La Stampa, 1 novembre 2022
La logica del primo consiglio dei ministri
All’atto dell’insediamento del governo, Meloni aveva garantito che il suo primo provvedimento sarebbe stato per il caro bollette. E in effetti tutti i sondaggisti concordano sul fatto che questa sia la prima preoccupazione degli italiani. Ma la riunione del Consiglio dei ministri ha avuto un ordine del giorno diverso: giustizia, Covid, rave-party. E al di là delle urgenze che riguardavano questi argomenti, la premier non avrebbe potuto fare diversamente, dovendo avere giovedì a Bruxelles un incontro con le autorità europee, e solo dopo questo capire quali margini avrà nella definizione del budget per il prossimo anno e sull’eventuale ricorso a uno scostamento che potrebbe portare il deficit dal 3,6 al 4,5%. In mancanza di questa fondamentale informazione, Meloni, e con lei il ministro dell’Economia Giorgetti, non sono in condizione di definire la filosofia della legge di stabilità.Così il Consiglio di ieri ha “sbrigato” pratiche urgenti, ma lontane dalla portata di quelle che potrebbero essere affrontate in una nuova seduta, forse venerdì, forse la prossima settimana, Europa permettendo. In particolare, basta guardare con attenzione i provvedimenti presi, per capire che Meloni ha dovuto necessariamente cominciare a fare i conti con la realtà, dato che governare è molto più complicato che stare all’opposizione. Il rinvio della riforma Cartabia della giustizia era chiesto dai Procuratori Generali di tutto il territorio per mancanza di personale. Che in due mesi questa carenza possa essere superata, sarà da vedere. La ridefinizione dell’ergastolo ostativo era stata imposta dalla Corte costituzionale e tradotta in legge dalla Camera (con l’astensione, nella scorsa legislatura di FdI): è troppo presentarla come un giro di vite anti-criminalità organizzata quando si è trattato, appunto, di fissare i confini in cui la collaborazione dei detenuti con la magistratura può mitigare le pene più pesanti. Sul Covid è prevalsa la ragionevolezza del Capo dello Stato. E quanto al nuovo reato di rave, il prefetto di Modena, trattando, ha convinto gli organizzatori a lasciare il capannone del party. Di cariche, dopo quelle della Sapienza, neanche l’ombra. E meno male: hai visto mai che potesse scapparci il morto, tra ragazzi “fatti” che non si reggono in piedi.