Corriere della Sera, 31 ottobre 2022
Frank Matano si racconta
«Da adolescente non ho mai avuto il coraggio né di ammettere di voler fare questo mestiere, né di partecipare a provini o live. Ma ho avuto la fortuna di essere un ragazzo di 18 anni che cresceva insieme a YouTube, così a casa, da solo, per quanto mi sentissi inadeguato potevo fare i miei esperimenti comici. Ci ho messo molto tempo a sentirmi legittimato nel mio ruolo. Poi più cose realizzi e più il senso di inadeguatezza svanisce». L’ex inadeguato Frank Matano oggi è diventato un personaggio televisivo, un attore, un comico – «incensurato» tiene a sottolineare – che sembra uscito da un fumetto, con la sua risata sgangherata, la sua comicità di pancia, slapstick, l’esuberanza della mimica, le trovate inverosimili, partner ambito in qualunque consesso ridanciano.
Padre italiano e madre statunitense, è cresciuto a Carinola (in provincia di Caserta) ma dai 15 ai 18 anni ha vissuto negli Stati Uniti. «Mi sono sempre sentito straniero. A Carinola mi chiamavano tutti «’o ’mericano»; negli Usa ero soprannominato Totti perché il mio vero nome è Francesco e l’Italia aveva appena vinto il Mondiale. Questa doppia “nazionalità” mi ha aiutato a sviluppare pensieri miscelati tra America e provincia di Caserta».
L’ironia per lui funzionava da acceleratore per l’integrazione: «Chi decide di fare il comico lo fa perché non si sente completamente a suo agio nelle situazioni sociali e quindi deve sviluppare un radar, una specie di termometro che misura la conversazione a cui sta partecipando. Io sono sempre stato molto timido ma questa voglia di far ridere mi strattonava fuori dalla mia comfort zone e mi faceva stare bene: del resto non c’è niente di peggio che assecondare una cattiva abitudine. La comicità è una risposta alla paura, può essere anche terapeutica, ti obbliga a pensare alla realtà che ti circonda e a cercare un punto di vista diverso». Frank Matano è ora il conduttore di Prova Prova Sa Sa, il nuovo comedy show disponibile dal 2 novembre su Prime Video, prodotto da Endemol Shine Italy. Un programma di improvvisazione con un cast fisso formato da quattro comedians: Maccio Capatonda, Maria Di Biase, Edoardo Ferrario e Aurora Leone. In ogni puntata i quattro comici devono esibirsi in una serie di sketch e sfide estemporanee, talvolta decise dal conduttore, altre volte basate sui suggerimenti del pubblico in studio. La proposta del format è venuta proprio da lui: «In America da ragazzino seguivo questo format di improvvisazione, Whose Line Is It Anyway?, lo guardavo con i miei nonni e mi aveva letteralmente fulminato, tanto che quando avevo 19 anni avevo tradotto tutte le puntate in italiano, dal regolamento a ogni singolo gioco. Quel programma è uno dei motivi per cui ho fatto questo mestiere e adesso ho avuto paura a maneggiarlo; pensavo: posso solo rovinarlo».
Uno show di «improvvisazione radicale» e «molto moderno»: «Nonostante risalga agli anni ‘90, l’aspetto bello del format è che ogni sfida si presta a diventare una clip su internet, ha un ritmo che lo rende molto attuale. E comunque suggerisco un corso di improvvisazione pure a chi non vuole fare il comico: l’improvvisazione ti costringe a metterti in gioco, serve in un colloquio di lavoro, a un esame all’università, quando ti fermano i carabinieri...». La sua risata è esagerata, sguaiata, sembra finta. È un format pure quella? «Ho la stessa risata di mio padre, identica. Mi chiedo se sia ereditaria... Da giovane mi ha dato parecchi problemi: in chiesa, a scuola... oggi invece si è rivelata un’interessante fonte di reddito».