il Giornale, 30 ottobre 2022
Incinta con gli ovociti congelati 14 anni fa
Quattordici anni, due vite. Anzi tre. Quattordici anni è il tempo per il quale sono rimasti congelati alla spaventosa temperatura di 196 gradi sotto lo zero gli ovociti di una donatrice sconosciuta che oggi consentono a Giovanna, una donna di 41 anni che ha vissuto la terribile parentesi di un tumore al seno, di portare oggi in grembo due feti che se tutto andrà bene le consentiranno di diventare mamma, prendendosi una rivincita nei confronti di un destino carogna che però alla fine ha mollato la presa.
Giovanna è una maestra bolognese ed è primatista mondiale di resistenza e tenacia. Secondo l’Irccs Sant’Orsola di Bologna, che ha seguito il suo caso, non sono noti altri casi di una gravidanza raggiunta (ma direi conquistata) a così grande distanza dal momento in cui l’ovulo di una generosa donatrice venne criocongelato e vitrificato. E la donna vuole che la sua storia sia di conforto e di auspicio per tutte le sorelle nelle sue condizioni. «Voglio lanciare messaggio di speranza e di tenacia alle donne: non arrendetevi mai, anche se un oncologo vi dice che non diventerete mai madri», dice ora, raccontando la sua storia. «All’epoca dell’operazione avevo 33 anni e il medico mi disse che le cure avrebbero potuto interferire con la mia fertilità». Giovanna dopo l’intervento e i cicli di chemioterapia ha tentato per sei volte di rimanere incinta «con le procedure di procreazione medicalmente assistita, ma non funzionavano perché il mio corpo era danneggiato dalle terapie». Da qui la scelta di ricorrere alla tecnica della crioconservazione degli ovuli sfidando il tabù tutto italiano secondo cui essere fecondata in questo modo «per molte donne significa non essere mamma al cento per cento. Ma questo non è vero. L’ovodonazione invece è una grande opportunità perché dà la possibilità di diventare mamma a donne che subiscono cure pesanti».
Certo, quello di Giovanna e dei suoi tre cuori che battono all’unisono è un caso limite. Ma nella sua particolarità dimostra, come fa notare Eleonora Porcu, responsabile dell’infertilità e procreazione medicalmente assistita del Sant’Orsola, dimostra «per la prima volta che gli ovociti crioconservati e vitrificati così a lungo hanno un elevato potenziale riproduttivo». Un’ottima notizia per le donne che, come Giovanna, affrontano cure difficili e lunghe con almeno il conforto di sapere di poter «contare su una banca di ovociti forti e tenaci e su un protocollo efficace».
Gli ovociti crioconservati hanno ormai «percentuali di gravidanza clinica pari all’utilizzo di ovociti freschi». I 4mila cicli di congelamento di ovociti realizzati finora nella struttura bolognese, a cui sono seguiti 3.600 scongelamenti, hanno generato oltre 500 bambini. Quanto alle pazienti oncologiche con insufficienza ovarica prematura, 44 di esse una volta sconfitto il tumore hanno deciso di far ricorso all’utilizzo degli ovociti «congelati». Ne sono stati utilizzati 157, quelli sopravvissuti, più dell’80 per cento di quelli crioconservati, che hanno originato 18 gravidanze, 15 delle quali andate a buon fine. Risultati simili al gruppo di pazienti non oncologiche. Ma felicità doppia.