La Stampa, 31 ottobre 2022
Vita di un segretario comunale
«Piacere, sono mister Wolf. Risolvo problemi». Enzo Carafa non ha lo smoking, non veste sempre di nero con gli occhiali da sole, e non è uno che non si sa da dove venga né chi sia. Enzo è un segretario comunale, un lavoro che un tempo era come annunciava l’etichetta appesa alla porta, ma che oggi segue «19 comuni più altri sei», perché va dove lo chiamano, dove c’è una crisi, una magagna qualsiasi, una denuncia, un problema da risolvere. Nell’Italia che cambia, niente è più come prima, neanche il segretario comunale, che oggi è diventato una sorta di medico condotto che accorre al capezzale dei malati, piccoli paesi sperduti fra i bricchi che non sanno più come trovare i soldi per curarsi. Enzo è alto 1 metro e 85, pesa 95 chili e giocava a rugby fino a quando i capelli non hanno cominciato a diradarsi e lui a contare gli anni. Però ha il portamento, lo stile e l’umorismo di un perfetto gentiluomo, proprio come il mister Wolf di Quentin Tarantino in Pulp Fiction, un uomo diligente e metodico, che non ha tempo da perdere e va diritto al sodo: quanto tempo mi date? Trenta minuti? Me ne bastano dieci. Va, ascolta, si guarda in giro e poi fa le cose, perché trova sempre quello che serve e si fa sempre quello che dice lui. È un po’ come se sentissimo la voce di Harvey Keitel: «Chiariamoci campione, non sono qui per dirti per favore. Sono qui per dirti cosa fare. E sarà meglio che tu lo faccia... e subito anche. Sono qui per darti una mano e se il mio lavoro non è apprezzato, tanti auguri signori miei».
Quella del segretario comunale è una professione invisibile, e serve a garantire che l’operato dei dipendenti pubblici dell’ente sia conforme alla giungla di leggi, lacci e regolamenti nazionali, regionali e locali. Solo che, come spiega Enzo Carafa, negli anni questa professione ha dovuto adeguarsi ai tempi. I Comuni sono senza soldi e questa è la prima cosa che serve: trovarli, fare quadrare i bilanci. Ma senza soldi è anche difficile pagarli, i segretari comunali. In Italia sono 4.998 le sedi di segreteria comunale, ma quelle coperte da un titolare sono poco meno della metà, 2.334. La situazione più drammatica è quella della fascia C, che raccoglie i comuni fino a tremila abitanti, dove mancano all’appello 2.281 segretari. Per quella fascia le regioni maglia nera sono Piemonte e Lombardia, in cui si registrano oltre 400 sedi vacanti ciascuna. Con questi numeri bisogna arrangiarsi: magari 20 Comuni si mettono assieme e pagano un solo segretario comunale. Se poi quel segretario sarà costretto a fare i salti mortali, pazienza. Così va la vita. È per questo che serve mister Wolf. Enzo Carafa ha cominciato in un altro mondo, il 10 dicembre 1988, in provincia di Asti, a Maretto e Roato: «Allora il Comune aveva un altro livello finanziario. Facevo il rendiconto, tiravo giù il bilancio e lo Stato dava quello che mancava: diciamo che rispetto a oggi era una bella vita. Tutto è cambiato con la Riforma La Loggia, che ha riconosciuto l’autonomia locale, mettendo sullo stesso piano Stato e Regioni e formalmente anche i Comuni. Ma da quel momento i Comuni hanno dovuto arrangiarsi coi bilanci, con le casse che si sono prosciugate. Ti hanno dato la libertà, ma ti hanno tolto la benzina».
In più, dal 2010 hanno bloccato tutte le assunzioni di segretari comunali: costavano troppo. Così, adesso Enzo Carafa se lo dividono in 19 paesi, nell’Astigiano e nell’Alessandrino. «Si dividono il mio costo, 120 mila lordi, 80 di stipendio più i contributi. Io intervengo quando c’è un problema, una crisi, un appalto complicato, una denuncia, un debito fuori bilancio, una magagna». La verità è che ce ne sono sempre. Carafa gira come una trottola: lunedì nell’Alessandrino, Fubine, Lu e Cuccaro. Martedì nel Roero e nel pomeriggio Castagnole Lanze e Montegrosso. Mercoledì albese, e dopo pranzo Costigliole. Giovedì Castagnole e pomeriggio i comuni collinari di Costigliole, venerdì Buttigliera d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Cocconato. A questi vanno aggiunti altri 7-8 comuni con sedi vacanti che chiedono un incarico di supplenza a scavalco. Lì non si fa pagare: fa versare dei contributi alla sua società di rugby, la passione di Mister Wolf. Però deve correre lo stesso, infilandosi nei tempi vuoti del suo infinito peregrinare, il passo veloce e una borsa sotto braccio piena di carte e documenti. «Se penso a prima mi vien da ridere. Avevi delibere col Coreco che ti facevano diventare matto, dovevi correre 3 volte al giorno. C’erano i lacci della burocrazia, ma nessun rischio. Adesso il lavoro è molto più agile perché il controllo è zero. Ma se sbagli non c’è il Coreco, c’è la magistratura. Che interviene anche se uno ti denuncia solo perché si ritiene svantaggiato». Mister Wolf non ha paura, «chiariamoci campione, non sono qui per chiedere per favore...». Ma deve stare molto attento. In un comune si è accorto che una segretaria distoglieva soldi per versarli sul conto del marito. Come ha fatto? «Naso, semplicemente quello. Ho annusato giusto. Esperienza». In questi piccoli paesi dove la vita guarda il sole che scende in faccia alle vigne, si litiga anche per niente. Ci sono posti come Coazzolo, 280 abitanti scarsi e più di trecento vertenze legali di tutti i tipi, per i confini a contare le biolche di terreno, i diritti di passaggio, l’usocapione o vecchie ruggini che vanno indietro nel tempo. C’era anche una denuncia al sindaco: aveva rotto il braccio al capogruppo della minoranza, che aveva accusato la segretaria di aver sbagliato i conti apposta, in malafede. Lei s’era messa a piangere e il sindaco aveva cacciato via il suo avversario politico in modo un po’ troppo energico: duplice frattura. Ma per fortuna che se c’è un problema, arriva Mister Wolf. —