La Stampa, 29 ottobre 2022
A cena da Sophia Loren
Visto che i padroni di casa sono i Cimmino, e che, tra le altre cose, possiedono il marchio di biancheria intima Yamamay, non riusciamo a non pensare a lei in guêpière e babydoll che si spoglia magistralmente sulle note di Abat-jour di Henry Wright. Immagini che hanno fatto capire, a milioni di donne, che essere donne è davvero un’altra faccenda. La vita strettissima, il seno eretto a sistema, le gambe perfette e i fianchi da femmina. Davanti a lei, un Marcello Mastroianni raggomitolato sul letto, ululante ed estasiato. Lo strip-tease di Sophia Loren in Ieri, oggi e domani, è passato alla storia. Ma tutta Sophia è nella storia: la diva, La Ciociara, l’Italia. La nostra risposta a E Dio creò la donna che era di Roger Vadim e si riferiva a Brigitte Bardot. Normale che la famiglia Cimmino, abituata a celebrare il gentil sesso attraverso i brand Yamamay e Carpisa, abbia pensato all’attrice come testimonial della catena di ristoranti che sta aprendo in tutta Italia e all’estero (dopo quello inaugurato ad aprile in via dei Brunelleschi a Firenze, e a giugno quello in via Cantù, vicinissimo al Duomo di Milano, sta per inaugurare anche quello di Bari, all’interno del Green Park).
Si chiamano «Sophia Loren Restaurant», sono tappezzati con le fotografie più significative della lunghissima carriera della diva napoletana e la celebrano oggi, in un’altra stagione della sua vita: lo scorso 10 ottobre era a Milano per la serata inaugurale. Ha percorso la galleria di se stessa per arrivare al tavolo d’onore dove si è accomodata con pochi intimi (tra i quali il figlio, Carlo Ponti jr, direttore d’orchestra), ma senza negarsi a chi le chiedesse un «selfie» o un saluto. La mozzarella ancora tiepida, la squisitissima pizza di Francesco Martucci (miglior pizzaiolo al mondo per 4 anni consecutivi), i ravioli al pomodoro con ricotta e mentuccia e il babbà. Sophia ha assaporato tutto nel ristorante che porta il suo nome: «Nella mia vita ho avuto tante passioni, una di queste è senza dubbio il cibo. Nessun regista è mai riuscito a mettermi a dieta e non ho mai rinunciato a un buon piatto di pastasciutta in favore della linea». E ancora racconta fiera l’icona partenopea: «Le ore che ho trascorso in cucina ad impastare, friggere, infornare e rosolare, sono state tra le più felici della mia esistenza. Quando mi hanno chiesto di aprire una catena di ristoranti in mio onore, ho riflettuto molto sugli oneri e le responsabilità che avrebbe comportato associare il mio nome ad un’insegna. Non ho mai voluto prendere parte a storie che non sento mie: questo è valso per i film che ho interpretato in sessant’anni di carriera come per qualsiasi progetto che mi vede partecipe, ma nessuno mi ha corteggiato tanto come Luciano Cimmino e oggi sono felice di aver acconsentito a questa meravigliosa avventura e fiera di far parte di una squadra di napoletani talentuosi che desiderano esportare la veracità della cucina partenopea nel mondo. Per me e Luciano, mangiare è una cosa sacra e per condividerla con quelli che la pensano come noi abbiamo costruito un tempio della convivialità, un luogo unico e suggestivo, dove i migliori chef mondiali si cimentano in primi piatti e pizze che so’ na squisitezz’»... Il ristorante che ha inaugurato meno di un mese fa è sempre pieno, a pranzo e a cena. E da poco sono cominciate le ordinazioni del panettone «Sophia Loren» firmato da Carmine di Donna e Gennarino Esposito. Accostata al cibo, ci aveva già convinti con quel «Accattatevillo» nel lontano 1992, ma questo con i Cimmino, è tutto un altro film...