato come svogliato o disattento, che venga isolato, oppure che non sappia come studiare e lasci la scuola. Ce ne sono di stereotipi da abbattere». E non c’è bisogno di scomodare nomi illustri, da Leonardo da Vinci ad Albert Einstein, per dimostrare che dietro la dislessia c’è tutt’altra storia: lo sanno Giuseppe e Pietrosilvio Cipolla, fratelli romani di 22 e 19 anni che durante le ore liquide del lockdown ( il primo già iscritto a Psicologia, il secondo all’ultimo anno di liceo scientifico) si sono chiesti che fare di tutte le mappe concettuali usate per studiare alle superiori. «Potevamo buttarle – racconta Pietrosilvio, oggi a Giurisprudenza – o metterle a disposizione di studenti e insegnanti».
Così è nato DSA Study Maps, un sito con 2 mila mappe concettuali scaricabili gratuitamente, lezioni di letteratura, fisica, inglese, storia, dalla biografia di Manzoni all’equilibrio dei corpi, trasformate in mappe per accompagnare nello studio gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia, ma in realtà utili a tutti. Oggi il sito sfiora i 170 mila visitatori e tocca le 10 mila visualizzazioni al giorno: «Sono schemi visivi che aiutano a comprendere e memorizzare una lezione con colori, caselle, sottoinsiemi, titoli – spiega Pietro -. Mappe su cui abbiamo studiato, che potevamo tenere per prove e interrogazioni, riviste con i professori, molte realizzate con il software Super Mappe Evo, utili a tutti, ma per noi fondamentali, come gli occhiali per chi ha problemi di vista». E sono, puntualizza Pietro, «tra gli strumenti compensativi previsti dalla legge 170 del 2010 sui diritti degli studenti con Dsa, cioè dislessia, che è un disturbo della lettura, discalculia, disgrafia, disortografia».
Hanno scoperto di essere dislessici quando Pietro era alle medie, il fratello al liceo: «La mia professoressa, che aveva avuto anche Giuseppe come alunno, ha notato che facevamo gli stessi errori, e ha voluto approfondire». È la storia di tante famiglie: secondo gli ultimi dati del Miur gli studenti con Dsa sono il 5,4%, 326 mila circa di cui 198 mila dislessici. Circa 3 milioni di persone in Italia stima l’Associazione italiana dislessia che invita a usare le parole giuste, «non una malattia ma una neuro-diversità», e chiede una legge che tuteli anche gli universitari.
«Inizialmente il sito era una dispensa digitale, poi c’è stato un crescendo di contatti, gli studenti chiedevano altre mappe, i genitori cercavano informazioni sui disturbi dell’apprendimento, i diritti dei ragazzi, i centri per le diagnosi». Così il sito si è arricchito di un blog curato da professionisti, dalla psicologa allo studio legale, e di uno spazio con contatti di tutor e docenti esperti a disposizione per ripetizioni. Ora, spiega Giuseppe, raccolgono anche le mappe realizzate da altri studenti e Dsa Study Maps è diventata un’associazione no profit attiva anche su Instagram e Facebook, «canali in più per fare informazione»: i loro video danno consigli, mostrano come percepisce la scrittura un ragazzo dislessico o disortografico, spiegano come usare i software per costruire le mappe partendo dal libro in pdf o le funzioni di sintesi vocale. «Gli strumenti didattici ci sono, spesso manca l’informazione, per questo abbiamo voluto condividere ciò che sappiamo, può essere utile a chi non ha il supporto che abbiamo avuto noi. Perché il punto non è arrivare alla sufficienza, la scuola dovrebbe dare a tutti gli strumenti per rendere al massimo delle proprie capacità. Io a Giurisprudenza ho la media del 27, insomma, me la cavo» scherza Pietro, che però della scuola conosce bene anche certe storture, le battaglie per tenere le mappe in classe, l’insofferenza di certi professori raccontate dai ragazzi sui social. Anche se, spiega il fratello, «rispetto al 2010 è stata fatta molta strada, non è stato semplice neanche per i docenti cambiare il proprio modo di insegnare». Intanto il progetto cresce e con la pedagogista Silvia Attilia è nato un sito «junior» con mappe per elementari e medie. Un consiglio per i ragazzi? «È fondamentale la preparazione dei docenti e l’appoggio dei genitori – precisa Pietro –, ma è importante costruire l’autostima anche fuori dalla scuola, cercare i propri punti di forza nello sport, nella musica, nel teatro, non lasciarsi etichettare. Nessuno di noi è una cosa sola». —