Il Messaggero, 30 ottobre 2022
Intervista a Chiara Francini
Lo sguardo e la velocità di pensiero dicono esattamente quello - e lei lo sa - quindi, raccontandosi, Chiara Francini lo dice nel migliore dei modi possibili: «So’ na fija de na mignotta».
Però, complimenti.
«Nel senso buono, sia chiaro. La mi’ mamma in vita sua è stata solo con il babbo, che è romano e da piccola mi diceva sempre così per ridere e per sottolineare quanto fossi sveglia. Lui ha la terza media, ma ha letto tanto ed è un grande amante dei sonetti del Belli».
Quarantadue anni, di Campi Bisenzio («il contado di Firenze», sottolinea), la bella e travolgente artista toscana al momento gioca su più tavoli: è nella giuria della seconda edizione di
Drag Race Italia, il talent per drag queen di Discovery+ partito il 20 ottobre; è nei teatri di mezza Italia con lo spettacolo L’amore segreto di Ofelia (oggi all’Argot Studio è in cartellone l’ultima replica a Roma), è nelle librerie con il suo nuovo - è il quarto - romanzo intitolato Il cielo stellato fa le fusa. Tre giorni fa è passata al Messaggero. Somiglia tanto alle sue foto in circolazione e parla, ride e scherza in maniera molto divertente. Sempre a un volume così alto che in un teatro quelli dell’ultima fila la sentirebbero perfettamente, figuriamoci quelli in prima.
Teatro, tv, cinema e libri: che si è messa in testa, dove vuole arrivare?
«Sono una donna, posso fare tutto. Soprattutto quello che mi piace. Vivo di passioni e non sempre il cinema e la tv offrono quella libertà di espressione che dà la scrittura. Quest’ultima, a volte, mi fa sentire un po’ Dio...».
Addirittura?
«Sì. Mi consente di instaurare un dialogo con il pubblico per avere anche così accettazione, riconoscimento, benevolenza. E amore. In fondo, quello cerco».
Ha mai avuto deficit in questo senso?
«Certo. E meno male: sono portatori di nutrimento. Quando hai il sedere per terra, risalendo vedi tutto da un’angolazione diversa, nuova, forse migliore. Io cado tutti i giorni, cadere rassoda».
Quindi è praticamente di marmo?
«Sì. Come tutte le donne devo fare venti per avere dodici».
La caduta più dolorosa qual è stata?
«Ogni volta che mi sono sentita fuori posto, quindi quasi sempre. Per esempio, da ragazza di Campi Bisenzio ho frequentato il liceo classico Dante di Firenze, la scuola della borghesia cittadina dove tutti sono figli di qualcuno e io, al massimo, ero na fija de na mignotta (ride, ndr). C’era anche Matteo Renzi, faceva il rappresentante d’istituto».
L’ha mai votato?
«Non si dice».
Si è sentita fuori posto anche nel mondo dello spettacolo?
«Sì, è un po’ il fil rouge della mia vita, ma nessuno dell’ambiente ci ha mai provato con me».
È una donna che spaventa?
«Un po’. Forse perché sono bella, ma voglio essere considerata anche per quello che sono come persona. Comunque non ho mai avuto storie con registi, produttori, attori... Sono tutti egotici».
Come le attrici.
«Come i giornalisti... Fuori posto mi ci sento anche perché in fondo sono un’arricchita di provincia, una parvenù, un’ex povera arrivata da un altro mondo. Sono cresciuta nelle case popolari, i miei - che mi hanno sempre tanto amata - lavoravano sempre».
L’arricchita che sfizi si è tolta?
«Ho comprato una casa in centro a Roma. Coloratissima. C’è chi ha un Picasso e chi, come me, ha gli armadi di Antonio Dattis, un liutaio pugliese che fa mobili su misura meravigliosi».
Quando nel 2017 ha pubblicato il primo romanzo, Non parlare con la bocca piena, com’è andata?
«Come nel mondo del cinema: Che fa, scrive, questa?. Mi dissero di fare la foto della quarta di copertina con gli occhiali, inquadrando solo il viso...».
È vero che vuole a tutti i costi partecipare al Premio Strega?
«No. Sono meritocratica e gerarchica, e nonostante la mia laurea (in Ermeneutica con una tesi sull’Arte del dialogo nel XVI secolo, ndr), pensavo di non essere adatta per la scrittura. E invece finora ho venduto più di 100 mila copie».
Cosa piace?
«Tanti lettori si sentono raccontati, quindi compresi, e meno soli. E anch’io mi sento così. Che io reciti o scriva in fondo voglio solo amarmi di più e rendere fieri i miei genitori».
Comica, colta, un po’ Jessica Rabbit: quanti equivoci ha innescato e quale le ha dato più fastidio?
«La solita storia del produttore che dopo aver sentito una mia battuta dice: Allora la Franchini non è solo bona è anche pensante. Cazzate così».
È successo spesso?
«No. Ho la cazzimma, come si dice a Napoli, e mi faccio rispettare. Mi aiutano le origini paesane».
La cattiveria fatta di cui non si vergogna?
«A Londra, quando studiavo e ogni mattina - dalle sei in poi - pulivo 15-16 stanze di un albergo a cinque stelle. Quelli che spesso, però, non hanno lo spazzolone per il water».
E quindi?
«Per un paio di settimane in una stanza alloggiarono degli ospiti maleducatissimi che la facevano sempre fuori dalla tazza. Uno schifo. Una mattina con lo stesso straccio con cui pulivo quello che lasciavano per terra, lucidai le tazze per il tè che usavano ogni giorno».
Ho saputo che come attrice si dà un bel nove: non è troppo?
«No. Sono rigorosa, mi documento, resto impressa. E gli spettacoli teatrali che faccio (a gennaio sarà in tour con Coppia aperta quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame, ndr) piacciono e sono sempre sold out. La gente, dopo averli visti, mi manda messaggi scritti e vocali che mi emozionano. Ascolti (dal telefonino si sente la voce di una coetanea che ringrazia perché si è totalmente identificata nella protagonista del suo monologo Una ragazza come io, ndr)».
La versatilità aiuta o complica la vita?
«Il mondo è fatto a compartimenti stagni, io non rientro in questo schema e quindi spesso disoriento. Non sopporto i pregiudizi, però, e voglio essere valutata per quello che sono fare. E basta».
E lei quale pregiudizio esercita più spesso?
«Mi danno fastidio quelli che, pur avendo i mezzi, non si applicano, non migliorano, non studiano. Chi vive di rendita, in tutti i sensi».
Si è un po’ montata la testa? Si è mai ubriacata di sé?
«No, mai. Sono un’operaia del mondo dello spettacolo. Sto sempre con i piedi per terra. E poi non bevo. E non fumo».
Compenserà con altro.
«Dopo diciassette anni con lo stesso uomo (lo svedese Frederick Lundqvist, 46 anni, ex calciatore, titolare di una società che per i suoi connazionali organizza viaggi esperienziali in Italia, ndr) ormai si fa sesso poco poco... (ride, ndr)».
A proposito, visto che su Discovery+ fa parte della giuria di Drag Race Italia, è mai stata tentata da una trans?
«No, anche se il percorso umano fatto le rende davvero speciali. A loro, come a tutti gli amici della comunità Lgbtq+, devo tanto in termini di ironia, cultura, libertà. Mi hanno sempre fatto sentire accolta, bella e giusta. Comunque, per ora non è successo, ma la fascinazione ce l’ho».
L’errore più grande che ha fatto?
«Aver aspettato tanto a fare un figlio».
Adesso ci sta provando?
«Certo. Prima non era aria, ora dipende dall’orologio biologico».
Chi guadagna di più: lei o il suo compagno?
«Io, ma forse ultimamente siamo pari. Lui comunque mi ha sempre sostenuta, anche quando facevo repliche in teatro a 110 euro».
La ragazza di Campi Bisenzio adesso è un po’ sazia o è quella di sempre?
«Sono la stessa: famelica».