La Stampa, 30 ottobre 2022
Chi è David DePape, l’uomo che ha preso a martellate il marito di Nancy Pelosi
La polizia di San Francisco non ha chiuso il cerchio, il caso dell’aggressione al marito di Nancy Pelosi, legato e preso a martellate nella sua casa a Pacific Heights a San Francisco, ha diverse zone grigie. L’obiettivo, hanno spiegato gli inquirenti, era la Speaker democratica della Camera. E le parole pronunciate da David DePape, 42 anni canadese da venti anni in California zero contatti con la famiglia di origine, «Dov’è Nancy», sono sinistramente identiche a quelle della folla di assalitori di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Il nemico numero uno per una fetta di estremisti è sempre Nancy Pelosi. Lo era anche di Davide DePape, ora piantonato in ospedale.
La sua pagina Facebook, popolata di slogan anti vax e antisemiti, è stata chiusa già venerdì pomeriggio. Il Washington Post è riuscito a scovare due blog on line appartenenti all’aggressore. Ci sono richiami fra il 2007 e il 2022 alla censura, al Grande Fratello di Washington gestito da un’élite di pedofili, ai temi e toni di QAnon. Uno contiene una chiamata alla violenza e ha elogi a Hitler e alle camere a gas. L’ultimo post invita Trump a prendere nel 2024 come running mate la discussa Tulsi Gabbard.
La polizia non ha ancora confermato che l’autore sia DePape. Ma attorno al suo passato vi sono comportamenti balzati agli occhi della polizia per atteggiamenti e frequentazioni particolari. Venerdì pomeriggio gli agenti si sono presentati a casa di tale Gypsy Taub, attivista per i diritti dei nudisti e ritenuta una sorta di “capo branco” nella comunità alternativa di San Francisco, negazionista dell’11 settembre e dal passato denso di episodi di criminalità. Nel 2013 aveva manifestato davanti alla Corte federale della città denudandosi. E un attivista nudista era lo stesso David. Per questo la polizia si è presentata a casa della donna dove però ha scoperto – tramite un ragazzo che li risiede – che l’aggressore di Paul Pelosi non si vede in giro da tre anni. Ricostruire spostamenti e amicizie è però importante per la polizia. È spuntata – con un post su Facebook- anche una presunta figliastra di DePape, Inti Gonzalez, che ha descritto l’uomo «posseduto da un demone» e che provava però a essere una brava persona. Non lo vede dal 2014. David aveva una relazione con la madre di Inti, e «la violentava fisicamente e psicologicamente». La storia sarebbe finita, secondo le parole di Inti, nel 2008 dopo diverse denunce alla polizia.
L’attacco a Paul Pelosi è il più eclatante di una lunga serie: in luglio Lee Zeldin, repubblicano, venne aggredito sul palco durante il comizio. È in corsa per il posto di governatore di New York; il giudice della Corte suprema Brent Kavanaugh il mese prima si è trovato un uomo con una bomba fuori casa. E di questa settimana sono le condanne ad alcuni estremisti che avevano minacciato di morte Eric Swalwell, alleato di Nancy Pelosi. Il clima politica è surriscaldato e gli episodi intimidatori non hanno un’unica matrice nella galassia dell’estrema destra suprematista anche se questa resta maggioritaria. Delle 75 incriminazioni con minacce ai deputati a partire dal 2016, un terzo riguarda repubblicani pro-Trump, un quarto invece democratici indignati per le politiche dei rivali.
A Washington, il caso Pelosi è oggetto di scontro politico. Alexandria Ocasio-Cortez, paladina della sinistra liberal ha accusato i leader repubblicani di non aver condannato con forza il gesto. La sua compagna di partito e di caucus progressista, Ilhan Omar, ha detto che «è colpa della retorica incendiaria dei repubblicani». Fra dieci giorni l’America vota. In questo clima.